Corriere Chi?

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I rotocalchi di gossip, nel loro genere, sono giornali (in senso ampio) ben fatti: intercettano la curiosità della gente, si fanno gli affari degli altri, mettono a nudo anche le ministre, esagerano il giusto. Almeno d’estate dimenticarsi il filosofo Heidegger che additava il pettegolezzo come “esistenza inautentica” è un gesto di comprensione verso la debolezza umana. E poi, i lettori sanno perfettamente che i fatti raccontati sono più verosimili che veri, e perciò nella lettura mantengono comunque una salutare distanza critica.

Anche Il Corriere della Sera, nel suo genere, è un giornale molto ben fatto. È il primo quotidiano italiano, il più autorevole, il più venduto (anche se sempre meno venduto). Ci sono cose notevoli da leggere ogni giorno ed è pure un “giornale partito”, talmente influente da averci regalato negli ultimi anni due primi ministri, Mario Monti ed Enrico Letta. Insomma, uno lo compra perché sa che conta e che generalmente l’informazione proposta è di qualità.

Il problema sorge  quando si mescolano i generi e Il Corriere si mette a fare Chi. Come mercoledì mattina nell’edizione del Corriere di Bergamo, la cui apertura era dedicata a presunte relazioni extraconiugali della moglie di Massimo Bossetti. Titolo: “Bossetti, due uomini al pm: siamo stati amanti di sua moglie”. A corredo la fotografia già più volte utilizzata della signora Marita al mare con i tre figli. Ci mancavano solo i retroscena amorosi della moglie a completare il quadro della colpevolezza di Bossetti. Non bastavano padri biologici, madri sospettate di frequentare autisti di pullman, mogli e sorelle ignari delle vite intorbidite dei loro cari. Dunque ci spieghi, signora Marita, se le cose stanno come dicono questi signori, come la mettiamo con la coppietta felice?

Particolare non trascurabile è che a chiedere ragione dei – sottolineiamo presunti – trascorsi, non è stato il pm in un colloquio riservato (nell’ultimo interrogatorio la signora Marita si è avvalsa della facoltà di non rispondere perché non le hanno permesso di far entrare l’avvocato del  marito), ma i segugi del Corriere. Resta poi sempre da capire come facciano i cronisti a conoscere tutti questi “retroscena privatissimi” (loro stessi li definiscono così) presenti negli atti delle indagini. I verbali di un’inchiesta tanto delicata non sono secretati?

Che la Procura scavi nella vita privata di un uomo accusato di essere l’assassino di una bambina, che chiami a rispondere la moglie e la madre e tutti i parenti fino al settimo grado per capire se nel rapporto di coppia dei Bossetti fosse poi tutto così “banalmente normale” o ci fossero delle incrinature, ci sta e fa parte della procedura. Ma che la signora Marita sia costretta, tramite avvocati, a smentire ai giornalisti sue ipotetiche relazioni extraconiugali e che il giorno dopo debba leggere gli affari suoi sul più importante quotidiano italiano, questo, per una persona neppure indagata, è un’indecenza prima ancora che una violazione della privacy. Tanto più per il fatto che, se pure gli episodi in discussione risultassero fondati, ciò non proverebbe alcunché a riguardo dell’assassinio di Yara.

Spiace rilevarlo, ma sul caso Bossetti il Corriere-Bergamo e il Corriere-Corriere hanno scavato talmente a fondo da raggiungere gli abissi della mancanza di rispetto. Per dirla con un aforisma troppo disatteso, sarebbe già un gran risultato se qualche volta si riuscisse almeno a separare i pettegolezzi dalle insinuazioni. Corriere Chi?

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