Si chiamano Reaction

A cosa servono di preciso le nuove emoji di Facebook

A cosa servono di preciso le nuove emoji di Facebook
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«Oggi lanciamo in test Reaction – un Like button più espressivo». Ecco l’annuncio su Facebook, seguito poche ore dopo da un video, con cui il fondatore del più famoso social network del mondo, Mark Zuckerberg, ha dato notizia l’8 ottobre dell’introduzione di sei nuove emoji, che si affiancheranno al tradizionale Like per esprimere amore, divertimento, entusiasmo, sorpresa, tristezza e rabbia. L’ingresso dei nuovi tasti interessa per ora, in forma di test, soltanto Spagna e Irlanda e rappresenta la risposta di Facebook alla necessità di esprimere emozioni più complesse della semplice approvazione.

 

Today we're launching a test of Reactions -- a more expressive Like button. The Like button has been a part of...

Posted by Mark Zuckerberg on Giovedì 8 ottobre 2015

 

Facebook capitalizza così un trend che vuole lasciare sempre più spazio agli stati d’animo, tanto da aver spinto la Disney a scegliere le emozioni come protagoniste del suo ultimo film di animazione, Inside Out. Ma il social network non si limita ad un semplice allineamento ai bisogni dei suoi utenti: le emoji sono state scelte con attenzione e limitati ad un certo numero, in modo da controllare le reazioni e la loro trasmissione virale. In particolare sono delusi coloro che desideravano il Dislike Button, un’opzione molto richiesta e che, pure, Zuckerberg ha dichiarato di avere escluso per non fomentare gli hater, letteralmente gli “odiatori”, una comunità già sufficientemente numerosa e attiva sulla rete.

Gli esperti di social network si sono espressi negli ultimi giorni, illustrando i vantaggi che Zuckerberg e il suo team trarranno dalla novità delle Reaction. In primo luogo dovrebbe aumentare il coinvolgimento degli utenti, facendo salire la cosiddetta curva di engagement: infatti, se il like è stata finora la funzione più frequente di Facebook, perché veloce e meno personale delle condivisioni, con le Reaction probabilmente aumenteranno il numero degli interventi. Inoltre, sarà più chiaro il tipo di reazione degli utenti ai singoli contenuti, con tutto quello che ne deriva per gli esperti di marketing in termini di miglioramento dei contenuti e di comprensione del profilo degli utenti.

 

Meet the new Reactions.

Posted by Mark Zuckerberg on Giovedì 8 ottobre 2015

 

Ma cosa sono le emoji? Dove nascono e perché dominano le nostre conversazioni digitali fino quasi a prevalere sulle parole? Le emoji vengono create da una società di comunicazione giapponese, la DOCOMO, alla fine degli anni Novanta. Rispetto alle emoticon (termine nato dalla fusione di emotion e icon), cioè gli smile che riproducono in forma stilizzata le nostre principali espressioni facciali, consistono in un insieme di simboli più ampio perché includono immagini che non sono “faccine”. Per essere più chiari, il like è un'emoji ma non un'emoticon, perché non è uno smile, mentre tutte le emoticon sono anche emoji. Questi piccoli disegni rappresentano l’evoluzione di determinati usi della punteggiatura, diventati convenzionali nel linguaggio scritto informale, quelli per cui  è diverso da sì!, e soprattutto da sì!!! Parliamo, cioè, dell’utilizzo che facciamo della punteggiatura per dare una particolare sfumatura al testo. Le faccine segnano il passaggio ad una comunicazione per immagini e, rispetto alla punteggiatura, forniscono informazioni più dettagliate per interpretare correttamente il testo a cui sono associate. Svolgono nei messaggi scritti lo stesso ruolo comunicativo che hanno le espressioni del volto in quello vis-à-vis, quella funzione per cui una stessa parola può avere tanti significati diversi, a seconda del modo in cui viene pronunciata e, nello stesso tempo, non c’è bisogno di tante parole perché basta un sorriso.

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