A quell’ora, però, preferirei dormire

Pensieri segreti di una commessa Al super di notte: post apocalittico

Pensieri segreti di una commessa Al super di notte: post apocalittico
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Supermercati aperti 24 ore. È giunto il momento di parlarne e di confessare. So che alcuni di voi li frequentano. Ammetto di esserci entrata qualche volta anche io, spinta da curiosità e impellenti bisogni consumistici come comprare il budino a mezzanotte o uno shampoo. So che una volta presa l’abitudine a una cosa poi ci sembra impossibile farne a meno. Come le domeniche al centro commerciale, ormai la spesa si fa così ed è diventato un momento di incontro per famiglie. Siamo del resto una società di persone molto credenti nel consumo e quindi vuoi non santificare la festa con un bel giretto al tempio? Ecco perciò che anche comprare cose la notte diventa concesso e fra un po’ anche normale. Anzi necessario. Nelle mie rare gite notturne al supermercato ho constatato vari aspetti interessanti, che non pretendono di essere la regola perché appunto sono troppo poche le volte in cui ho frequentato le corsie in orari indecenti. Di solito ho l’abitudine di dormire, sono una ragazza all’antica.

La prima cosa che mi è balzata all’occhio comunque è che non c’è nessuno. Per tenere aperto e acceso un negozio così grande mi aspettavo almeno una piccola affluenza di creature della notte. Magari poi era l’orario sbagliato e c’è una fascia oraria precisa in cui sbancano tutto e superano l’incasso diurno, non si può mai dire. Comunque una volta dentro c’eravamo solo io, un cassiere, una specie di guardia di sicurezza con la cravatta e due scaffalisti annoiati. Tutti uomini e tutti con le occhiaie, ovviamente. Certo, tu donna non uscire di notte, tu donna in pericolo. Mi sembra in linea con il progresso nella parità dei sessi. Comunque almeno non rischierò mai di dover fare il turno di notte. Mi sono fatta un giro tra le corsie e lo scenario era veramente surreale. Innanzitutto il silenzio. Solo il ronzio dei frigoriferi. Nessun bambino pazzo, nessun tonfo, voci irritanti che chiedono cose, canzoncine moleste alla radio, comunicazioni di servizio o smarrimento. Un’atmosfera quasi accogliente, se non fosse per le luci al neon che comunque illuminano tutto a giorno. Fuori le tenebre e dentro il sole, è questo il messaggio? Ci vuole qualche secondo per far abituare le pupille.

Ecco, l’illuminazione abbinata al silenzio e ai banconi della gastronomia vuoti mi ha inquietato un po’. Lo scenario è diventato post apocalittico, sembrava che fossero appena fuggiti tutti lasciando le luci accese. O anche che fossero tutti nascosti per un agguato al cliente inopportuno. Ho imparato quindi che se tu vuoi una vaschetta di vitello tonnato alle 5 del mattino, il bancone è chiuso. Confesso di essermi sentita contrariata perché quella volta dovevo partire e avevo scordato il pranzo e ho quindi violato inutilmente le mie regole morali entrando al supermercato. Nel momento in cui mi sono resa conto che i banconisti non lavorano di notte (e certo, non possono mica essere pagati per affettare un etto di crudo in dodici ore), il supermercato notturno ha acquisito un po’ l’aria della farmacia di turno. Solo per le emergenze, mica vai in farmacia alle 3 di notte per comprare le zigulì, no? Mica entri qui dentro per il vitello tonnato e il prosciutto fresco. Solo cose urgenti. Ma quali?

Quindi sono andata a cercare le cose urgenti tra gli scaffali e ho appreso una nuova regola. Gli scaffali di notte non vengono riassortiti. Se qualcosa era finito la sera, non viene riempito il vuoto. Gli scaffalisti annoiati di prima guardano i buchi con bramosia, ma non fanno niente per risolvere il problema. Ora mi sento dentro a un film di guerra; le provviste scarseggiano e la popolazione fa la fame. Una corsia di supermercato vuota per un cliente è decisamente scoraggiante, ma per chi ci lavora è fastidiosa perché va contro le sue leggi di natura. Buchi di metri interi, tipologie di biscotti mancanti, marche di detersivo finite, disordine tra le bottiglie di birra. Forse ho sbagliato e sono entrata in un supermercato che sta svendendo tutto per chiudere? Ho una folgorazione. Forse il bene di prima necessità notturno è l’alcool! Ci sta, per intercettare ogni tipo di consumatore e promuovere insane abitudini di vita. Afferro una bottiglia e mi giro, ma subito dietro di me si materializza un commesso-zombie che mi fa sobbalzare. È spettinato e con le occhiaie, ma mi dice a bassa voce che non vendono alcolici fino alle 6 del mattino. Niente, ripiegherò sul cioccolato.

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