Perché vi lamentate in negozio?

Pensieri segreti di una commessa L'online poteva salvarci, invece...

Pensieri segreti di una commessa L'online poteva salvarci, invece...
Pubblicato:

Che gran cosa la tecnologia. Nell’era dello shopping online tutti quanti comprano a più non posso grazie alle loro carte di credito, stando comodamente seduti in poltrona. Niente più code davanti al camerino, niente più lotta all’ultima taglia, niente più ressa di gente al sabato pomeriggio. Non ascoltate tutte quelle storie che leggete sulle riviste new age sulla perdita del contatto umano provocato dall’e-commerce, sul fatto che si perde il piacere di incontrare le persone nei posti pubblici. Chi scrive quelle cose non ha mai fatto la commessa, altrimenti la sua corrente di pensiero sarebbe «sempre sia lodato lo shop online che fa sparire i clienti dal mio negozio». Ci ho quasi creduto con l’avvento dei primi siti delle grandi catene in cui si può trovare tutto ciò che c’è in negozio e anche di più: taglie illimitate senza che dobbiate fare a botte con la cliente entrata prima di voi, colori mai esauriti, a volte persino sconti. Tutto vi verrà spedito a casa e voi non avrete nemmeno dovuto mettervi le scarpe. Sembrava il sogno di ogni commessa che si avvera. Mi immaginavo già che tutti i negozi venissero presto chiusi e noi tutte venissimo convertite in magazziniere o addette alle spedizioni, chiuse in una stanza in silenzio senza dover interagire con altro essere umano che noi stesse.

 

 

Ma non avevo fatto i conti con lo stacco evolutivo presente tra la nostra tecnologia e l’umanità. Gran parte della gente che acquista oggetti online non ha la più pallida idea di cosa stia facendo. Vede il bottone “compra” e lo schiaccia, completamente in preda agli impulsi della sua carta prepagata nuova fiammante che gli intima di essere svuotata. E a poco servono i vari messaggi che riportano il numero del servizio clienti a cui rivolgersi per gli acquisti dai siti web. No, per loro, i neofiti dell’e-commerce, dietro al sito c’è in realtà la stessa commessa che c’è in negozio. Ma proprio la stessa, che ovviamente, mentre serve i clienti di persona, risponde la telefono, sistema gli scaffali, pulisce il pavimento e controlla che nessuno rubi, è anche al computer a evadere tutti gli ordini manualmente uno per uno. Verosimile. Quindi, quando si accorgono di aver comprato una XS nonostante nelle feste di Natale siano diventati dei tacchini ripieni, piombano in negozio con il pacco ancora mezzo incartato dal corriere e dicono: «Mi avete venduto questo, ma è sbagliato». Per amore di precisione: «Mi avete», chi? «Venduto», quando? «È sbagliato», rispetto a quale criterio non preannunciato?

Ma siccome, dopo una decennale esperienza, voi sapete benissimo che quel cartoccio di scotch e carta da pacco è in realtà un agglomerato di frustrazioni natalizie e ignoranza tecnologica, soprassedete e iniziate la procedura per il reso merce. Il buono può essere speso in qualsiasi negozio della nostra catena. «Non è che me lo può fare lei?». Lì per lì non capisco. Cosa dovrei fare? Ma il cliente si sporge sulla cassa e indica il mio pc: «Me lo compri lei, un po’ più grande». Resto per un attimo attonita, lancio un’occhiata fugace al negozio alle sue spalle, che del resto coprirà solo mille metri quadrati di vestiti esposti, e poi torno a focalizzarmi sullo sguardo furbo del cliente che ho davanti. Potrei dire tante cose, prima tra tutte «perché non se la prova subito una taglia più grande?», ma invece non batto ciglio, e ordino dal sito online una doppia XS. Il karma a volte va aiutato.

 

 

Ho scoperto poi una nuova tendenza che pare sia dilagante fra i più giovani. Vengono in negozio, di solito in due o in tre, e si danno da fare per devastare tutto e provarsi ogni singola taglia di ogni vestito con una sistematicità quasi maniacale, e a ogni nuovo capo armeggiano con il telefono. Ho scoperto da poco che provano il modello e poi se è consono ai loro canoni (tendenzialmente antiestetici) lo aggiungono al carrello del negozio online dello stesso negozio in cui si trovano fisicamente. Comprano una copia dello stesso oggetto che hanno già indosso e che potrebbero pagare con denaro materiale. Invece no, sono figli dell’inconsistenza dei tempi, come quella che evidentemente c’è dentro il loro cranio. Citerò come perla finale il cliente deluso dall’acquisto online; quello che non è riuscito ad avere la sua merce per qualche problema col corriere, la carta prepagata, il suo account online, l’oroscopo avverso, le strade dissestate o i vicini ladri. Tutte cause indipendenti dalla commessa, che però è costretta dal suo destino a subire comunque la lamentela inutile. Non prova nemmeno più a difendersi dicendo che lei non si occupa del servizio clienti per il negozio online, sono concetti troppo difficili. La formula magica per trarsi d’impaccio può essere soltanto una: «Oggi iniziano i saldi». E il futuro viene in un attimo accantonato.

Seguici sui nostri canali