E via coi pomodori

Pensieri segreti di una commessa Non vi serve una zappa all'anno

Pensieri segreti di una commessa Non vi serve una zappa all'anno
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Quando giugno arriva, si porta con sé anche un’irresistibile voglia di giardinaggio. In inverno la terra riposa, ma appena spuntano il caldo e le giornate lunghe, tutti si ricordano che coltivare le piante è salutare. Iniziano ad adocchiare con bramosia qualsiasi lembo di terra che sia a disposizione. Aiuole, giardinetti, vasi sul balcone o sulla finestra, fughe nel pavimento che siano un po’ più larghe, grondaie non propriamente pulite che promettono germogli. Si semina ovunque, a mo’ di parabola evangelica: qualcosa da qualche parte deve spuntare, prima o poi.

Nei negozi del fai da te, lo sappiamo già da maggio. Preventivamente si dispongono in bella vista tutti gli attrezzi consoni al sacro furore agricolo che investe la nostra clientela. Diciamocelo, per soddisfare veramente l’esigenza pratica di questo giardinaggio estivo non serve poi chissà quale attrezzatura professionale. Una zappa, una paletta, qualche seme, un po’ di concime, qualche bacchetta e dei legacci. Fine. Se poi siete accurati e tenete gli attrezzi riposti nell’armadietto sottochiave lungo tutto l’inverno, non avete nemmeno bisogno di ricomprarli ogni anno. Potreste giusto acquistare del concime e dei semi, qualche vaso aggiuntivo, se proprio vogliamo esagerare con i peperoni quest’anno.

 

 

Invece... Invece, nelle domeniche di maggio e giugno si assiste all’invasione delle locuste dal pollice verde, che si devono comprare tutta l’attrezzatura possibile, manco dovessero coltivare la pianura dal Monviso all’Adriatico. Ancora una volta ammetterete che, ad avere compulsioni maniacali siete voi, cari uomini. Vi fate prendere dall’attrezzo, dall’ultimo ritrovato della tecnica che voi dovete possedere, non importa se non vi serve, né ora né nel secolo a venire. Vi do giusto qualche riferimento per riconoscere la vostra follia.

Vangare il terreno. Per i fortunati che possiedono un giardino, si pone il problema di come vangare il terreno. Con la vanga, è ovvio. Ma il nostro agricoltore osserva l’attrezzo, così banale e semplicistico, con un po’ di delusione. Una vanga, non siamo mica nell’età del ferro. In realtà l’occhio sfugge già due corsie più in là, dove ci sono le macchine da giardinaggio; uomini, subite tutti il fascino della motozappa, non c’è niente da fare. Guardano con libidine l’aggeggio, immaginando di dissodare interi latifondi a torso nudo, con l’addominale scolpito e una schiera di mondine che li osservano. Nel mondo reale il loro giardino è grande tre metri per tre e la motozappa occupa più spazio della loro utilitaria. Sorvoliamo sull’addominale. Se sono accompagnati dalla moglie, ella mette sulle motozappe il suo ben noto “veto sospensivo coniugale”. Tuttavia, un’estate o l’altra, la motozappa vi avrà, riuscirà a sedurvi e venire a casa con voi, lo so.

 

 

Evvai coi pomodori. Cosa piantiamo poi, una volta rivoltato come un calzino il nostro metro quadrato di terreno? Ovviamente pomodori. Il pomodoro fa scena, con quel suo bacchettino su cui si aggrappa, il frutto rosso contrastante col verde della foglia e quel profumo riconoscibile da oltre lo steccato. Peccato che a) non sia esattamente l’ortaggio più facile da coltivare per una serie di malattie frequenti b) la nostra latitudine non è esattamente la più indicata per questa pianta. Quindi i nostri pollici verdi spendono novanta centesimi per i semi di pomodoro e centocinquanta euro tra: verde rame, antiparassitario, retina protettiva, fiori complementari che tengono lontani gli insetti, emettitore di ultrasuoni per allontanare le farfalle. Ma loro, perseveranti, ce la fanno. Il pomodoro compie il suo miracolo e si tinge di rosso. Verso fine settembre, ma questo è solo un dettaglio.

 

 

Il segreto sta nel concime. Per cercare di accelerare ciò che il nostro sole nordico non ha la forza di fare, ci si butta nella concimazione. Non immaginavo nemmeno, prima di lavorare in un negozio di settore, quanti tipi di concime esistessero; ero abituata alla monotonia della montagna, dove la mucca ha il monopolio sulla fornitura di fertilizzante. Siamo invece immersi (sic!) in un mare di stabbio molto diversificato. Concime per piante fiorite, per piante verdi, per piante indecise, concime per agrumi, concime per orto, per giardino, per vasi, per bonsai, per baobab. Concime idroponico, repellente per talpe, repellente per afidi, repellente per lumache, repellente per vicini ladri, concime chimico, concime bio, concime equosolidale da mucche non sfruttate economicamente, ma pagate regolarmente. Nemmeno la commessa sa, per dirla tutta, quale sia la differenza. Di prezzo, quella è certa, il resto è tutta poesia sullo stallatico. In ogni caso, quello che preme al nostro giardiniere è di non restare senza. Bisogna farne una scorta. Caricano carrelli e carrelli di concime, sacchi da dieci chili alla volta. Non contenti, li si rivede il giorno dopo fare il bis, caso mai finisse e avessero una pianta in calo di zuccheri. Se poi il compulsivo precedente ha svuotato lo scaffale, è il panico. «Me lo ordini. Un bancale, che bisogna concimare adesso, altrimenti poi è finita». Certo, l’apocalisse. Vorrei tranquillizzare i gentili clienti in apprensione per il loro giardino non concimato. Lo stallatico sarà l’ultima cosa a scarseggiare su questo pianeta.

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