Una dura battaglia

Pensieri segreti di una commessa Poveri uomini alla cassa automatica

Pensieri segreti di una commessa Poveri uomini alla cassa automatica
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Il cliente maschio viene mandato a fare la spesa sotto il peso di svariate minacce. È quindi estremamente allettato dal pensiero di fare più in fretta e perciò si avvicina fiducioso alla cassa automatica. La prima sostanziale differenza di genere si nota subito. Gli uomini, non si capisce per quale motivo, appoggiano l’intero cestino sopra al ripiano posto a destra dello scanner, di modo che si trovi ad altezza mento. Quale arcano meccanismo vi spinge a fare ciò, visto che poi dovete afferrare la spesa come se frugaste alla cieca dentro un cassonetto, non lo capirò mai. Comunque il primo passo è capire dove si trova il codice a barre da passare sullo scanner. Vi vedo in difficoltà soprattutto con le etichette di frutta e verdura che voi stessi avete attaccato incuranti di chi poi le dovrebbe passare in cassa e che ovviamente si sono appiccicati con una decina di pieghe a fisarmonica. L’addetta alle casse automatiche prova momenti di vera estasi mentre vi vede scollare l’etichetta da sé stessa per cercare di rendere leggibile il codice. Il sacchetto biodegradabile ovviamente si rompe durante questa operazione, e voi non saprete mai se è tutto un piano della lobby delle cassiere per vendicarsi di voi.

 

 

Superata la fase frutta, è il momento delle bottiglie di acqua, o delle confezioni da sei articoli. Nella testa dell’uomo medio, se sei cose sono impacchettate costituiscono una sola unità; perciò quel codice a barre (il primo che si vede) deve per forza corrispondere al pacco da sei. Ma, ohibò, quando appoggiano le sei bottiglie sul ripiano della bilancia la cassa non è d’accordo con loro: «Peso articoli non corrispondente: richiedere assistenza». Ancora una volta è la genetica che ci viene in aiuto nella spiegazione del fenomeno: l’occhio dell’uomo non è fatto per notare i dettagli all’interno di un gruppo di oggetti identici in numero superiore a due. È per questo che non capisce che su ogni articolo c’è un codice a barre identico e che quindi dovrà specificare la quantità di articoli che vuole pagare. L’addetta alla cassa potrebbe sistemare la faccenda in due secondi, ma invece finge di contare gli scontrini. L’uomo quindi, toccato nel suo ruolo di domatore di tecnologia, toglie la confezione dal ripiano, pensando così di tornare al punto di partenza. E invece: «Articolo rimosso dall’area sacchetto». Il nostro individuo XY è disorientato. È l’enigma della Sfinge. Continua a posare e sollevare la confezione di bottiglie quasi come se fosse un manubrio per i bicipiti, e la cassa continua a ripetere lo stesso messaggio ambiguo. Sconfitto di fronte ai misteri delle cose da donne, si rassegna a chiamare la commessa, non senza una malcelata stizza. La commessa sta ridendo tra sé e sé da quindici minuti buoni, ma si avvicina con la maschera di cordiale pena che è solita usare con i clienti speciali. La cassa viene magicamente sbloccata digitando “x 6” alla voce “quantità” (se avete letto “ics 6” siete degli XY). Il cliente, ferito nell’orgoglio, borbotta qualcosa come: «Potreste programmarle meglio queste casse». Vi faccio ragionare sulla remota evenienza che un programmatore di macchine industriali lavori anche come addetto alle vendite. Sarebbe come dire a un’ostetrica «poteva farmelo meglio il bambino però».

Tutta la spesa viene passata ed è quindi il momento del pagamento. L’uomo che non deve chiedere mai, è risaputo, paga solo con il bancomat. Estrae il suo portafoglio minuscolo in stile Polly Pocket dove sono contenute soltanto tessere, assegni e al massimo banconote da 200 euro che tanto non potranno mai usare da nessuna parte. Quindi seleziona come metodo di pagamento il bancomat e rimane congelato per dieci minuti con la tessera a mezz’aria. Non si è accorto che nel frattempo il Pos si è attivato e, se per questo, anche disattivato. Nessuna scritta e nessuna voce gli viene in aiuto, perciò inizia a chinarsi sotto la cassa e prova a infilare la tessera in ogni fessura, compresa quella dove viene erogato il resto. Quando si accorge del Pos ormai è tardi e deve richiedere un’altra volta l’intervento della cassiera, la quale inizia a ringraziare il cielo di essere single.

 

 

Finalmente il conto è pagato, l’incubo sembra finito. Ma il nostro uomo si è dimenticato di prendere il sacchetto. Alza quindi di nuovo la sua mano come un naufrago in mezzo a un mare di buste di plastica e chiede alla commessa: «Devo prendere una borsa, come faccio?». «Deve pagarla», esclama la commessa lapidaria. Piuttosto che fare di nuovo uno scontrino, però, il nostro povero cliente decide di rinunciare e riesce magicamente a infilarsi tutto nelle tasche o sotto le braccia. Ma prima di uscire impara un’altra dura lezione. Ha dimenticato lo scontrino e, in preda alla fretta di mettersi in salvo, non si rende conto che la sbarra di uscita si aprirà solo scannerizzando lo scontrino appena emesso. Ovviamente nessuna cassiera lo avviserà e 3, 2, 1... impatto con il tornello, scenografico e inevitabile. Quando vostro marito tornerà a casa con i biscotti schiacciati, siate comprensivi con lui.

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