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10 frasi dei bergamaschi in ufficio

10 frasi dei bergamaschi in ufficio
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Fatti per lavorare nei campi e nei cantieri, mal ci adattiamo alle attività che ci costringono tra quattro mura. Purtroppo il progresso, se così si può chiamare, prevede che passiamo gran parte del tempo davanti a uno schermo e in un ufficio. Ma non rinunciamo mai al nostro spirito ribelle e indipendente. Anche se le decisioni più epiche vengono prese davanti alla macchinetta del caffè.

 

1) L’è mèi che smète coi café

La presenza stessa di macchine erogatrici di caffè, bibite e merendine induce anche il più virtuoso degli impiegati a clamorose deviazioni dalla dieta. Da lì il proposito, che però si rinnova ogni giorno senza realizzarsi mai. [Trad. È meglio che la smetta col caffè]

 

 

2) Con chèl tép ché l’è pecàt laurà

Frase pronunciata nei mesi estivi, magari non come questo, guardando languidamente la finestra, da cui tralucono invitanti raggi di sole. Poi di domenica piove. [Trad. Con questo tempo è peccato lavorare]

 

 

3) Al lönedé a l’vé piö sira

Il ritorno in ufficio dopo due giorni trascorsi a seguire i propri hobby o, più semplicemente, la propria inclinazione al riposo, è sempre traumatico. Si ricomincia a vedere la luce verso il mercoledì sera. [Trad. Al lunedì non arriva più la sera]

 

 

4) Ghe ölerèss sèmper öna fèsta ‘n mès

Quando la festività infrasettimanale interrompe il ritmo continuo del lavoro, s’intravede la possibilità di una diversa organizzazione del tempo. Sicuramente più equilibrata, almeno dal nostro punto di vista. [Trad. Ci vorrebbe sempre una festa in mezzo]

 

 

5) I fómne i gh’à sèmper frècc

Nei mesi invernali il controllo del termostato è di solito affidato a mani femminili. Non è raro quindi vedere uomini in canottiera che sbuffano accanto a colleghe con il cappotto. Con una temperatura di venticinque gradi. [Trad. Le donne hanno sempre freddo]

 

 

6) Rìe a sira che ghe ède piö negót

Lavorare osservando per ore lo schermo del computer non è certo un’attività naturale. Da lì i disturbi che affliggono quasi tutti. Un facile rimedio è distogliere lo sguardo a cadenza regolare. E a volte si scoprono cose sorprendenti. [Trad. Arrivo a sera non ci vedo più niente]

 

 

7) Gh’è chi cicèra e chi fa ‘ndà i mà

Due le grandi categorie in cui si dividono gli impiegati. Normalmente della prima fanno parte tutti coloro che hanno incarichi di gestione, supervisione e controllo. L’attitudine sopravvive anche dopo la pensione, ma si sposta nei cantieri. [Trad. Ci sono quelli che chiacchierano e quelli che si danno da fare (lett. fanno andare le mani)]

 

 

8) Via ‘l gat a l’bala ‘l rat

Fenomeno che accomuna officine e uffici, il cambiamento dell’umore riscontrato in assenza dei “capi” si riscontra con una frequenza vicina al 100%. Varia solo l’entità delle manifestazioni di giubilo. [Trad. Via il gatto i topi ballano]

 

 

9) De mé i è töte fómne

Lamentazione espressa dai maschi che si trovano in minoranza sul posto di lavoro. Il carattere paziente e tollerante delle donne non rende possibile invece l’osservazione reciproca e simmetrica. [Trad. Da me sono tutte le donne]

 

 

10) La se tira sèmper insèma de gabana

Spesso le colleghe non apprezzano lo stile personale e a volte audace di alcune donne che intendono, con questo abbigliamento, vivacizzare l’ambiente di lavoro. L’epiteto riportato è tra i più lievi. [Trad. Si veste sempre da p...]

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