Tipo «Èss de bóca buna»

10 proverbi bergamaschi a tavola

10 proverbi bergamaschi a tavola
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Se è vero che siamo quello che mangiamo, i proverbi sul cibo dovrebbero darci non solo indicazioni sui nostri gusti, ma anche sulla nostra indole e sul nostro carattere. Ce lo confermano questi antichi detti a sfondo alimentare, che nascondono sotto l'invitante aspetto di brillanti giochi linguistici il retrogusto amaro di una saggezza che spesso ha il sapore della rassegnazione.

 

1) No gh’è ü póm bèl che l’ burle mia ‘n bóca a ü porsèl

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Le cose belle della vita sembrerebbero riservate non a chi è in grado di apprezzarle, ma a chi se ne appropria solo per spirito di conquista e di possesso. Non pare che le cose cambino poi così tanto, nei secoli. [Trad: non c'è una bella mela che non finisca in bocca a un porcello]

 

2) Ol condimét piö bù l’è la fam

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Al bambino schizzinoso che rifiuta il cibo amorevolmente preparato dalla mamma, è opportuno ricordare che la bontà degli alimenti è direttamente proporzionale alla mancanza degli stessi. Magari col vecchio rimedio di rimandare il pasto all'indomani. [Trad: il condimento più buono è la fame]

 

3) La póia che stà ‘n cüsina l’è chèla che bechina

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Un tempo le galline davvero razzolavano nella cucina, il cui pavimento di terra o di coccio era un'estensione naturale dell'aia. E gli esemplari più intelligenti capivano che, dove si produce il cibo, ce n'è in abbondanza. [Trad: la gallina che sta in cucina è quella che spilucca]

 

4) In mès ai polastrèi a l’vé òia de raanèi

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Cibo della domenica o dei signori, il pollo era sinonimo di pietanza ricca e prelibata. Eppure, nella nostra sobrietà, all'abbondanza spesso preferiamo un umile ritorno all'essenza. [Trad: in mezzo ai pollastri vien voglia di rapanelli]

 

5) Crèpa pansa, ma mai ròba ansa

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Altro proverbio sulla sacralità del cibo e sull'indegnità dello spreco, molto in anticipo sulla attuali tendenze ambientaliste e vegane. Meglio riempirsi fino all'orlo e oltre che buttare via i preziosi frutti della natura. [Trad: muori pancia, ma mai cibo che avanza]

 

6) Èss de bóca buna

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Prerequisito fondamentale per ogni bergamasco vero, che è estraneo alle logiche del rifiuto e della selezione del cibo. Un tratto del carattere che non si applica solo all'alimentazione, ma si amplia a una facilità di adattamento proverbiale. Appunto. [Trad: essere di bocca buona]

 

7) Cargà tròp la balèstra

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Facile pensare ai nostri carrettieri e ai loro mezzi, con le sospensioni dell'epoca sottoposte a sforzi erculei per sostenere carichi esorbitanti. Come le nostre viscere quando decidiamo di gozzovigliare. [Trad: caricare troppo la balestra (lo stomaco)]

 

8) No mangià per no cagà

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Pittoresco motto che mette alla berlina tutti coloro che si sottopongono a rinunce non necessarie per accumulare inutili patrimoni. Di chi, insomma, vive da povero per morire ricco. [Trad: non mangiare per non cagare]

 

9) A ‘ndà sö e zó de la cantina a s’iscaàlca la otantina

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Siamo appena giunti a un'aspettativa di vita (maschile) di ottant'anni, ma già più di un secolo fa il metodo per invecchiare serenamente era già conosciuto: il movimento. Chissà poi perché, su e giù dalle scale della cantina. [Trad: ad andare su e giù per la cantina si superano gli ottant'anni]

 

10) Ol ris a l’nass in de l’aqua e l’à de mör in del vì

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Consiglio gastronomico mascherato da poetica descrizione del ciclo esistenziale del riso. Che, forse per la sua relativa insipienza, è da considerarsi piatto da consumare esclusivamente in compagnia di un buono e robusto bicchiere di vino. [Trad: il riso nasce nell'acqua e muore nel vino]

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