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Fumagalli in Corsarola, so stilish L'avventura di tutta una vita

Fumagalli in Corsarola, so stilish L'avventura di tutta una vita
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Ci sono luoghi che racchiudono storie iniziate all'altro capo del mondo, carichi di esperienze, di affetti e di sogni in divenire. È il caso del concept store Fumagalli di via Colleoni 15, in Città Alta, e del suo fondatore, il vero protagonista di questa storia: Kyrill Fumagalli, noto a tutti semplicemente come Kiki. Nato in Cina 76 anni fa da genitori russi, si è trasferito a Bergamo (la città di origine del suo bisnonno) all'età di 15 anni «perché quando mia madre ha visto Città Alta se ne è innamorata», precisa Kiki, sottolineando l'importanza di guardare alle cose con il cuore e non con la mente (che, si sa, scova sempre pro e contro, facendo perdere ogni poesia).

Una vita avventurosa. Un nuovo Paese, una nuova lingua e nuove consuetudini non l'hanno certo spaventato, anzi! E oggi parla correntemente russo, inglese, francese, italiano. I chilometri macinati nell'infanzia non sono stati che il trampolino di lancio di una vita trascorsa cogliendo al volo le occasioni: «Dopo il diploma al liceo nautico di Venezia, sono andato in Islanda all'età di 19 anni per lavorare su una baleniera – ricorda – dopo soli due mesi, sono ripartito e non ho mai più mangiato carne di nessun animale. Ma allora non si parlava ancora di vegetarianismo...». Dal nord scende al sud, per una ricerca di mercato commissionata da un linificio che lo porta da una parte all'altra dell'Africa del Nord fino a raggiungere la Costa d'Avorio.

Prima di un nuovo trasferimento, questa volta in Francia per un'altra ricerca di mercato (in questo caso, sui prodotti chimici), si sposa in quel di Bergamo, piantando a fondo le radici affettive nella cittadina orobica. «Sono stati anni di continui spostamenti, perché tornavo qui dalla mia famiglia appena potevo, nonché di grande fermento intellettuale».

 

Kiki e Pilly Fumagalli

 

L’incontro con De Chirico e Armani. Per un caso fortuito dettato dal destino, conosce Giorgio De Chirico: «Era in città per affari e cercava qualcuno che parlasse russo per accompagnare sua moglie, l'archeologa russa Raissa Gourevitch Krol. È stato anche grazie a lei che poco dopo sono stato ingaggiato come stilista». La sua verve artistica esplode al punto che viene notato dai vertici del fashion system e chiamato dall'ufficio stile di una grande maison di haute couture parigina: ogni persona incrociata per strada diventa fonte d'ispirazione e una suggestione da trasformare in tessuti pregiati e tagli non convenzionali, «È stato Giorgio Armani a suggerirmi di lasciar perdere il foglio bianco davanti a me e di scendere per strada a osservare vetrine e passanti. Questo è l'unico modo per scoprire quello che ti piace veramente – Kiki ripete così le parole del re dell'eleganza italiana – e cosa cambieresti: è il primo passo verso il cambiamento».

L’alta moda e la famiglia. Chiuso il capitolo francese, apre una società nel settore moda in Germania insieme a due americani ebrei, vivendo con loro nella comunità ebraica; gli affari vanno talmente bene che inaugurano un corner a Rodeo Drive, la via dello shopping più chic di Beverly Hills. C'è qualcosa a cui però Kiki tiene più di tutto, più della carriera e del successo: la famiglia. «Essere uscito di casa a 16 anni e aver viaggiato tanto da solo mi ha portato a desiderare fortemente una famiglia unita, così come una casa intesa come focolare domestico. Ho deciso così di virare e cambiare totalmente direzione».

esterno negozio
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Il nuovo negozio a Bergamo. Torna allora a Bergamo e negli anni Ottanta decide di aprire un'attività di produzione nel settore moda con sua figlia Pilly (all'anagrafe Pilar). I compiti sono così ripartiti: lui si occupa della creazione stilistica e lei della produzione. Una squadra vincente, che perdura anche a saracinesca abbassata, finché non nasce una nuova idea di business: il negozio di abbigliamento femminile Fumagalli. «Ho aperto cinque anni fa per riportare mia figlia qui – confessa il titolare – Lavorava a Milano e speravo che aprendo un negozio di famiglia, lei si sarebbe convinta a tornare». E dopo due anni è andata esattamente così.

Ora Kiki e Pilly si alternano tra i capi esposti, per coprire l'apertura del negozio sette giorni su sette: una splendida boutique che accoglie quotidianamente centinaia di clienti. «Adesso abbiamo esposto due tipologie di cappotti disegnati e tagliati da noi, in un'unica taglia, ma in tantissime tonalità differenti – raccontano i Fumagalli – oltre a qualche brand selezionato di maglieria. E poi proponiamo un unico tipo di borsa».

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Una scelta curiosa, la loro, totalmente opposta alla vastità di offerta a cui siamo abituati: «Eliminiamo i problemi alle donne – ecco svelata la filosofia alla base del concept store –. Pochi modelli, sì, ma quelli giusti» e l'affluenza del pubblico è decisamente dalla loro parte. Dietro la vetrina sulla Corsarola, infatti, non si vende e basta, ma si propone uno stile, si segna una strada, «senza considerare di quanto si semplificano i passaggi, come fare gli ordini e rifornire la merce» scherza Kiki. «Quando facevo solo lo stilista, sapevo bene a che carico di stress andava incontro ogni collezione: basta sbagliarne una per compromettere i sei mesi di mercato successivi, con tutte le conseguenze che questo comporta».

Come se non bastasse, i proprietari del negozio fanno tutto ciò che gli altri commercianti non fanno: sono disponibili a cambiare il capo acquistato dalla cliente senza limiti di tempo e non fanno saldi di fine stagione perché applicano già uno sconto tutto l'anno: «Ecco perché i nostri prezzi sono così competitivi – conclude Kiki – durante i mesi solitamente dedicati ai saldi, noi chiudiamo e andiamo in vacanza». E come biasimarli? «La vera ricchezza delle persone, però, supera negozi, shopping e registratore di cassa: è il rispetto della persona umana». E quello non si compra da nessuna parte.

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