Uno show-room a New York

Agnelli, quando le pentole sono autentiche opere d'arte

Agnelli, quando le pentole sono autentiche opere d'arte
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Una storia di fine Ottocento. Un viaggio che si fa scoperta. Un’intuizione che diventa la base per un’azienda che non conosce crisi. Cent’anni fa, nel Nord Italia, nasceva la fabbrica Agnelli, un marchio che sarebbe diventato sinonimo di qualità assoluta in fatto di padelle. Una vera rivoluzione, nata dall’utilizzo dell’alluminio scoperto da Baldassarre Agnelli, ragazzo orafo di bottega, durante il suo viaggio in Montenegro, dove fu inviato ancora giovanissimo perché imparasse l’arte dei disegni damascati moreschi. E lui, che era un ragazzo capace di vedere oltre le cose, tornò a casa con un pezzo di alluminio, che allora era considerato un materiale prezioso, si recò in banca e chiese un prestito per dar vita alla sua intuizione: quel materiale, ottimo conduttore, sarebbe diventato la base su cui fondare l’azienda Baldassarre Agnelli, situata a Bergamo in Via Fantoni. Era il 1907.«Inizialmente, mio bisnonno partì con la produzione di tubi per le camere d’aria Pirelli, per le quali serviva un materiale che conducesse molto bene il calore e fosse perfettamente liscio – racconta Angelo Agnelli, quarta generazione impegnata nell’azienda di famiglia –. Piano piano l’alluminio iniziò poi a prendere piede e da materiale prezioso diventò di comune utilizzo. Arrivarono le guerre, il rame venne contingentato per i bozzoli dei proiettili, e dalla nuova necessità nacque l’idea di utilizzare l’alluminio per fare le pentole. Erano pentole speciali, perché erano di grandi dimensioni e con un’ottima conducibilità, che arrivarono sul mercato in linea con la nascita della ristorazione italiana. La passione per l’alluminio e per il food passa presto al figlio Angelo, e successivamente ai nipoti Paolo e Baldassarre, per una storia di famiglia che arriva fino ai giorni nostri».

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Oggi, a distanza di oltre cent’anni, le pentole firmate Agnelli sono le regine delle cucine di ristoranti stellati e non, in Italia e in tutto il mondo. Stanno appese con la loro storia e le loro forme riconoscibili a colpo d’occhio, sopra le teste di Chef e apprendisti, che nelle padelle di rame e alluminio preparano risotti perfetti, e piatti dai sapori intatti. Sono sorelle di brigata dal carattere strutturato, poichè sono nate per mantenere altissimi livelli di prestazione, restando in esercizio anche per ore su fiamma moderata. A loro è affidata l’ottima riuscita del piatto, e la capacità di mantenere intatte le proprietà della materia prima. La capacità di condurre il calore è infatti il requisito essenziale per individuare lo strumento più idoneo alle diverse preparazioni. Baldassarre Agnelli, il capostipite, capì subito le qualità dell’alluminio: ottima conducibilità termica, risparmio energetico delle fonti di riscaldamento, sicurezza igienica e, se di spessore adeguato, ottima resistenza agli urti, agli shock termici, alle abrasioni e alla corrosione. Tutto questo unito ad una leggerezza che ben apprezza chi deve movimentare quotidianamente strumenti di cottura. Basti pensare che, le pentole in Alluminio Extra Puro al 99,5% hanno una tale conducibilità termica da non aver mai bisogno di una fiamma alta. «Naturalmente le pentole si sono evolute negli anni, anche se l’allumino in Italia resta il materiale principe – continua Angelo Agnelli -. Questo non solo per l’ottimo prezzo, ma soprattutto per la qualità. C’è anche un altro motivo: il cuoco italiano, a differenza del cuoco francese o nordico che utilizzano soprattutto cotture statiche, è dinamico, ed ha quindi bisogno di strumenti molto leggeri e duttili. Ecco perché siamo leader nella ristorazione italiana, sebbene vendiamo ormai in tutto il mondo».  D’altronde Angelo è un vero fan della cucina italiana, che definisce sana, perché a chilometro zero e creata con una materia prima eccezionale, una materia che va mantenuta intatta nella fase di cottura.

Nel catalogo del brand Agnelli sono presenti oltre 400 prodotti, per un totale di 1 milione circa di pezzi prodotti ogni anno. All’alluminio tradizionale che fece la fortuna di quest’azienda tutta bergamasca – tutt'oggi la sede e lo show-room sono in via Madonna 20, a Lallio – si sono aggiunte le pentole in alluminio antiaderente, idonee anche alla cottura ad induzione, pentole in acciaio inossidabile, in rame, in ghisa, in pietra ollare, in ferro, in terracotta, in alu-inox ( con un cuore di alluminio per una perfetta trasmissione del calore), in argento e persino in oro. Un mondo fatto di tegami a due maniglie, padelle alte, padelle a mantecare, tegamini in rame, colapasta, vaporiere e casseruole, e padelle con inserti in porcellana per una presentazione del piatto di sicuro impatto visivo! Perché sebbene molte cose siano cambiate nel modo di vedere la cucina, la perfezione e la bellezza degli strumenti utilizzati contribuiscono non solo alla riuscita di ogni cottura, ma anche a stupire l’ospite e impreziosire una tavola contemporanea.

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Ma quante forme hanno le pentole? La padella è la forma più diffusa, che si trasforma in tegame quando ha due manici, per poi divenire casseruola con le sponde alte o basse, e poi cocotte ovale dal coperchio ermetico. Le forme hanno inoltre seguito l’evoluzione dei fornelli: dapprima erano a fuoco aperto, poi governato, poi a piastra e oggi anche a induzione. E ogni forma di calore ha il suo metallo ed il suo “fondo” preferito, che sia ferroso oppure no. «Oggi queste forme sono diventate anche una parte di design per la casa – racconta Angelo Agnelli, occhi scuri sottolineati da occhiali di design – grazie a pentole che diventano portafiori, mestoli che si trasformano in lampade, scolapasta che assumono il ruolo di lampadari. L’obiettivo è quello di contaminare la casa partendo dal suo cuore, che oggi è appunto la cucina, una trasformazione che racconta di una regressione, visto che molti anni fa proprio questo luogo era l’anima della casa. L’idea è stata dunque quella di giocare con gli elementi tipici della cucina, tanto che con Rapsel-NITO  abbiamo realizzato un lavandino con una pentola posata su un basamento di legno molto pulito. Ecco allora che diventano infiniti gli spunti da cui partire: la pentola diventa così seduta, divanetto, comodino, grazie ad una nuova funzionalità degli strumenti da cucina. Anche la pentola Giubileo, che ha un diametro di 109 centimetri, è stata rivisitata: è diventata infatti la base di una doccia, originale e al tempo stesso essenziale».
Decisamente singolare è anche la Collezione 1932, che riprende la batteria che allora veniva realizzata per le bambole: tra le altre, spiccano un tegamino due maniglie di 10 centimetri, il padellino a un manico, con un diametro di 12 centimetri, ed un casseruolino conico un manico, di 8 centimetri . Eleganza d’antan che oggi può diventare una utilissima, e al contempo preziosa, bomboniera. Ultima novità in casa Agnelli, l’apertura di uno show-room a New York, nell’elegante Fifth Avenue.

Il Museo della Pentola. A ricordare le origini di questa storia di successo, è possibile visitare il Museo della Pentola, situato di fronte allo show-room. In esso, è presente, fedelmente restaurata, la riproduzione dell’antica fabbrica di inizio Novecento. Tutto racconta una storia, ed è singolare soffermarsi non solo sulle pentole brevettate a livello mondiale, ma anche su di un taccuino scritto a mano, con l’uso di un pennino sottile, dove vi erano annotate tutte le informazioni necessarie per condurre l’attività. E poi non mancano decine di pentole storiche, provenienti dalla collezione di famiglia: come la pentola “Problem” per la preparazione di cibi bolliti, stufati ed arrostiti in un unico recipiente, su una sola fiamma. «Un prodotto – si legge sull’etichetta, scritta con l’eleganza di un tempo – di marca mondiale premiato con grande medaglia d’oro fabbricato in Italia con alluminio Agnelli». E ancora «autorevoli medici attestano, ed il vostro medico può confermarlo, che usando il sistema di cottura Problem, in tutte le vivande rimangono le vitamine A – B – C». Tra taglierine e piegatrici, torni in lastra e bordatrici, non manca il porta borracce immortalato nella famosa foto del passaggio della bottiglia tra Coppi e Bartali, il 6 luglio 1952.

Agnelli Cooking Lab. Per chi non sa da dove iniziare, per chi è già ad un buon punto, per chi vuole apprendere l’arte e la cultura culinaria italiana. Il centro Ricerca e Formazione in seno all’azienda Pentole Agnelli – Saps Agnelli Cooking Lab – si è rinnovato ed oggi conta un palco, fronte cucina centrale, capace di raccogliere ben 12 postazioni singole e attrezzate di tutto punto per l’attività di show cooking, oltre a tre maxi schermi che consentono di seguire le performance dello chef docente. Un mondo fatto di profumi e sapori, che gli chef Chicco Coria, Francesco Gotti e Diego Mei  illustrano e insegnano agli iscritti ai corsi. Dagli stuzzichini creativi, alla pasticceria dalla A alla Z, dai dolci al cucchiaio alle paste fresche e ripiene, sono moltissimi i corsi già realizzati nel primo semestre 2015.

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