Parte seconda

Alla scoperta dei borghi di Bergamo

Alla scoperta dei borghi di Bergamo
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La conformazione palmare della nostra città, ancora oggi ben leggibile su qualsiasi planimetria urbana, sfilaccia il centro storico nei suoi numerosi borghi protesi verso la pianura o l’imbocco delle nostre valli. Ognuno è vissuto a suo modo, ha una sua personalità ed è dotato di caratteristiche che lo rendono diverso da tutti gli altri. Bergamo vanta ben otto borghi, di cui tre - Canale, San Leonardo e Palazzo - già percorsi la scorsa settimana proprio qui: Canale, Alessandro, Leonardo, Pignolo, Tomaso, Santa Caterina, Sant’Antonio e Palazzo. Quelli che incontreremo ora ruotano attorno alla Pinacoteca Carrara e si distinguono per il pregio delle facciate e per la vivacità dei locali.

 

Borgo Pignolo

Il borgo nobile di Bergamo, ingentilito dai palazzi più facoltosi disposti lungo i suoi fianchi, ricalcava l’arteria che, dalla porta Sant’Agostino e lungo la Via Porta Dipinta, conduceva fino alla Piazza Vecchia: la classe borghese della città, arricchitasi con i traffici commerciali e con le agevolazioni economiche ottenute dal governo veneziano, molte volte favoriti in cambio di favori o di prestiti, in questo modo si autocelebrava e rendeva conto del benessere e della nuova condizione sociale raggiunta. L’appellativo di Pignolo o Pinnole rimanda alla “selva de pini allor piantata”, che pare fosse già in uso nel secolo IX, anche se molti documenti riportano il precedente Mugatione, Mugazone, Mugazone: il termine sta per Mutazione e ricorda la sosta e il cambio che effettuarono i servi di Grata mentre trasportavano a spalla il corpo ormai inerte e acefalo di Sant'Alessandro. Il borgo di Pignolo fino al Trecento corrispondeva all’attuale borgo San Tomaso: partendo dalla porta Sant’Agostino e scendendo lungo le vie San Tomaso e Noca includeva la piazza de Pignolo o Pignol o de Piniolo (attuale Piazza Carrara), il pons Pinoli o Pinioli (il ponte di Santa Caterina sul torrente Morla, oggi coperto) e la fons Pinolo che era la fontana dei Gozzi, dal nome della famiglia che abitava nei pressi.

 

Borgo San Tomaso

È ricordato in pergamene del X secolo e in documenti medioevali, in quanto costituiva una tra le più importanti comunicazioni fra la città e l’imbocco delle valli Seriana e Brembana. Iniziava a estendersi dalla piazzetta con fontana detta Pignol (attuale Piazza Carrara) e si estendeva fino alla porta del Borgo Santa Caterina. La presenza della seriola cavata dal Serio Grande permetteva la presenza di un filatoio da seta, di una fornace e di diverse tintorie. La Parrocchia di riferimento era quella di Sant’Alessandro della Croce, ma successivamente fu la chiesa omonima (San Tomaso, distrutta) ad assumerne le cariche. Gli altri edifici sacri presenti di pertinenza del rione erano la chiesa di San Pietro in Bianzana, il monastero delle Dimesse (sconsacrato) e quello delle Servite (sconsacrato e attuale GAMeC).

 

Borgo Santa Caterina

Nelle cronache e nelle relazioni di fine Cinquecento viene definito sottoborgo insieme a quello di Palazzo, per la sua posizione periferica. Corrispondeva alla via odierna lunga solo mezzo milio e posta fuori dalla cinta daziaria delle Muraine: nei pressi della porta scorreva il torrente Morla, oggi interrato, che alimentava i mulini, i magli e le fornaci della parte iniziale del borgo, mentre la restante risultava più modesta e abitata da braccianti e fornai con magazzini e stallaggi. All’estremità del borgo vi era il partitore che raccoglieva le acque cavate dal fiume Serio e le diramava in tutta la città. La sua antica denominazione documentata nel 1026 era vico Plauriano o Plorzano: in pratica era il naturale prolungamento del borgo San Tomaso e costituiva il tracciato in uscita dalla città in direzione delle Valli Brembana e Seriana. Oltre alla chiesa parrocchiale di Santa Caterina vi erano la chiesa di San Giuseppe (sconsacrata), il Santuario dell’Addolorata e il convento di San Nicolò dei Padri Celestini.

 

Borgo Sant'Antonio

In origine faceva parte della vicinia di Sant’Andrea, il cui cardine era la chiesa di via Porta Dipinta in Bergamo Alta e i suoi confini al piano andavano dalla porta Santa Caterina alla porta Sant’Antonio fino al borgo San Leonardo. Dalla metà del Duecento diviene autonoma e intitolata a Sant’Antonio. Le chiese inserite entro i suoi confini erano Sant’Antonio in foris (sconsacrata), di San Giovanni (demolita), di San Bernardino, della Santissima Trinità (demolita) e di Santa Maria Elisabetta (sconsacrata), mentre i conventi erano quelli di Santo Spirito (sconsacrato resta la chiesa) e di San Bartolomeo (demoliti i chiostri). Era caratterizzato da un forte insediamento di attività tessili, tra cui tintorie, folli, purghi e mulini, favorite soprattutto dalla presenza del canale Roggia Serio.

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