Mercoledì 5 al Druso di Ranica

Barb Wire Dolls, punk e grunge Lemmy dei Motörhead li adorava

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Nascono a Creta, ma presto abbandonano l’isola per trasferirsi a Los Angeles. Dove, freschi d’arrivo, suonano al Roxy Theatre di Hollywood, tutto esaurito, e da lì in poi continuano a esibirsi senza sosta su oltre settecento palchi in 22 Paesi. Un fenomeno tra il punk e il grunge, i Barb Wire Dolls, che Lemmy Kilmister dei Motörhead decise di mettere sotto contratto sulla sua etichetta discografica. Mercoledì 5 ottobre sono al Druso di Ranica (ore 22, ingresso 10 euro con consumazione). Portano in tour l’ultimo disco Desperate, presentato dal vivo lo scorso 6 agosto in Germania, al Wacken, festival metal più importante al mondo. «Lemmy ci ha dato una nuova speranza - ha detto Isis Queen a Tuttorock -. Abbiamo conosciuto Lemmy sulla famosa Sunset Strip a Los Angeles la prima sera che siamo arrivati. Abbiamo parlato del punk greco e del nostro amore per la prima ondata del punk negli anni '70. Nel corso degli anni gli abbiamo fatto avere dei nostri demo d alla fine è venuto ai nostri spettacoli presso il leggendario Whisky A Go-Go ogni lunedì. Lemmy aveva creato la Motörhead Music per pubblicare gli album dei Motörhead, ma anche per fare uscire dischi di nuove band. Ci ha chiesto di entrare nella sua etichetta e i Barb Wire Dolls sono stati la prima nuova band uscita con la sua etichetta. Noi, naturalmente, eravamo entusiasti! Voglio dire, Motörhead! Sono tutto ciò che noi rappresentiamo! Loro non seguono nessuna regola di vita e di musica. Lemmy era un vero innovatore! Lemmy è dio!».

 

 

L'album. Desperate, uscito lo scorso 22 luglio per la Motörhead Music, contiene 10 tracce che racchiudono perfettamente tutta l’energia punk rock, metal e grunge che ha reso la band famosa a livello internazionale. Un album che promette bene: registrato al Sonic Ranch Studio (Yeah Yeah Yeahs, Ministry, Gogol Bordello) e al Nrg Studio (Motörhead, Foo Fighters, No Doubt), Desperate è stato prodotto e mixato da Jay Baumgardner (Bush, Evanescence, Lacuna Coil) e masterizzato da Howie Weinberg (Nevermind dei Nirvana, Blood Sugar Sex Magik dei Red Hot Chili Peppers, Pop degli U2).

Un successo rapido. Dall’isola di Creta a Los Angeles, i Barb Wire Dolls hanno nel giro di pochissimo tempo ottenuto grandissimi consensi, tanto da calcare, senza mai fermarsi, più di 700 palchi tra America, Uk e Europa. L’elettrizzante energia della band non è passata inosservata: tra le icone più importanti del rock, proprio Lemmy dei Motörhead ha sin da subito intravisto il grande potenziale e ha posto i Barb Wire Dolls sotto la sua ala. Disgustato dallo stato attuale della musica rock e dalla mancanza di veri ribelli, Lemmy vide proprio in questa band la strada giusta per riportare in auge la fiaccola del rock and roll. I Barb Wire Dolls sono Isis Queen, cantante e indiscussa icona della moda, Pyn Doll alla chitarra solista, Krash Doll alla batteria, Iriel Blaque al basso e Remmington alla chitarra ritmica.

Le recensioni. Metallus scrive: «Siamo chiari e diciamo che “Desperate” non cambierà il corso della musica, non inventa nulla ma, al contempo, possiede quella genuina attitudine di rivolta troppo spesso mancante nelle band odierne. Il punk rock che fa da ponte tra The Stooges e Sex Pistols lo troviamo lungo le prime tracce dell’album, ascoltando “Take Me Home” riconoscerete quel punk che era nel Dna degli Hanoi Rocks e che, se volete, possiamo chiamare semplicemente rock n’ roll. Isis Queen, come una moderna Debbie Harry dopo una lite con Axl Rose, canta “Desperate” e i Barb Wire Dolls danno il meglio di sé nella seconda metà dell’album, quando i brani acquistano anche un respiro maggiore come in “Sail Away” e “Problem Of The Poet”. “Desperate” è una gradita sorpresa, non un lavoro stravolgente. Teniamo sotto la lente i Barb Wire Dolls perché con i prossimi lavori potremmo trovarci a dire “Lemmy aveva ragione”». Troublezine invece: «Senza dubbio il sound del gruppo greco non ha nulla a che fare con il mare della loro terra di origine, ma trova, invece, le sue origini nel punk, soprattutto quello a stelle e strisce, a cui vengono aggiunti alcuni riferimenti grunge e metal. Nella opening-track, "Drown", con una bella linea di basso a supportare il lavoro pesante di chitarre e batteria, è la forte voce della frontwoman Isis Queen a dominare, mentre la potenza della successiva "Surreal" ci ricorda in qualche modo alcuni gruppi provenienti dalla Seattle degli anni ’90, in particolare Nirvana e Soundgarden. Se "Darby Crash" è pieno di riff molto pesanti che possono rimandare ai Black Sabbath o, per rimanere più vicini con i tempi, a "Ty Segall", "I Will Sail", ci sembra, invece, quella più riflessiva e tranquilla del disco. Senza voler per forza reinventare la ruota, la band greca crea un album solido, con numerosi e chiari riferimenti e dimostra di essere comunque una buona forza del mondo rock: crediamo di non sbagliarci, dicendo che i loro live-show possono essere molto incendiari e vi consigliamo di non perdere le loro date italiane».

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