Fino al 23 settembre

Com’è nata Piazza Vecchia verde

Com’è nata Piazza Vecchia verde
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Foto di Mario Rota

 

C’è chi ha detto che il numero 8 non è altro che un infinito che ha alzato lo sguardo. Arketipos, a suo modo, con l’ottava edizione de “I Maestri del Paesaggio” ribalta la citazione e, per la prima volta, guarda verso il basso. Oltre a Città Alta, infatti, dal 6 al 23 settembre l’associazione porta anche in centro e negli antichi borghi di Bergamo (Tasso, Borgo Pignolo, Borgo Palazzo, Borgo Santa Caterina, Largo Rezzara, Borgo San Leonardo, Piazza Vittorio Veneto e Porta Nuova) delle “isole verdi” realizzate in collaborazione con la Camera di Commercio e le associazioni di quartiere. È questa la grande novità del 2018 di un evento la cui ciliegina sulla torta, però, resta sempre e comunque la trasformazione di Piazza Vecchia in un enorme giardino il cui allestimento è stato curato dall’olandese Piet Oudolf, il più autorevole plant designer di tutti i tempi. In quella che Le Corbusier descrisse come «la piazza più bella del mondo», Oudolf ha portato tutta la sua arte e la sua esperienza, note grazie a opere come l’High Line di New York e il Millennium Park di Chicago. Il tema su cui si è sviluppato il progetto di Oudolf e cuore di questa ottava edizione de “I Maestri del Paesaggio” è Plant Landscape. Letteralmente “paesaggio vegetale”; idealmente, invece, la volontà di mettere in dialogo la natura nella sua più singola essenza (le piante) con il paesaggio urbano. «La manifestazione vuole innanzitutto dimostrare che la bellezza può essere una fondamentale arma per riportare vita nei luoghi cittadini», spiega Maurizio Vegini, agronomo, paesaggista e presidente di Arketipos, oltre che ideatore de “I Maestri del Paesaggio”. Un obiettivo che oggi può dirsi ampiamente raggiunto dato il successo che ogni anno ottiene la kermesse.

 

 

Gli inizi sul Garda. In realtà, però, le radici della manifestazione non sono bergamasche. Nel 2009 e nel 2010, a Gardone Riviera Vegini organizzò, insieme a un socio e con il Comune, un meeting internazionale sul plant design che ospitava architetti e paesaggisti da tutto il mondo. Nonostante la bellissima location (il Vittoriale), la prima edizione fu un flop. Nonostante questo, il sindaco volle comunque insistere. A differenza dell’anno precedente, la macchina organizzatrice si mise in moto in anticipo, puntando innanzitutto sulla comunicazione: Vegini strinse una fitta tela di rapporti con i media con l’intento di fare conoscere a quante più persone possibili l’evento. E la strategia funzionò, tanto che i partecipanti al meeting del 2010 furono molti. Poco dopo, però, sorsero dei dissidi tra il paesaggista e il suo socio. I due, infatti, avevano idee opposte di sviluppo della manifestazione e alla fine il sindaco di Gardone optò per seguire la strada indicata dal socio di Vegini, che si trovò così con tante belle idee ma nessun luogo in cui esprimerle.

Ecco “Piazza Vecchia verde”. È a quel punto che il paesaggista iniziò a pensare di portare l’evento nella sua città, Bergamo. Una sfida non facile: il capoluogo orobico, infatti, non presenta spazi ampi dove natura e architettura dialogano a così stretto contatto come accade invece al Vittoriale. Fu allora che in Vegini iniziò a nascere l’idea di Bergamo come “città del paesaggio”: «Di città d’arte ce ne sono tante in Italia, molte anche più belle della nostra probabilmente. Nessuna, però, lega così meravigliosamente uomo e natura. Qua, a pochi minuti a piedi dal cuore storico della città, abbiamo boschi e prati. È una ricchezza». Nacque così Arketipos, associazione che vuole «promuovere, diffondere e valorizzare la cultura del paesaggio naturale e antropizzato al fine di favorire uno sviluppo sostenibile e, nel contempo, la valorizzazione delle potenzialità di ogni territorio». Il passo successivo fu quello di richiedere all’allora vicesindaco Gianfranco Ceci la disponibilità di alcuni spazi in Città Alta per tenere il meeting internazionale. Ceci diede l’ok e indicò nell’assessore all’Ambiente Massimo Bandera l’uomo con cui Arketipos avrebbe dovuto organizzare la cosa. «L’incontro con Bandera fu la nostra fortuna» racconta con il sorriso Vegini. Fu infatti l’allora assessore, oggi sindaco di Almè, ad avanzare l’idea di organizzare, nel cuore di Città Alta, qualcosa anche per i cittadini e non solo di tenere un convegno per esperti e appassionati. «Perché non mettete qualche pianta in Piazza Vecchia?», buttò lì Bandera. Vegini rimase inizialmente spiazzato. Dopo averne parlato con gli altri soci di Arketipos, però, non solo accettò la sfida, ma decise di fare le cose in grande: trasformare l’intera Piazza Vecchia in un vero e proprio giardino.

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Favorevoli e contrari. Come davanti a ogni novità, non tutti furono entusiasti. La prima edizione de “I Maestri del Paesaggio”, anzi, divise l’opinione pubblica bergamasca: da un lato chi ne era entusiasta, dall’altro chi criticava fortemente l’installazione. Tra i più ferventi oppositori c’erano i membri dell’Associazione Città Alta e Colli, che ritenevano troppo invasiva l’opera, un vero e proprio sfregio a uno dei monumenti simbolo di Bergamo. Molti proposero di spostare il “giardino” in altre zone della città, magari in quartieri come la Malpensata o Celadina. «Non capivano che, per noi, Piazza Vecchia era fondamentale - spiega Vegini -. Non abbiamo mai voluto parlare solo ai bergamaschi, bensì al mondo. Vogliamo far conoscere la bellezza di Bergamo al mondo. E per fare in modo che ciò accada serve un brand, un marchio: Piazza Vecchia verde. Quello è il simbolo». E così è successo: oggi il meeting e la summer school vantano partecipanti da ogni parte del globo, dall’Europa all’Australia. Nel 2013, alla fine della terza edizione, arrivò anche un’importante offerta: Verona mise sul piatto Piazza delle Erbe se Arketipos avesse accettato di lasciare Bergamo e portare la manifestazione in Veneto. Ma Vegini rispose di no: «Il nostro, in fondo, è un atto d’amore per la città».

Gori: prima no, poi sì. Qualche mese più tardi, quel no agli scaligeri rischiò di diventare un rimpianto. Giorgio Gori, infatti, sin dalla campagna elettorale si schierò contro la manifestazione e, appena eletto, con l’assessore all’Ambiente Leyla Ciagà chiese ad Arketipos quantomeno un «alleggerimento» dell’installazione in Piazza Vecchia per quella quarta edizione (era già giugno inoltrato, cancellarla non era più possibile). In difesa de “I Maestri del Paesaggio”, però, si fecero sentire diverse personalità della città e non solo, tra cui Carlo Pesenti, Nando Pagnoncelli e Philippe Daverio. Inoltre, sempre più riviste, nazionali e internazionali, parlavano dell’evento e ne tessevano le lodi. Forse furono questi i motivi per cui alla fine Gori cambiò idea, oppure la presa di coscienza che una manifestazione di questo tipo non poteva che giocare a favore della sua idea di sviluppo di Bergamo, improntata fortemente sulla crescita del turismo. Fatto sta che, da quel momento, il Comune è diventato il più forte sostenitore de “I Maestri del Paesaggio”, sia dal punto di vista mediatico che da quello economico. «Per noi il supporto del sindaco e della sua Giunta è fondamentale», ammette Vegini.

 

 

Il presente e il futuro. Dal 2014, l’evento non ha fatto altro che crescere, portando a Bergamo sempre più visitatori e, soprattutto, permettendo a grandi nomi del plant design internazionale di conoscere la nostra città attraverso le loro opere. E non è escluso che l’anno prossimo sbarchi anche a Milano (senza però abbandonare Bergamo), con un progetto in collaborazione con la Fondazione Riccardo Catella. A questo punto, è giusto chiedersi quali siano i possibili sviluppi de “I Maestri del Paesaggio”. «Difficile dirlo - ammette Vegini -. Certo, il sogno di trasformare Bergamo nella “città del paesaggio” è sempre lì...». Perché ciò accada, però, serve la partecipazione di tutti. E un primo passo avviene già quest’anno, quando per la prima volta la manifestazione è scesa dai piani alti per “invadere” alcune zone di Città Bassa con piccole installazioni nel centro e nei borghi storici, frutto della collaborazione tra Arketipos, Comune, Camera di Commercio e associazioni di quartiere. Si tratta di «un gustoso antipasto» di quanto si spera possa avvenire l’anno prossimo, dice Vegini, perché nel 2019 l’ambizione è quella di trasformare tutta Bergamo, e non più soltanto Piazza Vecchia, in un immenso giardino. Sarebbe bellissimo.

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