Alberto Bersini e Paola Pinessi

I due del tango in quel di Seriate Storia di un amore diventato eterno

I due del tango in quel di Seriate Storia di un amore diventato eterno
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Paola Pinessi e Alberto Bersini non sono una coppia solo nella vita, c'è un altro amore che li accomuna: il tango. Che insegnano e per il quale si esibiscono in diversi eventi e festival, insieme ad artisti e orchestre di calibro internazionale. Fanno anche parte dello spettacolo teatrale Tango Cuento.

Alberto ha iniziato venticinque anni fa e, oltre a esser stato coreografo e ballerino in diversi spettacoli teatrali e aver partecipato a spettacoli televisivi e festival di ballo, ha vinto numerose competizioni: tra le altre, si è aggiudicato due campionati del mondo (2005 e 2006), un campionato europeo I.D.O nel 2004, un settimo posto al Campionato Mundial de Tango de Buenos Aires del 2005, il premio come miglior coppia scelta dal pubblico nel Mundial de Buenos Aires nel 2006. Quando Alberto si innamora di Paola, iniziano ballare e a lavorare insieme: ora sono un connubio inseparabile, nella vita e nel tango. Abbiamo intervistato Paola, donna di grande carisma e sprizzante vitalità, che ci ha raccontato il suo tango, dai primi approcci all’amore eterno.

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Paola, come e a quando risale questa viscerale passione per il tango?
«La mia passione nasce nel 2006, quando ho conosciuto Alberto, che poi è diventato mio marito, e che già da anni ballava il tango ed era stato diverse volte campione in numerose competizioni a livello nazionale e internazionale. Io quasi non conoscevo l’esistenza del tango: arrivavo dai balli caraibici e quest ’incontro è stato determinante per quello che sarebbe stato il mio futuro. Provando con lui, mi sono innamorata di quel che ho trovato: il tango non è come tutti gli altri balli, ha un peso culturale e sociale imparagonabile. Al di là dell’aspetto storico e culturale che anche altre danze possono avere, nel tango è fondamentale il valore sociale, lo stare insieme è alla base».

Quali sono stati i passi che ti hanno condotta all’insegnamento?
«Per 3-4 anni il tango è rimasto solo una passione: facevo da supporter a mio marito, finché non ho deciso di rendere questa passione una professione. E sono diventata insegnante di tango: prima facevo tutt’altro, ero una parrucchiera; poi sono diventata moglie, mamma e tanghera. L’impegno è ovviamente tanto: siamo spesso in giro per l’Italia e l’Europa e gestire tutto non è sempre facile, ma il tango mi ha coinvolta a livello personale».

 

 

Uno slogan delle locandine dei tuoi corsi è «leggere e leggiadre»: al centro dunque la donna…
«Credo sia una delle danze dove una donna ritrova davvero la sua femminilità, ritrovando gesti e valori come l’esser corteggiata, l’essere invitata al ballo, l’essere accompagnata al tavolo, nonché ricomincia a mettersi il rossetto per andare alla milonga. Nel tango si sono la forma, l’eleganza, il parlare sommessamente… Col tempo mi ha insegnato a prender coscienza anche del mio corpo, a raddrizzare la mia schiena, a camminare, a guardare le persone negli occhi».

Tangere in latino vuol dire toccare. C’entra qualcosa con il tango?
«Un altro aspetto che il tango fa ritrovare a questa società moderna è il contatto, un po’ perduto in questo 2017 dove la gente non si tocca più, dove si comunica con i social e con i cellulari. Il tango invece è un contatto puro, è un abbraccio. Inoltre diventa, come già accennato, un’occasione di socialità, un motivo per stare insieme: raggruppa tante persone che non avrebbero altrimenti a disposizione punti di incontro e socializzazione. È un modo per dialogare, per creare rapporti, amicizie, per riscoprire il gusto dello stare insieme e della relazione».

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Come sei giunta a Seriate?
«Sono approdata a Seriate grazie ad Annamaria Rota dell’associazione “Mitica”. Annamaria aveva infatti portato Alberto a Bergamo per un’esibizione. L’idea di iniziare a Seriate è nata quasi per gioco: abbiamo deciso di aprire i corsi e il primo anno ci siamo ritrovati con dieci coppie iscritte. A oggi siamo probabilmente la più grande e numerosa associazione che fa tango in bergamasca».

Siete numerosi, ma non siete soli, giusto?
«Io e Alberto siamo i maestri, ma con il tempo ci siamo resi conto che sarebbe stato impossibile gestire tutto, anche in virtù del fatto che non siamo rimasti solo a Seriate. Possiamo però avvalerci di tanti preziosi collaboratori: sono tutte persone che si sono formate con noi e dunque condividono e portano avanti il nostro stile e la nostra concezione di tango, nonché il valore della donna. Siamo insomma una grande famiglia».

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