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Elia Cometti, il ragazzo di Villongo che ha conquistato NY e la moda

Elia Cometti, il ragazzo di Villongo che ha conquistato NY e la moda
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Da cazzuola e mattoni agli abiti di Gucci e le passerelle newyorchesi. Un bel cambiamento, non c'è che dire, soprattutto se si parte da un piccolo paese del Basso Sebino, Villongo, con appena 8mila abitanti e dove tutti si conoscono. Insomma, Elia Cometti, classe 1991, di strada ne ha fatta tanta, da qualche anno soprattutto sulle passerelle di mezzo mondo. Scelto da una delle più importanti agenzie di moda americane, la Elite, è lui il volto nuovo del fashion maschile italiano.

 

 

Da Villongo a New York. Il viso pulito e il sorriso generoso, quando posa davanti alla macchina fotografica o percorre a lunghe ed eleganti falcate le passerelle, lasciano il posto allo sguardo da bel tenebroso e all'atteggiamento di chi sa quello che vuole. Ma Elia, in realtà, da ragazzo non pensava di poter arrivare fino a qua, ovvero ad essere uno dei modelli più richiesti per la settimana della moda maschile iniziata venerdì 17 giugno a Milano. Negli anni delle superiori, durante le vacanze, aiutava il padre nell'azienda edile di famiglia. Il suo futuro era già segnato, tanto che frequentava l'istituto per geometri. Poi, a 17 anni, l'incontro casuale con una booker, che lo nota tra tanti. Colpita dalla sua bellezza, decide di prenderlo sotto la sua ala e proporgli un lavoro da modello. «Un incontro che mi ha cambiato la vita» ammette oggi con il sorriso Elia, intervistato dal Corriere della Sera.

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Cuore orobico. Il talento c'è e infatti la prima vera grande esperienza nella moda è di quelle da sogno: sfilata per Gucci. «Ma è stata solo la prima di tantissime sfilate in giro per il mondo. Ho lavorato e lavoro, tra i tanti, per Alexander McQueen, Moncler, Dolce & Gabbana e Giorgio Armani» spiega. E, guardandolo, il suo successo non stupisce affatto: occhi profondi, sorriso genuino, fisico scolpito. Un po' merito dell'allenamento, ma tanto merito anche di Madre Natura. Il modello perfetto, ma con l'accento calcato del bergamasco. Un marchio di fabbrica per chi, come noi, è nato ai piedi delle (o sulle) Orobie: «Inutile negarlo, l’accento bergamasco è facilmente riconoscibile - racconta al Corriere -. Ma se all’inizio, quando giravo il mondo e parlavo inglese, un po’ me ne vergognavo, oggi ne faccio un punto di forza perché è giusto dimostrare a tutti quanto vado orgoglioso delle mie origini». Nonostante giri il mondo, infatti, Elia resta legatissimo alla sua terra, alla sua Villongo, dove vivono gli amici di sempre e, soprattutto, la sua famiglia: mamma Maria, papà Cesare e i fratelli minori Ivan e Ruben. Villongo è casa sua e oggi che gira il mondo ne è ancora più sicuro: passeggiare per le vigne e le campagne non ha prezzo, così come non hanno prezzo i tramonti dalle Mura di Città Alta. «Bergamo è bellissima e continuo a pensare che la sua atmosfera magica non si trovi nemmeno a New York» spiega.

 

 

Il sogno di un ragazzo semplice. Un altro modo per restare legato alle sue radici è la passione per il calcio. Elia, infatti, gioca come centrocampista nel Gandosso e nonostante i numerosi impegni non ha intenzione di mollare la maglia: «Nonostante i miei continui spostamenti per lavoro, faccio di tutto per non perdermi mai nemmeno una partita. Anzi, quando sono a New York, gioco a calcio in una squadra amatoriale, così sono pronto per la sfida con la maglia del Gandosso quando rientro». La passione di un ragazzo semplice, che non si è montato la testa, che sa di aver in mano (o meglio, nel suo corpo) una miniera d'oro ma che non ha la minima intenzione di sopravvalutarsi. Non a caso il suo sogno, rivelato proprio al Corriere, è quello di tanti altri ragazzi della sua età: «Poter assistere dal vivo a una finale di Champions». Altro che moda.

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