Immagini meravigliose

Eugenio e Fulvio Goglio, padri nobili della fotografia in Val Brembana

Eugenio e Fulvio Goglio, padri nobili della fotografia in Val Brembana
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In questi anni in cui la diffusione delle immagini rasenta la bulimia grazie a smartphone e social network, le immagini d’epoca mostrano una sorprendente vitalità, quasi come se un rassicurante amarcord riporti tutto e tutti ai bei tempi andati, quando per unanime convenzione "si stava certamente meglio”. Nell’era di Facebook (prima che i leoni da tastiera avessero il sopravvento quasi come i Barbari ai tempi dei Romani), le foto ingiallite tratte da cartoline ed album di famiglia hanno furoreggiato in gruppi a tema, a cominciare da “Sei di Bergamo se…” ed i relativi cloni nati e cresciuti di fatto in ogni paese (e frazione) della Bergamasca. Abbiamo tutti un campanile da difendere, o meglio da raccontare e magnificare, e per certi aspetti questo contribuisce non poco a raccontare storia e storie.

 

[Fulvio ed Eugenio Goglio]

 

In Alta Valle Brembana, tutto questo riporta inequivocabilmente ad una famiglia di pionieri dell’arte fotografica ed in particolare ad Eugenio e Fulvio Goglio, padre e figlio, che hanno unito (fra il Diciannovesimo ed il Ventesimo Secolo) l’amore per la propria terra a competenze artistiche per certi versi inesplorate. Spesso si ritiene che il “plus” dei pionieri di pellicola e camera oscura fosse soltanto una questione di tecnica, quasi da alchimisti che esploravano i miracoli delle emulsioni e dei nuovi apparecchi di primissima generazione. I Goglio rappresentano invece un chiaro esempio di come vi fosse alla base di tutto una vena artistica profonda e coltivata, utile sia nel preparare gli scatti (al tempo irripetibili) o addirittura nel dare ad essi ritocchi decisivi. La prova di un simile percorso, sottovalutato da quanti (giustamente) hanno visto nell’opera dei Goglio il solo (enorme) valore storiografico, è tutto in una cartelletta sgualcita rintracciata alcuni anni fa da Cristiana Oldrati Goglio, nipote di Fulvio e pronipote di Eugenio, nella soffitta di famiglia a Piazza Brembana. Conteneva bozzetti disegnati a matita, esercizi di bella calligrafia per firme d’autore e ne nacque (nel 2013) una piccola mostra a Moio de’ Calvi, dove Cristiana vive con il marito Mario Grasso.

Bambina ritratta da Fulvio GOglio
Foto 1 di 4
Disegno per prove di postura di Eugenio Goglio
Foto 2 di 4
Piccolo Eugenio particolare
Foto 3 di 4
Uomo con la camicia - foto ritocco by Eugenio Goglio (1)
Foto 4 di 4

«Ogni singolo scatto – sottolinea Cristiana – veniva preparato con cura maniacale, complice il fatto che per costi e tecnologia esso era difficilmente ripetibile. Eugenio prima e Fulvio poi, disegnavano bozzetti a matita per valutare le possibili posture del corpo umano, traducendole di conseguenza nelle pose da far assumere ai gruppi di famiglia, agli sposi o addirittura ai lavoratori della Valle. Nulla era lasciato al caso, c’era una vera e propria “sceneggiatura” artistica, al punto che vi sono particolari ben precisi che accomunano disegni e fotografie». Eugenio Goglio fu uno dei primi fotografi italiani. Nacque a Piazza Brembana nel 1865 e morì nel 1926. Importante, per scoprire la novità della fotografia, fu il trasferimento in giovane età a Milano, dove dal 1880 frequentò l’Accademia di Brera e la Scuola Superiore d’Arte applicata all’industria. Tornò in Alta Valle Brembana attorno al 1892, dedicandosi alla fotografia ma anche a pittura, scultura e intaglio. La Provincia di Bergamo è custode di migliaia di lastre che compongono il Fondo Eugenio Goglio, che immortalano la vita ed i volti di una Valle a cavallo di due secoli, segnandone i profondi cambiamenti nei luoghi e nei costumi. Idealmente lo stesso incredibile sforzo che secoli prima un altro illustre brembano (fra Donato Calvi di Moio de’ Calvi) aveva portato avanti con la sua Effemeride. Le fotografie di Eugenio Goglio furono custodite gelosamente dalla nipote Dolores (morta nel 1984) e nel 1979 furono alla base del volume Una valle e il suo popolo, edito da Longanesi.

Bozzetto prova disegnato da Fulvio Goglio (1)
Foto 1 di 4
Bozzetto prova disegnato da Fulvio Goglio (3)
Foto 2 di 4
Bozzetto prova disegnato da Fulvio Goglio (4)
Foto 3 di 4
Bozzetto prova disegnato da Fulvio Goglio (5)
Foto 4 di 4

Fulvio Goglio, figlio di Eugenio, nacque invece nel 1902, sempre a Piazza Brembana, dove morì nel 1968. «Fin da giovane – ricorda Cristiana – accompagnava papà Eugenio, carpendone i segreti nel trattamento delle lastre. Visse questa collaborazione in un’epoca cruciale, quando la fotografia iniziò ad avere una rapida diffusione, con i primi apparecchi utilizzati anche da (ricchi) privati e non soltanto dai professionisti». Padre e figlio dosavano personalmente i componenti chimici per creare l’emulsione al bromuro d’argento che stesa, su lastre di vetro era la base “impressionabile” per immortalare i soggetti, preparati con cura con studi a tavolino. I tempi di posa erano particolarmente lunghi, e la necessità di ritocco finale era costante. Ecco allora l’incredibile maestria nel ritoccare i piccoli negativi prima della stampa, aggiungendo per esempio le righe alla camicia di un modello sovresposto, con l’aggiunta di un papillon e di ombre e volumi al lenzuolo usato per lo sfondo. Operazioni che spesso riguardavano, purtroppo, anche i bambini morti a poche settimane dalla nascita in anni in cui l’alta natalità si accompagnava ad una mortalità infantile molto elevata. «C’era la volontà di avere un ricordo duraturo del piccolo – spiega Cristiana – e per questo i genitori chiedevano al fotografo di scattare una foto del bambino morto, al quale venivano successivamente ritoccati gli occhi sulla lastra, affinché apparisse vivo». Fulvio lavorò in questo modo per il ritratto del figlio Eugenio, morto in tenerissima età. Quel foto-disegno è l’espressione concreta della forte volontà di prolungare nei secoli un ricordo, fermando il tempo e le emozioni che, forse, il digitale ha un poco offuscato.

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