Il celebre "Chiaro di Luna"

Com'è che il grande Debussy ha composto una Suite bergamasca

Com'è che il grande Debussy ha composto una Suite bergamasca
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Chi non conosce e non ha ascoltato almeno una volta i suoi Preludi o il suo Chiaro di Luna? Claude Debussy è stato una dei più grandi compositori a cavallo tra '800 e '900. Delicato, raffinato, a mezza strada tra la leggerezza felice degli impressionisti e le invenzioni funamboliche dei simbolisti, Debussy è sempre stato molto amato per quella sua musica così capace di planare tranquilla nelle nostre teste e nei nostri cuori. Marcel Proust, quando era trafitto dalle consuete punte di inquietudine cercava sempre di ascoltare un’opera del musicista che gli era quasi coetaneo, oltre che connazionale.

Debussy è in particolare un grande autore per pianoforte. E tra le composizioni sue più famose ce n’è una che ha un nome che ci è inevitabilmente familiare: è la Suite bergamasque. Si tratta un’opera che appartiene al primo periodo "pianistico" di Debussy, quello che va dal 1888 al 1890 ma che venne poi ripresa dal suo autore 14 anni più tardi.

Il termine suite sta ad indicarci una forma strutturata come una serie di brani ispirati alle movenze di balli popolari o cortigiani. Ma quello che incuriosisce è evidentemente l’altro termine: “bergamasque”. Si sa che in Francia Bergamo godeva di grande fama da quando Stendahl visitandola un secolo prima, in piena stagione napoleonica, ne aveva tessuto un elogio in termini entusiastici nel suo Journal. «È il più bel colle che abbia mai visto in vita mia», aveva scritto riferendosi a Bergamo Alta e alla fascinazione che ne aveva ricevuto.

 

 

Ma quel “bergamasque” ha un’altra spiegazione: si riferisce ad una tradizione accreditata – pensate un po’ – niente di meno che da Shakespeare. Il quale nel Sogno di una notte di mezza estate fa riferimento a una danza rustica che avrebbe avuto origine proprio a Bergamo, ribattezzandola dunque “a bergamask”. Quindi “bergamasque” è riferimento proprio a quella danza popolare e ad un gusto per le maschere della commedia dell’arte.

Il gioco delle maschere aveva già attirato Debussy nel 1882, quando aveva composto Pantomime per voce e pianoforte. Tra quell’opera e la Suite c’è un punto di contatto: ed è il poeta certamente più affine alla sensibilità di Debussy, Paul Verlaine.

Infatti il terzo e più famoso movimento della Suite Bergamasque è il Clair de lune, cioè il "chiaro di luna". Il suo nome deriva dalla poesia di Paul Verlaine che ha lo stesso titolo, e in cui trova un riferimento al termine "bergamasques", proprio nella strofa iniziale: «Votre âme est un paysage choisi / Que vont charmant Masques et Bergamasques / jouant du Luth et dansant et quasi / Tristes sous leurs déguisements fantasques». (La vostra anima è un paesaggio eletto / per il quale vanno maschere e “bergamasques” / suonando un liuto e danzando quasi / tristi per i loro travestimenti fantastici».

Ovviamente nella Suite, che è solo per pianoforte, le parole non ci sono, ma è evidente come sia la musicalità dei versi di Verlaine a ispirare in maniera intensa Debussy. E ad ispirare tutt’e due c’è al fondo la poesia che il mito e la bellezza di Bergamo disseminavano nell’aria parigina.

 

 

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