Per lo sci di fondo

Martina, la campionessa di Clusone fresca di argento ai mondiali

Martina, la campionessa di Clusone fresca di argento ai mondiali
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Pausa compiti. «Stavo facendo quelli di Diritto. Niente di avvincente, però mi tocca». Perché lo studio prima di tutto. Poi vengono lo sport, le uscite, gli hobby, e via così. La vita di Martina Bellini sembra un gigantesco organizer (tradotto: una di quelle agendine fichissime che usano i manager molto molto impegnati); sembra, in realtà è un baule che straripa di sogni. Quello dei Mondiali juniores di sci nordico a Park City, Stati Uniti, è da poco diventato realtà. Martina ha vinto l’argento con le tre compagne di squadra (Anna Comarella, Cristina Pittin e Francesca Franchi). Tutte per una e una (Martina) che alla fine ci godiamo noi. Cominciamo da lì: «La medaglia significa esaudire un sogno che avevo da sempre, fin da piccolissima. L’avevo sempre vista come qualcosa di irraggiungibile. Invece ce l’ho fatta, e questa cosa, emozione a parte, è anche la consapevolezza di aver tagliato un traguardo importante». Diciotto anni, vocina da usignolo, bicipiti d’acciaio, Martina è (l’ennesima?) campionessa bergamasca che sta venendo su come si deve. Gliel’hanno scritto anche gli studenti del Fantoni, la sua scuola di ragioneria (“Orgogliosi di te campionessa!”), gliel’hanno detto gli amici d’infanzia e quelli di adesso, e anche tutti gli abitanti di Clusone, dove abita Martina. Sindaco e assessori hanno messo su in quattro e quattr’otto una festa per le strade coi palloncini, gli striscioni e la banda. «Sono sempre felice di tornare, Clusone è casa. Mi piace viaggiare, però dopo un po’ è pesante. Invece lì sono libera e tranquilla, sto con la famiglia, e serve anche a recuperare mentalmente dallo stress di una gara. Clusone è serenità. E poi è bello sapere che il tuo paese sta della tua parte».

 

 

Stai provando un po’ l’ebbrezza della popolarità, ti piace?
«Finire sui giornali mi fa tanto piacere, è bello, ma è anche difficile. Non sono timida, questo no. Però mi sembra di apparire troppo e penso sempre che a qualcuno magari possa dare fastidio. Non lo so. Certo mi dà soddisfazione. Per strada la gente mi ferma, chiede. E io mi dico: chi sono? Non sono ancora nessuno».

Già, chi è Martina?
«Una ragazza che lavora tanto per raggiungere quello che vuole».

Allora spiegaci quanto lavori.
«Ogni anno, io che sono ancora junior, mi alleno 530 ore. La mattina mi alzo alle sette, torno, mangio una cosa al volo, vado all’allenamento e poi torno di nuovo a casa e inizio a studiare. Tante volte mi sveglio alle 6 per ripassare perché ho delle verifiche. Nel weekend sono via per gare e quando torno devo recuperare lo studio...».

Ti piace la fatica, insomma. Lo sci di fondo è uno sport molto duro…
«La fatica è secondaria, in corpo hai tanta adrenalina quando fai una gara. E poi a noi fondisti un po’ ci piace far fatica. È appagante. Quando finisci e arrivi ti senti invincibile. È una sorta di sfogo. Però è vero, non è uno sport facile. Ma dopo tanti anni ogni cosa fa parte della routine…».

Cosa ti piace dello sci di fondo?
«È uno sport molto bello e penso anche sottovalutato. Tanti non lo conoscono, ma dovrebbero provarlo. Quando sei sugli sci ti sfoghi, ti rilassi. Uno è immerso nella natura. A me sta aiutando un sacco nella vita, anche per la scuola, a organizzarmi, a fare rinunce».

 

 

Rinunce di che tipo?
«Molti miei coetanei non sanno nemmeno cosa sono le rinunce. Uscire il sabato sera, per esempio. Se non possono vanno in crisi. Invece con lo sport inizi a vedere le cose superflue per quello che sono».

Confessa: sei una secchiona?
(Ride, ndr) «No, non sono secchiona. La mia materia preferita è Economia. Se chiedono, passo anche i compiti. Però sono più le volte che i compagni li passano a me che il contrario: sono sempre via. Comunque non mi accontento del sei, questo sì».

A proposito, sei al quinto anno. Poi?
«Lo sci è bello, ma non durerà per sempre. Andrò all’università. Sceglierò un indirizzo improntato sull’economia, magari aziendale o commercio estero. Vedremo».

Dicevi dei sacrifici, ti pesano?
« Dall’esterno può sembrare, ma io sono abituata. Vedo tutto come una scelta che ho voluto fare. Ripagata dalle soddisfazioni. Ma non mi faccio mancare nulla. L’estate la vivo come tutti gli altri ragazzi, d’inverno non esco il sabato sera, e la cosa francamente non mi pesa. Anzi, mi peserebbe di più uscire. Mi romperei a stare in un bar. Non sono una di quelle ragazze che se salta una festa casca il mondo… ».

Tu vai dove ti porta il cuore o sei più razionale?
«Sono entrambe le cose. A volte seguo il cuore, a volte faccio scelte più con la testa. Dipende».

 

L'argento di squadra ai mondiali juniores a Park City.

 

A Park City per l’argento alla fine è stato emozione pura…
«È stata la vittoria di tutto il team. Appena arrivata l’ultima frazionista, Cristina, non capivamo nulla, urlavamo, piangevamo, io mi dicevo “sto sognando, sto sognando”. Mi sembrava irreale. Mi dicevo che dovevo svegliarmi. Poi abbiamo realizzato, continuavamo a ridere e ad abbracciarci. Bellissimo. Abbiamo festeggiato tutti insieme al party di chiusura dei Mondiali».

È più bello vincere in gruppo o da soli?
«Quella di squadra per me è una vittoria più forte. Così è più emozionante. Lo condividi».

Poi ha condiviso la gioia con mamma e papà.
«I miei mi dicono sempre: “Vada come vada, sarà sempre un successo”. Se sai di aver dato tutto il gioco è fatto. Questo è un loro insegnamento e lo porto sempre con me».

Erano a Park City?
«No, anche se di solito mi seguono sempre. Ma era un viaggio lungo, l’hanno seguita in streaming. A casa mia c’erano tutti. I miei, i nonni, gli zii, il mio moroso. Un grande party, diciamo così».

I tuoi genitori ti aiutano?
«Non pressano, è una fortuna. Sono figlia unica e a me ci tengono molto. Papà Dino è commercialista, mamma Marina fa l’impiegata in un’azienda che produce articoli sportivi. Sono super contenti per me, vedono che sto realizzando i miei sogni, e poi sanno l’impegno che ci metto».

Altri sogni in agenda? Nazionale A e Olimpiadi?
«Per ora sto nella squadra juniores, e lo sarà almeno per un anno ancora. La Nazionale A è ancora lontana. Le Olimpiadi sarebbero il coronamento di una carriera».

Segui tutti gli sport?
«Seguo tutto, le Olimpiadi sono un momento bellissimo».

Hai qualche idolo?
«L’idolo è Stefania Belmondo, perché ha fatto il mio sport e la vedo come un esempio. Ma ci sono tanti atleti che mi piacciono. Bolt, per esempio. Lui è spaziale. È imbattibile. E questa cosa mi affascina un sacco».

E le vincenti di casa nostra, Michela Moioli e Sofia Goggia?
«Sia Michela che Sofia sono molto più avanti di me. Per me è ancora tutto molto lontano, devo ancora vivere il mondo professionistico».

È il prossimo passo in agenda?
«Be’, sicuramente è un passo che comporta anche più allenamento, più volontà, ma non è una cosa che mi spaventa. La cosa positiva è che lo sci diventerebbe un lavoro». Ma per ora c’è lo studio. Pausa finita, si torna sui libri.

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