Domenica dopo le 10

Ori e sete preziose a Gandino La regalità del Corpus Domini

Ori e sete preziose a Gandino La regalità del Corpus Domini
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Foto di Marco Presti

 

È una festa solenne della cristianità, che il Calendario Vaticano colloca nel giovedì dopo la festa della Ss.Trinità, mentre la Chiesa italiana, dal 1977, pone tale ricorrenza liturgica nella domenica successiva. È una festa di precetto, e la sua importanza è tale da farne l’unica ricorrenza per la quale è espressamente raccomandata in tutte le parrocchie una processione. È il Corpus Domini, che viene celebrato anche nella diocesi di Bergamo domenica 18 giugno.

La processione gandinese. Fra le tante manifestazioni che accompagnano il Corpo di Cristo, una fra le più imponenti è senza dubbio quella che vede impegnata la comunità di Gandino, in Valle Seriana, con un apparato prezioso e singolare. A caratterizzarlo sono innanzitutto le zandaline, i drappi tesi nelle strette vie del borgo medievale, dominato dalla seicentesca e monumentale Basilica di Santa Maria Assunta. La processione si svolge nella tarda mattinata di domenica 18 giugno (dopo le ore 10) e sarà presieduta da don Gustavo Bergamelli, rettore del Seminario Vescovile di Bergamo. L’orario è sin dalle origini legato alla duplice esigenza di celebrare la luce eucaristica nel momento della massima esposizione solare - immagine dell’immensità dell’amore del Padre - ma anche alla necessità di disporre di molte ore per provvedere agli apparati necessari e quindi a riporli nel pomeriggio.

 

 

Un apparato incredibile. Oro, argento e sete simboleggiano infatti  luce e regalità proprie dell’Eucarestia e per questo i celebranti indossano paramenti realizzati con un raro broccato prodotto a Lione nel 1768, mentre il Santissimo Sacramento sarà custodito nell’ostensorio prodotto nel 1527 in Baviera, che richiama la facciata di una cattedrale gotica. Il baldacchino che accompagnerà don Gustavo Bergamelli, il parroco don Innocente Chiodi e gli altri concelebranti è invece un prezioso ganzo veneziano del primo Settecento. Sono ricchezze portate a Gandino nei secoli dai mercanti di pannilana, che ebbero fiorenti commerci con vaste aree della Mitteleuropa (Baviera, Austria, Ungheria, ma anche Belgio, Fiandre, Francia). Ad accompagnare Gesù Eucarestia ci saranno anche i paggetti con preziosi abiti in velluto, seta e oro, i Confratelli in divisa (in paese resistono quattro Confraternite e ben 9 in tutta la Val Gandino), la banda, gli angeli, la corale, i bambini della Prima Comunione, le autorità civili e militari. La Confraternita del Santissimo Sacramento è una delle più antiche tra quelle esistenti in diocesi. Per i meriti acquisiti la cui la Santa Sede concesse a questo sodalizio (caso unico a quanto ci risulta) il diritto di vestire come i sediari pontifici con la cappa di damasco che la tradizione vorrebbe concepita dal genio di Raffaello.

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A ciò si aggiunge un fiorire di drappi preziosi esposti alle finestre, di androni ornati con fiori, altari ed opere d’arte. Un allestimento che sino ai primi anni Quaranta prevedeva un vero e proprio tunnel creato con i pannilana dei maestri lanieri, impedendo addirittura ai fedeli di comprendere appieno in quale punto del paese si trovassero, se non guidati dal suono delle campane delle chiese sussidiarie.

«Molti si chiedono – sottolinea Silvio Tomasini, segretario della Fondazione Bernareggi di Bergamo e già rettore del Museo della Basilica di Gandino – quale sia il significato di un così imponente apparato, che trova giustificazione nella collettiva necessità di “dilatare” l’uso e l’utilità del baldacchino. Troviamo risposta nei fastosi cortei regali dell’antichità, quando il sovrano doveva poter passeggiare senza che il sole lambisse la sua pelle. Ecco quindi la chiave di lettura del baldacchino, simbolo di regalità riservato all’Eucarestia, quale immagine di sovranità sulle anime dei Redenti».

La cupola e la basilica. Le ricchezze accumulate dai mercanti gandinesi, suggerirono, agli inizi del Seicento, di dare al paese una chiesa più consona. Il progetto fu affidato all’architetto Paolo Micheli e il nuovo edificio fu consacrato nel 1654. Fu indetto un concorso per la nuova cupola e il milanese Guido Bombarda, architetto di grido del tempo, suggerì una cupola alta con lanterna. Prevalse l’idea del bresciano Antonio Comino, portata a termine dal capomastro Giovan Maria Bettera, con l’utilizzo del tufo e lo svuotamento della calotta grazie a poderosi arconi. Da 1911 la parrocchiale di Gandino è insignita del titolo di Basilica.

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Il paliotto… nuziale. In occasione del Corpus Domini (e nelle feste più importanti) sull’altare maggiore della Basilica di Gandino viene installato un paliotto d’oro attribuito alla manifattura milanese cinquecentesca. Di norma è esposto nel Museo di Arte Sacra, attivo dal 1928. Confezionato in forma di paliotto, questo straordinario manufatto ebbe un’origine assai differente, addirittura legata alla carrozza imperiale degli Asburgo. Un documento del 1668 indirizzato a Donato Calvi attesta: «Fra le altre cose vi è un parapetto di brocato masizio et ricamato, donato dalli Illustrissimi Baroni (Giovanelli, ndr) che fu avanzo dè fornimenti d’un cocchio della maestà del Imperatore». La tipologia decorativa, eseguita da maestranze maschili, fu ottenuta tramite l’applicazione di canutiglie al tessuto di fondo. Tutta la superficie è caratterizzata dall’alternanza tra piccoli mazzi di tre spighe raccolti in un nastro e la corona chiusa imperiale, probabile allusione alla prosperità associata alla monarchia asburgica. Non a caso al centro del paliotto si trova, ripetuto per ben tre volte, il monogramma “FM”.

La studiosa Chiara Buss segnalò nel 2011 una nota spese del 1599 che include la lista dei tessuti preziosi di cui la città di Milano fa dono alla Granduchessa Margherita, di passaggio in città nel suo viaggio verso Madrid, dove diverrà sposa dell’Infante Filippo di Spagna. Nel documento si parla anche di ricami «in canotilio de oro», ordinati al milanese Giovanni Pietro Gallarati a fronte dell’enorme spesa di lire 24.337. Buss, in relazione alle iniziali, ricorda che Margherita fu accompagnata in Spagna dal fratello arciduca Ferdinando d’Asburgo - Stiria, che poi sarebbe divenuto re di Boemia e Ungheria e quindi Imperatore con il nome di Ferdinando II. Se, come probabile, il ricamo in oggetto coincide con quello divenuto paliotto a Gandino, esso sarebbe stato donato dall’Imperatore a un membro della nobile famiglia dei Giovanelli, in cambio di particolari servigi o in segno di favore.

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