Rievocando memorie

Tuffo nella Seriate di una volta «I bambini inseguivano il tramì»

Tuffo nella Seriate di una volta «I bambini inseguivano il tramì»
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«’L ria ol tramì», urlavano i bambini a Seriate a inizio Novecento, correndogli appresso, anche se non era così difficile visto che «'l va a belàze».

Il tramì. Era il 1884 e per la prima volta Seriate fu attraversata da un tram a vapore: si trattava di una carrozza, talvolta due, trainata da una locomotiva a vapore, che fermava di fronte alla storica osteria Gambirasio ed era parte della linea Bergamo-Soncino. «Il tram a vapore, alla velocità di 15-20 chilometri orari attraversava la campagna tra il Serio e l’Oglio, trasportando viaggiatori e merci - racconta lo scrittore di memorie seriatesi Carlo Elitropi -. Mentre attraversava i paesi, il tram veniva rincorso dai ragazzini: tra questi, mio padre, il quale una volta, dopo essersi aggrappato a una carrozza, scivolò e venne trascinato per un bel tratto, riportando una serie di escoriazioni su tutto il corpo, ma riuscendo fortunatamente a non finire sotto le ruote». «Lo chiamavano anche il tram del làcc, perché, tornando da Soncino, caricava i recipienti del latte prodotto nelle cascine dei paesi che attraversava. I contadini lasciavano fuori dalle case i recipienti da ritirare e, a volte, il tramino pesava così tanto che qui a Seriate dovevano spingerlo per farlo ripartire sulla salita di via Italia» ricorda Silvano Terzi, lo storico fotografo di Seriate, riportando i racconti dei genitori di quand’era piccino. «Pur non essendo mai salito, ricordo i racconti di mio papà e di mia mamma: dicevano che bisognava continuare a metter dentro legna e carbone per alimentarlo e che alla fermata di Seriate il tram si fermava proprio per caricare la legna e il carbone» narra Adriano Valenti, che da piccolo abitava in via Venezian.

 

La via del tram per Soncino

 

Il filobus. Il tram elettrico è arrivato a Seriate nel novembre 1919: c'erano tre veicoli, in partenza dal capolinea in piazza Cavour a Bergamo, e il tratto fino a Seriate durava circa venti minuti. «Da quando ne ho memoria diretta a quando venne soppresso, il tram recava il numero cinque - ricorda Elitropi -. Seriate fu il primo Comune del circondario di Bergamo a essere servito dall'Azienda tramviaria del capoluogo e ritengo che quegli amministratori abbiano fatto bene i loro conti prima di decidere di arrivare a Seriate. Le vetture non erano riscaldate; le chiusure, quando c’erano, lasciavano molto a desiderare, ma il tram dava comunque una piacevole sensazione di comodità». «Quando ero piccolo, era il mezzo principale per raggiungere Bergamo: non c’erano taxi e le auto erano davvero pochissime. Se dovevi andare dal medico o in ospedale, prendevi il filobus» puntualizza Silvano. «Io abitavo in via Venezian e, poco distante, in via del Fabbro, c'era un bel cartello grande con scritto "Attenzione al filobus". Ricordo che il biglietto veniva venduto direttamente sul tram dal bigliettaio. Anche ai tempi, ogni tanto saliva il controllore» aggiunge Adriano.

 

 

La corriera. E poi c'erano le corriere blu: «Adesso sono belle, ai tempi erano un po' arrangiate, sgangherate. Le chiamavamo “i torpedoni”: sono come quelle che compaiono nel film Nuovo cinema Paradiso, per intenderci L'unica fermata a Seriate era in via Dante, di fronte al Bar autisti, dove si compravano anche i biglietti. Era l'unico locale dove si poteva ballare la domenica, perché l'arciprete monsignor Guglielmo Carozzi (a Seriate dal 1919 al 1970) aveva proibito che ci fossero delle balere in paese. Ai tempi il sacerdote era l'autorità, era molto rispettato e dava aiuto alle persone. Al "Bar autisti" però si trasgrediva la regola, poiché era un bar di passaggio su una strada che, ai tempi, era la principale: lì si fermavano sempre gli autisti e, fino agli anni Settanta, quando i camion potevano ancora circolare in centro, si fermavano anche i camionisti di passaggio» spiega Adriano.

 

 

Il treno. La stazione ferroviaria di Seriate fu inaugurata il 20 maggio 1858 e faceva parte della linea Milano-Venezia che, al tempo e fino al 1878, passava per Bergamo (poi venne inaugurata la “direttissima” Treviglio-Rovato, con grande scorno dei bergamaschi). Il treno partiva da Treviglio, giungeva a Bergamo passando per Verdello e Stezzano, proseguiva quindi per Seriate, Grumello, Palazzolo, Coccaglio, da qui, proseguiva verso Brescia, anello di congiunzione con la linea principale. «Dalla fine dell’Ottocento fino agli anni Ottanta, la nostra Seriate si arricchì di industrie chimiche, meccaniche, tessili e l’artigianato divenne un grande polo produttivo, anche a supporto delle esigenze di tali industrie. Questo sviluppo generò un vasto e intenso movimento di merci di tutte le tipologie: e a Seriate c’era la ferrovia - afferma Valerio Pesenti -. Ricordo che negli anni 1955-1965 la stazione di Seriate aveva parcheggiati diversi vagoni merci che trasportavano sale, carbone, legna, prodotti chimici e molto altro». Quando si è bambini, il treno diventa un’attrazione e, allora, lo era ancor più di adesso: «Noi da piccoli ci divertivamo a contare i carri del treno merci, al mattino quelli in direzione Brescia, alla sera in direzione Bergamo. La locomotiva a vapore, sbuffando, trainava fino a trenta vagoni e noi assistevamo affascinati, pur a debita distanza di sicurezza, alle manovre di carico e scarico». Oggi i treni sono cambiati e non hanno più il fascino di allora: «Purtroppo col tempo questi treni merci si sono sempre più accorciati e le corse sono sempre meno frequenti, tanto che oggi passa solo qualche volta a settimana, ma non si ferma nemmeno più a Seriate» conclude Valerio.

 

 

E poi, le auto. Le prime automobili che comparvero furono prima la Topolino e, dopo la guerra, la Cinquecento, la Seicento, i Maggioloni, ma la maggior parte dei seriatesi iniziò a potersi permettere un’auto solo a partire dagli anni Sessanta. Eppure, due mezzi di trasporto a motore restano nella mente dei bambini di allora: «Negli anni Cinquanta eravamo affascinati dai camion Dooge: si trattava di uno di quei mezzi che gli Americani, dopo la guerra, avevano lasciato qui, ed erano utilizzati più che altro nel settore dell'edilizia. Erano gli unici grandi mezzi che vedevamo girare a quei tempi: non c'erano moltissime auto in giro, tranne quei camion, qualche raro trattore meccanico e i primi camioncini, ossia i Buzzi, che erano come gli Apecar, solo un po’ più grandi» racconta Adriano.

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