Combatte a Raqqa

Claudio, il giornalista di Curno che si è arruolato contro l'Isis

Claudio, il giornalista di Curno che si è arruolato contro l'Isis
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Un ragazzo di Curno a Raqqa, a combattere con l’esercito curdo Ypg contro l’Isis. È Claudio Locatelli, 29 anni, che ora si fa chiamare Heval Ulisse. In un’intervista a Repubblica tv, qualche settimana fa, ha raccontato: «Sono uno dei combattenti che si è unito al battaglione internazionale guidato da Karim Franceschi. Il mio nome di battaglia è Ulisse, ma il mio vero nome è Claudio. Un’immagine molto forte che posso raccontare è quella di un signore che mi ha guardato negli occhi e prima di abbracciarmi ha tirato fuori una pipa da un tavolo dicendo che l’aveva tenuta nascosta per quattro anni».

Com'è Raqqa. Gli viene chiesto cosa si aspetta di trovare a Raqqa: «Tantissime mine, diffuse probabilmente in tutta la città, soprattutto agli accessi, agli incroci e vicino alle abitazioni. Stiamo parlando di una città che sembra la battaglia di Stalingrado dal punto di vista tattico. Case grandi vicine, strette, passaggi, che molto probabilmente sono estremamente minati, stando alle informazioni d e l l’intelligence». L’amico e commilitone Karim Franceschini spiega che l’Isis a Raqqa è forte: «Sono in grado di trasformare la città in un inferno, per noi e per i civili».

 

 

Perché combattere. Sulle ragioni per cui Claudio ha deciso di unirsi ai curdi dello Ypg: «Ci ho pensato per lungo tempo e ho maturato questa scelta per quello che rappresenta. Questo per me non è iniziare a combattere, ma continuare a farlo. Qui vedo un’oppressione gigantesca che ha attaccato diversi Paesi, soprattutto la Siria, ma penso anche agli attentati a Berlino, Londra e Parigi. Potrà sembrare banale, ma per me è una lotta contro un’oppressione». Quante unità conta il battaglione: «Siamo trenta stranieri, di 15 nazionalità diverse. Fino a poco tempo fa c'erano dieci italiani nel battaglione. Poi, prima di Raqqa, alcuni anarchici sono tornati a casa. Al momento siamo rimasti sono due italiani. Pochi ma buoni».

 

 

Questo è l’unico modo per essere utili contro l’Isis? Claudio: «Per quanto mi riguarda, ci sono molti modi di lottare. Questo è un passo in più, perché è necessario cambiare la mentalità per sconfiggere l’Isis. Non basta batterlo militarmente sul campo per farlo svanire». Karim: «Ho portato qui i valori della nostra patria, i valori dei partigiani, ai quali ci sentiamo tutti legati con un filo rosso che nella storia non si è spezzato. Ci sentiamo di portare avanti la loro identità internazionalista e umana, di una giustizia che va oltre i confini. Noi qui combattiamo un’altra forma di fascismo che si chiama radicalismo islamico, ma ci sentiamo comunque parte di quella storia, di quel filo rosso, perché i valori che portiamo sono letteralmente gli stessi dei partigiani, se guardiamo le loro carte e la stessa Costituzione. Non combattiamo solo contro l’Isis, sono in molti a farlo, compreso Assad; noi combattiamo per qualcosa».

 

 

Da reporter a combattente. Claudio e Karim si sono arruolati con l'esercito popolare curdo in momenti diversi. Karim Franceschi, di Senigallia, è stato il primo italiano ad andare in Siria per combattere contro l'Isis a Kobane, nel gennaio del 2015. Ora guida uno dei battaglioni internazionali d'assalto, che fanno parte dello Ypg curdo. Claudio si è unito al battaglione solo qualche mese fa, dopo aver fatto il fotoreporter e giornalista in Siria per qualche mese. Ora stanno per partecipare entrambi alla battaglia finale, quella più difficile: la liberazione di Raqqa, capitale dello Stato Islamico.

La famiglia è in apprensione, dato che dal 15 maggio non è stato più possibile avere sue notizie. Quel giorno scriveva sui social: «Ho saputo che l’unità di crisi del nostro ministero è in contatto con la mia famiglia e i miei amici. Aprendo internet e riavendo linea ho ricevuto valanghe di messaggi di calorosa preoccupazione». Ha scritto inoltre: «Per quasi un mese ho seguito il fronte di guerra nella battaglia di Tabqa –Siria. Non c’era modo di avvisarvi (no linea né internet), un giornalista di conflitti fa anche questo. Nei prossimi giorni, salvo imprevisti, avrete modo di seguire in anteprima tutto quello che ho visto». Negli anni Claudio ha svolto l’attività giornalistica con grandi risultati. Ha vinto nel 2015 e 2016 all’European Youth Media Days il premio come giovane giornalista europeo. E poi l’impegno civile: ha partecipato a progetti di intervento per far fronte ai danni dei terremoti in Abruzzo ed Emilia, dell’alluvione del Veneto; ha dato una mano nei campi profughi sul confine siriano. È stato corrispondente in Kurdistan per l’agenzia stampa Nena News nonché direttore di progetti di intervento solidali internazionali.

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