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Un romanzo collettivo a Osio Sotto Tutti possono scrivere qualcosa

Un romanzo collettivo a Osio Sotto Tutti possono scrivere qualcosa
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Ha residenza ufficiale presso la biblioteca di via Matteotti a Osio Sotto, ma è abbastanza elastico da poter raggiungere le scrivanie di chiunque abbia voglia di osare. Trattasi del Romanzo Collettivo, un progetto narrativo nato a inizio febbraio e che si tradurrà in una vera e propria opera stesa a più mani. Le regole del gioco sono chiare: ciascun partecipante dovrà redigere, a ogni turno, tra le quindici e le quaranta righe e potrà tenere il volume fino a un massimo di cinque giorni. Non è consentito apportare per due volte consecutive il proprio contributo, tuttavia è possibile prenotarsi per un nuovo ritiro. Il progetto terminerà il primo giugno, e seguirà la pubblicazione, che sarà gelosamente custodita tra gli scaffali della biblioteca.

Un'opera a più mani, in divenire. «Per me si tratta di lasciare libero spazio agli utenti o anche a chi è semplicemente di passaggio - afferma l’assessore alla Cultura Corrado Quarti -. Grazie a Elena Salvoldi, volontaria del servizio civile, ci siamo trovati a mettere a disposizione della cittadinanza questa possibilità inedita. Siamo curiosi di vedere che riscontri avrà. È un’idea molto libera, in divenire». Sulla stessa linea è la responsabile della biblioteca, Paola Ferrario, che spiega: «Siamo stati contenti di poter far nostra questa iniziativa. Il volume solitamente resta appoggiato al leggio, ma in questo momento è a casa di uno degli utenti che si era prenotato».

 

 

Chissà, dunque, se la prima opera «firmata» da Osio Sotto sarà un noir, un giallo, o una storia d’amore. A circa tre settimane dalla partenze, è davvero troppo presto per dire quale sarà il risultato conclusivo, anche se Paola ammette che «forse, la difficoltà più grande, sarà mantenere una linea coerente durante tutto il corso della stesura. Andando avanti si creano infatti finestre narrative sempre nuove, con cui sarà sempre più difficile fare i conti. In ogni caso, il progetto ci è piaciuto, e abbiamo pensato che non fosse male provarci».

Anche non osiensi. Il regolamento prevede, in realtà, che anche i non osiensi possano aggregarsi all’avventura, tanto che la voce si è sparsa anche tra gli studenti del bibliocorso di scrittura creativa. Largo dunque a tutti gli spiriti creativi che si aggirano per la provincia bergamasca e che sono pronti a sposare l’idea elaborata in primissima battuta dalla zia della volontaria Elena, Emanuela Agostinelli: «Era diverso tempo che parlavo con mio zio di questo ipotetico romanzo collettivo. Ciò che ci ha spinti a portarlo alla luce è stato un semplice pensiero: perché abbiamo bisogno di trovarci tutto già pronto? Per una volta, pensavamo, perché non costruire qualcosa da zero? Per fortuna a Osio abbiamo trovato un contesto ricettivo, che ha accolto questa proposta». Eppure, Emanuela, non è una scrittrice, né un’accanita lettrice. Anche se al Romanzo Collettivo ha già dato un corposo contributo: «Oltre a piccoli pensieri fini a se stessi, non sono abituata a scrivere. Invece la lettura va a ondate, in alcuni periodi leggo moltissimo, in altri invece accantono per mesi il libro sul comodino. Il Romanzo Collettivo è però una cosa separata dalle mie abitudini, è un’idea che coltivavo da mesi. Ora ho trovato il terreno fertile per metterla in pratica e sono molto soddisfatta. A Osio Sotto il progetto è riuscito a decollare, soprattutto per merito della carta bianca che ci hanno lasciato in Comune. Sarebbe bello, chissà, che altre istituzioni condividessero l’idea e decidessero di prendere la stessa strada».

 

 

I numeri finora. Riguardo all’imponenza delll’opera, offre, invece qualche delucidazione Elena Salvoldi, grazie a cui il Romanzo Collettivo è uscito dal piano ipotetico, per essere trasferito su quello del reale: «Non c’è nessun limite quantitativo. Potrà essere di cento pagine, come potrebbe esserlo di ottocento, o anche di più. Si tratta di un vero e proprio esperimento: a maggior ragione, non sono stati posti troppi limiti». Non si sa, dunque, se il libro avrà la consistenza leggera di un’opera di Raymond Carver o il peso importante di un romanzo russo di fine Ottocento. Dipenderà anche dal numero di scrittori che il progetto attirerà: «L’affluenza per ora non è stata altissima, hanno scritto solo due persone, qualcun altro invece si è limitato a interessarsi per sondare il terreno - spiega Elena -. C’è anche chi l’ha portato a casa per poi tornare dicendo di non essere stato in grado di scrivere. Dobbiamo anche fare presente che, finora, non è mai rimasto più di un giorno appoggiato sul leggio, molti utenti non hanno nemmeno avuto il tempo di capire davvero di cosa si trattasse, proprio perché non c’è mai. Forse, quando la voce si spargerà e ci saranno un po’ più di pagine, sarà più facile per tutti lasciarsi trasportare dalla trama».

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