C'è sempre il ricorso, e dopo?

No al 93% delle richieste d'asilo Un problema serio per Bergamo

No al 93% delle richieste d'asilo Un problema serio per Bergamo
Pubblicato:
Aggiornato:

Sabato 18 giugno è stata la Giornata internazionale del rifugiato e anche Bergamo ha voluto far sentire la propria voce. Il Forum provinciale dei richiedenti asilo, il Comune, gli enti locali per la pace e la Caritas diocesana hanno infatti organizzato la marcia per i diritti del rifugiato, lanciando un appello ai comuni perché sperimentino maggiormente l’accoglienza diffusa sul territorio bergamasco, alla regione Lombardia perché la residenza non venga più posta come condizione di accesso ai servizi offerti dalla Regione stessa, al governo perché venga estesa anche ai migranti economici la possibilità di un permesso di soggiorno umanitario, e all’Europa perché riveda l’accordo con la Turchia. Alla presenza degli assessori Marchesi e Angeloni, il sindaco Giorgio Gori ha sottolineato l’importanza dell’accoglienza, anche per chi viene considerato solo «migrante economico».

 

welcome refugees 1

 

No al 93% delle richieste di asilo. E proprio durante una giornata così simbolicamente importante sono stati resi noti i dati, preoccupanti, relativi alla percentuale di richieste di asilo accolte nella nostra Provincia: oltre 9 su 10 vengono respinte, per la precisione il 93 percento di quelle presentate. Un dato che, almeno sulla carta, sembra confermare che la maggioranza dei richiedenti asilo non fuggono da guerre, ma si tratta di cosiddetti "migranti economici", persone che fuggono dalla miseria e dalla repressione di regimi dittatoriali, e che sognano un futuro migliore in Europa. Ma, in base ai trattati internazionali, questi ultimi non hanno diritto al riconoscimento dello status di rifugiato. Il problema è che, nonostante il secco "no" delle autorità, gli immigrati che si vedono respinta la richiesta d'asilo non lasciano il nostro Paese: c'è sempre il ricorso e, in attesa di una risposta definitiva, i soggetti continuano a godere dei benefit assicurati ai richiedenti asilo.

Questi dati hanno scatenato la reazione del sindaco Gori, presente alla marcia svoltasi in città sabato 18 giugno: «È un dato significativo, che deve spingere a riaprire la questione dei criteri che vengono utilizzati. È chiaro che non tutti sono siriani e quindi provengono da situazioni palesi di conflitto, ma soprattutto nell’Africa subsahariana la povertà, i disagi, le persecuzioni non garantiscono il rispetto dei diritti essenziali». Gori ha soprattutto sottolineato che troppi richiedenti asilo, dopo un iter lungo anche due anni, ricevono risposta negativa e diventano irregolari: «Dopo l’investimento da parte dello Stato per garantire loro accoglienza, formazione, apprendimento della lingua, queste persone si trovano per strada. È un problema serio, che ha ora, come unica possibilità normativa, il rimpatrio volontario o imposto, procedura che necessita di accordi con i Paesi d’origine. Per ora sono pochi questi accordi internazionali. Si deve trovare una soluzione diversa, anche temporanea, per evitare che i giovani finiscano nelle mani della microcriminalità». A tutto questo bisogna inoltre aggiungere, come spiega BgReport, che il 73 percento dei ricorsi dei richiedenti asilo va a buon fine.

 

marcia rifugiati bergamo

 

Le proposte (inascoltate) di Gori. Al di là dell'accoglimento o il respingimento della domanda di asilo, il problema centrale resta la lentezza della burocrazia italiana: le richieste di protezione presentate a Bergamo nel 2015 sono state circa 1450, la maggior parte delle quali non sono state ancora esaminate. Per risolvere il problema, ad aprile 2016 è stata aperta una sottocommissione per la valutazione delle richieste anche in città, sempre però sottoposta alla direzione della commissione di Brescia, in modo da diminuire la media di 18 mesi che un migrante attende nelle strutture di accoglienza per avere una risposta sul proprio status. Proprio questo periodo di attesa rappresenta la principale problematica, in quanto nel frattempo i migranti non possono lavorare né svolgere alcuna attività poiché privi di documenti. Lo stesso sindaco Gori, qualche tempo fa, aveva proposto insieme alla Caritas l'introduzione di un permesso umanitario a tutti i richiedenti asilo almeno per il primo anno, in modo da regolarizzarne le presenze sul territorio. E durante la marcia, Gori ha rilanciato l'idea, vincolando l'ipotetico permesso ad alcuni "doveri" dei migranti: imparare la lingua e un lavoro e continuare a fare volontariato per la gente del Comune che li accoglie. ma, per il momento, le proposte di Gori sono rimaste inascoltate.

Seguici sui nostri canali