L'altro volto della metropoli

L'incendio della Grenfell Tower e la Londra che tutti dimenticano

L'incendio della Grenfell Tower e la Londra che tutti dimenticano
Pubblicato:
Aggiornato:

Avevano rivestito la facciata di polistirolo e alluminio per salvare almeno le apparenze. Ma proprio quel rivestimento è stata una delle ragioni che hanno permesso al fuoco di divorare tutto l’edificio. La Grenfell Tower era un grattacielo costruito negli Anni Settanta, in una metropoli in piena espansione con grande domanda di abitazioni. Ne avevano messe tante di case in quella torre: 24 piani, 120 appartamenti, in tutto oltre 500 persone, in gran parte famiglie con bambini.

 

 

Il palazzo era gestito da un grande ente, il Kensington and Chelsea Tenant Management (Kctmo) - la maggiore organizzazione per la gestione degli affitti nel Regno Unito. Un ente molto discusso, proprio per la spregiudicata gestione dei beni di sua proprietà. Di “mini mafia” parlava un blog tenuto da una community di abitanti della torre. La rete elettrica era perennemente esposta a sbalzi di tensione che procuravano danni in particolare a computer e televisioni. A volte anche piccoli incendi. Per questo su quel blog nel 2016 avevano scritto che solo un grande incendio avrebbe fatto capire a quelli della Kctmo che non potevano più sottovalutare i rischi.

 

 

E il grande incendio purtroppo è scoppiato. Molto più grande di quanto gli attivisti del blog potessero lontanamente immaginare. Un incendio devastante, nella notte londinese, quando in quegli appartamenti tutti dormivano, perché quelle abitazioni non sono certo per il popolo della Londra luccicante e notturna. Dormivano le famiglie con i loro bambini, e che sono state colte completamente alla sprovvista perché, dalle prime risultanze sembra che neanche l’allarme funzionasse. C’è chi preso dal terrore si è deciso al gesto che nessun genitore vorrebbe mai trovarsi a fare: buttare il proprio figlio dalla finestra sperando che i teloni tesi dai pompieri fossero in grado davvero di raccoglierne la caduta. Le vittime finora sono 17, la polizia spera che il numero si fermi sotto il centinaio.

 

 

È un’altra Londra quella che è bruciata la notte scorsa, mandando in cenere decine di vite (anche la contabilità sta procedendo lenta, quasi fossero morti “minori”). Una Londra di persone normali, marginale, dimenticata: manovalanza oscura che permette ogni giorno di risplendere alla città-vetrina, che noi tutti guardiamo, e (stupidamente) ammiriamo e magari invidiamo. È la Londra che non vediamo e che naturalmente nessuno ci fa mai vedere (escluso l’irriducibile Ken Loach, coraggioso narratore in film di quello che è scomodo narrare); così come nessuno vedeva né sapeva delle banlieue parigine. Luoghi dove si concentra chi non conta ma che è comunque necessario perché la grande città continui a primeggiare nelle competizioni globali.

In una città dove svettano i grattacieli più moderni e più glamour. Dove la modernità galoppa con le sue innovazioni. Dove finanziarie e banche gestiscono immensi flussi di ricchezza, esiste anche un’immensa zona d’ombra. Ci voleva la terribile torcia della Grenfell Tower perché venisse illuminata questa città di serie B che vive dietro le quinte della luccicante città di serie A.

Seguici sui nostri canali