Il reportage

Viaggio nel cuore antico di Seriate Dove si cerca il modo di ripartire

Viaggio nel cuore antico di Seriate Dove si cerca il modo di ripartire
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Il rumore vibrante delle rotaie sul binario, lo scroscio delle acque del Serio, una musica per bambini a tutto volume, il cigolio di vecchie biciclette guidate da ragazzotti lunghi ed esili. È l’inizio di via Decò e Canetta a Seriate durante un sabato pomeriggio di luglio. Le facciate nascondono cortiletti o delle stradine, che conducono ad altre abitazioni. In quella che un tempo era un’aia, ma ora soltanto il cortile di una cascina divenuta condominio, i bambini giocano: ognuno ha un colore della pelle diverso, giocano insieme, alternando parole in italiano (con accento bergamasco) a una lingua che non so riconoscere.

 

 

Raggiungo piazza Bolognini, mi guardo intorno: non colgo quel degrado di cui tanto si parla. La maggior parte delle facciate è stata ridipinta, spiccano colori gioiosi, albicocca, arancione, lampone, giallo… Di sporcizia non ne vedo, salvo qualche mozzicone, che si è infilato tra una pietruzza e l’altra della pavimentazione, qualche cartaccia. Certo, non sono un vanto dell’estetica i tubi-paletti cavi che i cittadini hanno chiuso alla sommità con il nastro adesivo per evitare che diventino cestini dei rifiuti. Sulla sinistra c’è un bar storico, il «Bar Piazza Vecchia»: entro e mi accolgono il sorriso e l’allegra maglia a fiori della signora Giovanna Zambetti, che nel centro storico lavora e abita: «Non capisco perché la nostra sia vista come un’area così degradata - mi confida -. Vent’anni fa era molto peggio ed era abitata da persone, mi permetta l’espressione, “più ai margini”. Il problema è che la zona si è svalutata: penso che l’apertura di troppi esercizi commerciali stranieri abbia abbassato la qualità dell’offerta e, allo stesso tempo, anche il decoro urbano. Guardi fuori: noi abbiamo le piante, i vasi, teniamo molto anche all’immagine, mentre i negozi stranieri non hanno niente per abbellire e, anzi, spesso fuori c’è sporcizia. E nonostante ci sia un continuo pulire, addirittura tre o quattro volte a settimana, la sporcizia torna. Qua i vigili passano soltanto per multare le auto. Il resto non lo vedono».

Fuori dal bar i tavoli sono pieni e la media d’età è over sessantacinque: giocano a carte, fanno una chiacchierata, leggono il giornale godendosi un bicchiere di bianco, o semplicemente si siedono e osservano la piazza. Sono restii a parlare: dopotutto le cose non vanno così male, spiegano, «io non abito nemmeno qui»; «chieda a lui, lui sì che abita qui e conosce le cose come stanno», replica un altro. La persone indicata parla, ma chiede di restare anonima: «Qui in troppi passano contromano: questa strada è a senso unico. È pericoloso». Quindi i problemi qui sono anche di viabilità? Silenzio. Il signore del bar fa una pausa mentre gli altri lo osservano: «C’è la maleducazione di sporcare per strada. Quello è il vero problema. Passano a pulire e dopo due ore c’è già sporco, le persone non hanno rispetto per l’ambiente». Si zittisce; gli altri annuiscono e tornano a guardare la strada o a giocare a carte. Mi congedo e proseguo. C’è un sudamericano con una cagnolina maltese: ha i codini col fiocco rosa e, a giudicare dal pelo e dal taglio, dev’essere da poco stata nel negozio di toelettatura aperto qualche metro più avanti. Nel frattempo un uomo, probabilmente marocchino, vestito con un giubbino di pelle che solo a guardarlo fa caldo, commenta, inalando fumo da un sigaro: «È proprio bella, vero? È tanto dolce».

 

 

Entro in un altro bar: c’è una signora bionda, sorriso amichevole. Mariana Costea è una bella donna, di origini rumene, ma italiana per amore: è qui da 23 anni e dal 2011 vive a Seriate. «Prima stavo a Pradalunga, dove, insieme a mia sorella, gestivo un bar, poi ci siamo trasferite qui, pensando di proseguire per qualche anno l’attività. Pensavamo d’aver fatto un affare, con 72mila euro abbiamo acquistato, ma ora vorremmo vendere e ci darebbero circa 20mila euro. Nulla». Mariana ne ha viste tante: «Negli ultimi anni la criminalità è diminuita: tanti immigrati se ne sono andati, la droga gira molto meno rispetto a prima, ma certi provvedimenti non ci aiutano. Chiudere alle 22 significa sbatter fuori la gente, i miei clienti: non dico sia sbagliato del tutto chiudere nei giorni della settimana, ma almeno il sabato… Per noi che abbiamo il bar è una grossa perdita». Per risolvere il problema del centro storico esiste un’unica soluzione: portare gente in queste vie, in questa piazzetta. Feste, bancarelle, musica, ma non basta. «Nessuno mi ascolterà, però per me ci vuole poco - suggerisce la barista -. Ci sono già delle associazioni qui, come Albatro e i quattro gruppi di “Spasso”. Ci vuole poco per attirare gente: potrebbero mettere qui un ufficio pubblico. E se gira gente, magari aprono altri negozi e tutto può ripartire... Ma forse il problema in realtà interessa poco…». Un ragazzo nel bar, di origine nordafricana, dice: «"Se non vi va bene, tornate a casa vostra”, ci dicono in certi uffici comunali se ci rivolgiamo a loro per qualche problema. Non è il “no” che dà fastidio, è il modo. Possono dirci la stessa cosa, ma con rispetto. Siamo qui a lavorare, fatichiamo per guadagnare onestamente». Chiedo alla signora del problema rifiuti: mi porta nel cortile dietro il locale. Mi racconta della famiglia che viveva lì: «Sono andati via tre anni fa, ma nessuno ha mai portato via la spazzatura». Ci sono i segni dei morsi dei ratti. Dall’altra parte del cortile ci sono un vecchio materasso e uno stendipanni scassato: «Il materasso è stato per due giorni per strada. Non passavo con l’auto, quindi l’ho spostato io. Ho avvisato gli addetti alle pulizie, ma il materasso è ancora lì».

Esco. Fuori dal bar delle piante e un cestino. Appoggiato al muro un uomo con il cellulare in mano: decido di disturbarlo. Si chiama Ahmed Bouchane, è in Italia dal 2004 e arriva dal Marocco, dove ancora risiedono la moglie e sei figli piccoli, mentre i due più grandi sono qui con lui. «Il problema è che qui c’è tanta gente brutta e non onesta. Io e altri siamo qui per lavorare e ci diamo da fare. Non siamo qui per far casino. Per fortuna negli ultimi anni tanti sono andati via, ma la droga gira, perché la gente dice: "Non trovo lavoro e, se trovo, prendo poco; se invece vendo la droga, anche in una sola notte magari guadagno quello che gli altri prendono in un mese”. Ma non è cosa giusta, non è onesto. Molti marocchini come me sono tornati a casa perché adesso là c’è lavoro, ci sono le ditte anche italiane che si sono trasferite, c’è sempre pieno di turisti. Qui io lavoro, ma sono sotto cooperativa e lo stipendio non è alto». Si avvicina un altro uomo, del Marocco: ha sentito la conversazione, ha sentito dell’articolo di giornale, ma non vuole che io dica il suo nome. «Qui gira ancora la droga e tante donne fanno le prostitute in casa. Lo sanno tutti. Quelle donne vendono anche droga. Non solo gli immigrati, ma anche tanti italiani vengono qui, da queste, e comprano droga. Sanno dove trovarla. Girano anche permessi di soggiorno falsi e documenti falsi. Carabinieri e Polizia chiudono gli occhi. Non ci credo che non sanno nulla. Ogni tanto qualcuno viene preso, ma pochi».

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Giovanna Zambetti del bar Piazza Vecchia

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Ahmed Bouchane

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Lisa Astolfi

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Sporcizia nel centro storico di Seriate

Decido di suonare al campanello di una persona che conosco, Lisa Astolfi, che è la presidente dell’associazione "Seriate: recuperare il centro storico". «Il problema fondamentale del centro di Seriate è che non c'è mai stato un progetto su di esso come parte fondamentale della città. Nessuno negli anni, e nemmeno nel recente Pgt malgrado le continue richieste da parte della nostra associazione, ha mai formulato un'idea di città in cui il centro storico fosse visto come risorsa, ma è sempre stato considerato un problema isolato da risolvere». E tutti gli interventi che sono stati fatti negli anni? Sono solo «tappa buchi», mi dice Lisa. «Vengono attuati per cercare di arginare a posteriori i gravi problemi di decoro urbano, igiene, traffico, desertificazione delle attività commerciali, occupazioni abusive, mercato nero degli affitti, spaccio, prostituzione e sicurezza da anni denunciati dai residenti e di cui l'associazione ha fornito proposte operative rimaste inascoltate». Il problema è lo stesso di cui parlava Mariana: proposte potrebbero esserci, ma i cittadini non vengono ascoltati. E non sono certo le facciate o i progetti ideali sull’area a risolvere la questione: quelli sono solo il primo passo di una serie di interventi necessari («o forse dovrebbero essere solo l’ultimo degli interventi e dei pensieri», mi corregge Lisa). «È evidente che queste azioni non stanno risolvendo nulla… Anzi, posticipano decisioni da prendere secondo un’idea di progetto per la città che evidentemente non esiste».

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