Assediata la città

Iraq, la riconquista di Fallujah e la disperata resistenza dell'Isis

Iraq, la riconquista di Fallujah e la disperata resistenza dell'Isis
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Civili usati come scudi umani, generi di prima necessità che scarseggiano, condizioni di vita difficilissime, con poca acqua potabile e una drammatica scarsità di medicine. Una catastrofe umanitaria. Così è stata definita dall’Onu la situazione a Fallujah, proprio mentre l’esercito iracheno, coadiuvato dalle milizie sciite e dai pasdaran iraniani, ha sferrato l’attacco più duro all’Isis, che controlla la città da oltre due anni. Una battaglia cominciata il 23 maggio nei villaggi circostanti e che ha fatto precipitare la seconda città più grande dell’Iraq in uno stato di assedio.

Quella della liberazione di Fallujah è la madre di tutte le riconquiste, ma l’impresa è più difficile del previsto perché i miliziani dell’Isis stanno opponendo una strenua resistenza. Perché liberare Fallujah significa per chi combatte lo Stato Islamico tornare in possesso della città simbolo dell’estremismo sunnita, quella che per prima è stata conquistata dal Califfato prima ancora che esso venisse proclamato. Una perdita, per l’Isis, quella di Fallujah che infliggerebbe un pesante danno di immagine alla propaganda interna.

 

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Chi combatte. L’Iraq, secondo quanto dichiarato dal comandante dell’esercito che sta coordinando l’offensiva ha schierato circa 20 mila uomini. Si tratterebbe di “truppe anti-terrorismo” che operano in coordinamento con «altre forze armate e la polizia della provincia di Anbar», che hanno cominciato con la creazione di una sorta di anello attorno alla città dentro al quale soffocare gli jihadisti, e che hanno finito per blindare il centro città. A supporto delle operazioni ci sono, dal cielo, gli aerei della coalizione internazionale e l’aviazione irachena. Ma i miliziani, per difendersi, hanno scavato una serie di tunnel sotterranei e il ricorso ai kamikaze è diventato una prassi. In tutto tra le fila dell’Isis ci sarebbero 1200 uomini, che nonostante siano in palese difficoltà non smettono di lanciare controffensive.

Civili intrappolati. In questo scenario apocalittico sono pochissimi i civili che sono riusciti a fuggire. Dei circa 50mila abitanti rimasti in città dopo la conquista dello Stato Islamico, solo poche migliaia hanno potuto riparare in posti più sicuri, gli altri sono rimasti intrappolati in una morsa. Da un lato le forze governative, e dall’altro gli jihadisti del Califfo che hanno imposto il coprifuoco, minato gran parte delle strade e posizionato cecchini nei punti sensibili. Non ci sono vie di fuga sicure e anche le varie agenzie umanitarie non hanno potuto fornire aiuti per via delle difficoltà di accesso alla città, priva di corridoi umanitari sicuri. La gente è ridotta alla fame e per comprare un chilo di riso servono fino a 48 dollari, mentre per un sacco di farina ci possono volere anche 700 dollari. Chi riesce a scappare e a raggiungere i campi allestiti per i profughi, deve percorrere una trentina di chilometri a piedi.

Isis: tv, accanita resistenza a Falluja, uccisi 10 soldati
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In this image posted on a photo sharing website by an Islamic State militant media arm on Monday, May 30, 2016, IS fighters prepare to battle Iraqi forces and their allies west of Fallujah, Iraq. Iraqi forces battling their way into Fallujah repelled a four-hour attack by the Islamic State group in the city's south on Tuesday, a day after first moving into the southern edges of the militant-held city with the help of U.S.-led coalition airstrikes.(militant photo via AP)

Isis: media, forze irachene entrate a Falluja
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Iraqi federal police fight against Islamic State militants at the front line outside Fallujah, Iraq, Saturday, May 28, 2016. Six days into an Iraqi military operation to push Islamic State fighters out of Fallujah, residents still inside the city are preparing for a long battle, with some saying they fear being trapped between two forces they don't fully trust. (ANSA/AP Photo/Khalid Mohammed) [CopyrightNotice: Copyright 2016 The Associated Press. All rights reserved. This material may not be published, broadcast, rewritten or redistribu]

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Scontro interconfessionale. Chi tra i civili si rifiuta di combattere viene usato come scudo umano, oppure viene ucciso. L’Unicef ha lanciato l’allarme per i bambini: ce ne sarebbero almeno 20 mila in città, molti dei quali impiegati come soldati. Quello su cui l’Isis sta facendo leva nella sua accanita resistenza è lo scontro settario, promuovendo una sorta di propaganda tra i civili per farli arruolare nei ranghi delle proprie milizie, sfruttando l’odio interconfessionale che contrappone sunniti e sciiti. Fallujah, infatti, è conosciuta anche come la città delle moschee, grazie ai suoi 200 luoghi di culto musulmani. Ma soprattutto Fallujah è nota per il suo essere la città dove nel 2004 gli americani hanno fatto la maggiore fatica a combattere, impiegando sei settimane e 15 mila uomini per sconfiggere tremila islamisti. In città sono rimasti molti degli ex ufficiali fedeli a Saddam Hussein che da sempre sono stati ostili ai nuovi governi, e il sostegno popolare all’Isis è maggiore rispetto a qualsiasi altra città.

Ora quello che preoccupa è il timore, a riconquista avvenuta, di possibili vendette da parte delle milizie sciite che in passato hanno compiuto azioni di pulizia etnica e confessionale nei confronti dei civili sunniti a Tikrit e a Ramadi. Come se la popolazione temesse di più l’esercito che viene a liberarla del suo oppressore chiamato Isis.

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