Una lunga inchiesta di Moynihan

Il Saviano (un po' vittimista) che replica alle accuse di plagio

Il Saviano (un po' vittimista) che replica alle accuse di plagio
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È senza dubbio il caso letterario del momento: ZeroZeroZero, l’ultimo libro di Roberto Saviano, autore reso celebre dal bestseller Gomorra, non sarebbe del tutto frutto dell’originalità dello scrittore. A lanciare la pesante accusa di plagio è stato il Daily Beast, sito di informazione e opinione americano, che ha voluto mostrare al mondo come Saviano altro non sia che un ottimo arrangiatore del lavoro altrui. Più che di frecciate si tratta di vere e proprie cannonate, visto lo straordinario successo che l’autore napoletano riscuote in tutto il mondo e vista la grande attesa che circondava l’uscita di ZeroZeroZero. Da parte sua Saviano ha voluto immediatamente replicare alle accuse per stroncarle sul nascere, ma la polemica del Daily Beast, come il proverbiale battito d’ali di farfalla nel mezzo dell’oceano, ha già scatenato tsunami che difficilmente verranno placati.

 

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Il Daily Beast: un libro straordinariamente disonesto. «Saviano non ha solo scritto un cattivo libro. Ha scritto un libro straordinariamente disonesto». Più diretto e inequivocabile di così non si poteva davvero. Con una critica apparsa sul sito pochi giorni fa, il Daily Beast ha accusato la nuova opera dello scrittore napoletano, incentrata sul traffico della cocaina e sui cartelli della droga sudamericani, di ampio e spudorato plagio. Prima di entrare nel merito della questione, Michael Moynihan, il redattore dell’articolo, ha tracciato un rapido ma tagliente ritratto di Saviano, definendolo un personaggio ormai non più legato esclusivamente all’ambito della letteratura, ma con margini che ormai tracimano nettamente nella sfera sociale e in quella politica. I temi affrontati e il successo ottenuto di Gomorra, libro uscito nel 2006 in cui Saviano descrisse senza convenevoli la vita e le dinamiche della camorra napoletana, hanno fatto dello scrittore una sorta di icona della morale e della lotta alla mafia, un totem a cui ispirarsi e da cui trarre il coraggio per affrontare la criminalità organizzata in Italia. Elementi che hanno portato Saviano a vivere perennemente sotto scorta, cosa che ha avuto l’effetto di accrescerne l’alone ormai quasi mitologico. Persino nelle sale della politica italiana, sostiene Moynihan, il parere dello scrittore su determinate tematiche viene tenuto in alta considerazione, alle volte è addirittura richiesto.

 

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Alcuni esempi del plagio di Saviano. Terminata la presentazione di Saviano, Moynihan si dedica a mettere in luce alcuni passaggi di ZeroZeroZero in cui si evince come il libro sia «pieno di resoconti e scritti saccheggiati da giornalisti meno noti; include interviste con fonti che forse non esistono; e contiene numerosi casi di plagio inequivocabile». Tanto per cominciare, alcune pagine dedicate alla descrizione dell’organizzazione interna della gang messicana della droga Los Zetas non sarebbero per niente state reperite da capillari ricerche, come Saviano sostiene, ma sarebbero state letteralmente copiate da una pagina Wikipedia del 2008 riferita proprio al gruppo narcotrafficante in questione. Altro esempio riguarda la tragica storia di Christian Poveda, un attivista franco-spagnolo e regista brutalmente assassinato in Salvador. Gran parte della descrizione fornita da Saviano è copincollata, sostiene Moynihan, da un articolo del 2009 del Los Angeles Times, scritto dalla giornalista di Città del Messico Deborah Bonello. Il redattore del Beast riporta parola per parola, ed effettivamente combaciano alla perfezione. E si potrebbero fare molti altri esempi. Moynihan sottolinea inoltre come Saviano non citi mai alcun tipo di fonte, lasciando intendere che tutte le informazioni su cui ha costruito il libro siano state reperite da lui in prima persona.

 

Roberto Saviano

 

La replica di Saviano. L’autore napoletano ha voluto rispondere a queste accuse, che naturalmente in brevissimo tempo hanno fatto il giro del mondo, attraverso un articolo apparso oggi su Repubblica. L’apertura fa capire immediatamente la posizione di Saviano: «Accade sempre così, prima con Gomorra e ora accade con ZeroZeroZero: quando un libro ha molto successo, quando supera il muro dell’indifferenza, quando le storie che veicola iniziano a creare dibattito, è quello il momento giusto per fermare il racconto. Per bloccarlo. E come sempre il miglior metodo è gettare discredito sul suo autore». La posizione di Saviano, dunque, è riassumibile in questi termini: sono un personaggio scomodo perché parlo di certi temi e ho un grande successo, per questo cercate di distruggermi. A sostegno della propria innocenza letteraria, l’autore riporta gli esiti di un processo che già ha dovuto sostenere proprio per accuse di plagio in merito a ZeroZeroZero, e in cui il giudice ha infine sentenziato che eventuali copiature riguarderebbero solo lo 0,6 percento dell’intera opera: roba irrisoria, sostiene Saviano. Accusa inoltre il Daily Beast di non essere stato completo nel citare le parti ritenute oggetto di plagio, avendo estrapolato solo alcuni frasi ed omettendo incisi al solo fine di screditarlo. Saviano prosegue poi tentando di smontare tutte le critiche di Moynihan. La chiosa è particolarmente agguerrita: «Mi dispiace per i miei critici, anche per quelli americani. Fiero dell’odio e della diffamazione, degli attacchi che ricevo quotidianamente, difenderò sempre il mio stile letterario: sia che lo usi per scrivere libri o articoli, sia che lo usi in teatro o per una serie tv. Il cachinno contro di me non fermerà la mia letteratura. Rassegnatevi: continuerò a indagare il reale, con il mio stile». Chi ha ragione? Chissà, di certo questa querelle ha dato ulteriore spazio mediatico a ZeroZeroZero. Almeno di questo, Saviano dovrebbe esserne contento.

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