Per ora coinvolto solo il mercato americano

La truffa delle emissioni truccate che fa tremare la Volkswagen

La truffa delle emissioni truccate che fa tremare la Volkswagen
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Una notizia-bomba ha sconvolto quest’oggi il mercato delle case automobilistiche. La Volkswagen, seconda casa di produzione di automobili al mondo, ha truccato i dati di emissione di particelle inquinanti nell’atmosfera. La truffa, che per il volume del risarcimento ipotizzato non ha pari nella storia del settore, è emersa in queste ore, e l’eco della notizia ha già fatto crollare i titoli in borsa del colosso di Wolfsburg, specie dopo la conferma arrivata dall'ad Martin Winterkorn. Per ora la certezza riguarda solamente il mercato americano (dove è stata bloccata la commercializzazione dei modelli di Volkswagen e Audi), ma Berlino si è già mossa per chiedere che vengano effettuate verifiche anche sulle auto vendute in Germania, e non è escluso che l’Europa possa muoversi unita per chiedere ulteriori analisi dei modelli in circolazione sul territorio. Dagli uffici dirigenziali della sede di Volkswagen l'amministratore delegato ha detto in un comunicato di essere «profondamente dispiaciuto» per avere «tradito la fiducia dei nostri clienti e del pubblico. Coopereremo pienamente con le agenzie responsabili, con la trasparenza e l’urgenza, necessarie, per stabilire tutti i dettagli del caso. Volkswagen ha ordinato un’inchiesta esterna».

 

EPA Volkswagen

 

Il caso. La spia che ha fatto accendere i riflettori sulla questione risale allo scorso anno. L’International Council on Clean Transportation, un’associazione no profit che effettua test e analisi specifici sulle emissioni dei veicoli, ha denunciato una disparità tra i risultati delle analisi e gli stessi forniti da Volkswagen. La casa automobilistica inizialmente ha temporeggiato fornendo informazioni vaghe, solo in un secondo tempo, con la discesa in campo dell’EPA ( l’agenzia federale per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti) ha ammesso le proprie responsabilità.

Il trucco. Sotto accusa c’è un sofisticato meccanismo che Volkswagen ha installato sui propri motori diesel, con la funzione di alterare i test delle emissioni effettuati col dinamometro, uno strumento che rileva le emissioni inquinanti. Nel mercato americano sono coinvolti quattro modelli per il periodo di produzione che va dal 2009 al 2015 (Jetta, Beetle, AudiA3, Golf), più le Passat prodotte nel biennio 2014-15. Sembra siano 482mila in totale le auto che le autorità americane hanno chiesto di ritirare dalla circolazione. Alla truffa si aggiunge infatti il danno ambientale, in quanto le auto in questione riportano emissioni di azoto decisamente superiori alla media.

 

Martin Winterkorn

 

Sanzioni. 18 miliardi di dollari è la cifra stratosferica che circola in queste ore. Sarebbe sicuramente un record senza precedenti, ma le perdite del gruppo Volkswagen non si fermeranno qui. Le quotazioni in borsa han già bruciato quasi 20 miliardi di euro, registrando un calo che trova solo nel 2008 un precedente avvicinabile. Il titolo ora vale 60 miliardi di dollari, ma potrebbe scendere ulteriormente. Sembra che sia già pronto un piano per il pagamento da presentare agli investitori, ma le perdite potrebbero essere ben più gravi. L’agenzia di rating internazionale Fitch prevede un revisione del valore “A” di affidabilità del marchio, che potrebbe essere modificata al ribasso in seguito alla perdita di credibilità internazionale.

Fiducia. Dal quartier generale del colosso tedesco giungono comunicati di scuse. Il dispiacere maggiore risiede nell’aver ingannato i clienti, aver mancato al rispetto della fiducia riposta. La strategia al momento sarà di una collaborazione stretta con le autorità per garantire la massima trasparenza. Quello che rimane davvero poco chiaro sono le ragioni dell’inganno. Volkswagen ha aperto un’indagine interna per identificare i singoli colpevoli dell’accaduto; la spiegazione più naturale si evince constatando che un motore diesel senza emissioni ridotte esprime più potenza e permette una guida maggiormente efficace. In queste ore anche il Dipartimento di Giustizia americano si sta interessando alla vicenda, è infatti possibile che alcuni dirigenti o ingegneri coinvolti più a fondo nell’imbroglio possano rischiare sanzioni penali.

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