Si attendono le decisioni del gip

L'uomo che ha ucciso Emmanuel donerà quel che ha alla vedova

L'uomo che ha ucciso Emmanuel donerà quel che ha alla vedova
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Nella giornata di ieri, domenica 10 luglio, si sono tenuti i funerali di Emmanuel, il 36enne nigeriano ucciso la scorsa settimana da Amedeo Mancini in provincia di Fermo. Ha destato una certa impressione la comprensibilissima disperazione in cui versa la compagna di Emmanuel, Chimiary, assediata da giornalisti e telecamere all'uscita della chiesa in un contesto, francamente, privo di piena mancanza di rispetto. Nel frattempo, Mancini è ancora rinchiuso in attesa della pronuncia del gip, e ha fatto sapere di voler concedere alla donna un terzo della propria abitazione e un pezzettino di terra di proprietà della sua famiglia.

 

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I funerali di Emmanuel. «Leave me alone», lasciatemi sola, ha detto Chimiary, che probabilmente per dare maggior enfasi giornalistica è stato tradotto con «sono rimasta sola» dalla maggior parte dei media. Costretta a riportare ai microfoni una volta ancora la sua storia terribile, Chimiary racconta di come lei ed Emmanuel siano dovuti scappare dalla furia del gruppo terroristico nigeriano di Boko Haram, di come si siano spostati in Libia dove i trafficanti di uomini dall'Africa all'Europa l'hanno a tal punto malmenata da farle perdere il bambino che avevo in grembo, dopo che il primo figlio era morto, assieme ai genitori e ai suoceri, in un attentato proprio di Boko Haram; la traversata del mediterraneo e poi la speranza di una nuova vita nelle Marche, dove l'arcivescovado di Fermo si è impegnato per aiutare lei ed Emmanuel ad inoltrare la richiesta d'asilo. Durante la cerimonia del funerale, il sacerdote aveva invitato Chimiary sull'altare per «dare un messaggio d'amore ad Emmanuel», ma non ce l'ha fatta, sopraffatta dalle lacrime e dal dolore. Ora il Ministero dell'Interno seguirà passo passo la sua integrazione in Italia, e l'Università di Ancona ha fatto sapere che le saranno pagati per intero gli studi (aveva già fatto due anni di medicina in Nigeria).

 

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La scelta di Mancini. Intanto, Amedeo Mancini, l'assassino di Emmanuel, ha riconosciuto di avere una «responsabilità morale ma non giuridica» rispetto a quanto accaduto, cosa che, francamente, è piuttosto complicato capire cosa significhi. Fatto sta che per questo motivo Mancini ha deciso di donare a Chimiary «tutto quello che ho», ovvero un terzo di una casa colonica e un pezzettino di terra che aveva ereditato dal padre. Da un punto di vista strettamente giudiziario, l'avvocato difensore di Mancini ha scelto di non chiedere gli arresti domiciliari, rimettendo nelle mani del gip «la scelta più opportuna». La speranza della difesa era che si potesse giungere ad un momentaneo e completo rilascio dell'accusato, in attesa che cominci il giudizio vero e proprio. Già entro la fine della giornata dovrebbe arrivare il responso da parte del giudice delle indagini preliminari.

 

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L'accaduto. Emmanuel Chidi Namdi era un uomo nigeriano di 36 anni, in Italia dietro richiesta di asilo in seguito alle violenze del gruppo terroristico di Boko Haram nel loro Paese d’origine, mentre Amedeo Mancini, 39 anni, è un ultras della Fermana, notoriamente vicino ad ambienti di estrema destra e già sotto Daspo. Emmanuel e la compagna, Chimiary, stavano passeggiando per le strade di Fermo, mercoledì 6 luglio, quando incrociarono Mancini, che pare abbia cominciato a rivolgere insulti razzisti nei confronti della donna. Battibecco, litigio, fino alla violenza, che ha portato alla morte di Emmanuel e ad un lieve ferimento della compagna. Il giorno dopo Mancini è stato raggiunto dalle forze dell’ordine e arrestato con l’accusa di omicidio preterintenzionale aggravato da finalità razziste.

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