Il cibo non arrivava da ottobre

Siria, l'assedio e la fame di Madaya dove la gente mangia le foglie

Siria, l'assedio e la fame di Madaya dove la gente mangia le foglie
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Dopo sei mesi di di assedio, il governo siriano ha approvato l'ingresso di aiuti umanitari dell'Onu a Madaya, città a 40 chilometri da Damasco dove circa 42mila persone sono in procinto di morire di fame. A riferirlo è l’Onu, in un comunicato congiunto dei coordinatori umanitari per la crisi in Siria, Yacoub el Hillo e Kevin Kennedy. Anche il portavoce dell'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr), Melissa Fleming, ha annunciato che il governo siriano si è impegnato a «permettere alle organizzazioni umanitarie di raggiungere Madaya, dove è previsto l'arrivo dei primi aiuti nei prossimi giorni». Il governo di Damasco sostiene che l’apertura del canale umanitario è stata concessa per salvare il popolo siriano, ed è la prima volta che accade una cosa simile in cinque anni di guerra civile.

Dai social network alle cronache di tutto il mondo. Madaya era salita alle cronache qualche giorno fa, quando sui social network hanno cominciato a circolare diversi filmati che mostrano persone ridotte a pelle e ossa. Sebbene l’autenticità dei documenti non sia verificabile e ci sia il rischio del fattore propaganda, i riflettori si sono accesi su questa città che sorge sulle montagne della Siria al confine col Libano, a nord ovest di Damasco: qui dal luglio scorso la gente vive sotto un assedio imposto dalle delle forze filo-governative legate al Presidente Bashar al-Assad. Molti media nelle ultime settimane si sono interessati alla sorte degli abitanti di Madaya: in città il cibo è praticamente finito e ci sono almeno 300 bambini e infanti che soffrono di malnutrizione. Altre 40mila persone stanno morendo di fame e hanno scarso accesso ad aiuti e forniture mediche, sempre a causa dell’assedio dei filo-governativi.

 

 

Crimine di guerra. Sarebbero almeno 23 i morti per carenza di cibo da inizio dicembre: una situazione che Amnesty International non ha esitato a definire come crimine di guerra. Almeno 1200 persone, imprigionate nelle mura delle loro stesse case, soffrono di patologie croniche, come diabete e insufficienza renale. Medici Senza Frontiere afferma che l’ultima consegna di cibo a Madaya risale al 18 ottobre scorso.

Foglie, terra, cani e gatti. Alcuni abitanti si sono ingegnati e hanno deciso di nutrirsi di foglie e terra, unici elementi naturali che ancora è stato possibile reperire in città. Ma anche quelle sono finite. Altri si sono cibati di cani e gatti, almeno finchè ne circolavano. Altri ancora stanno in piedi ad acqua e sale. Manca totalmente il latte per i bambini, perché anche le madri sono troppo deboli e fiaccate dalla malnutrizione per produrlo. Da giorni sta nevicando, e il freddo si fa sempre più pungente. La Croce Rossa ha informato che la gente per scaldarsi cerca di bruciare la plastica e ormai è allo stremo delle forze per poter svolgere qualsiasi tipo di attività. I bambini sono troppo deboli per riuscire a camminare.

 

 

Il ruolo di Hezbollah. Stando a quanto riferisce l’Ondus, la ong con sede a Londra che sostiene l’opposizione al regime di Assad, la città è cinta da un labirinto di filo spinato e ovunque si metta piede si corre il rischio di saltare in aria a causa delle mine antiuomo. A fianco delle milizie governative a Madaya c’è anche Hezbollah: gli sciiti non nascondono di ricorrere ai negoziati per portare alla fine dell’assedio da parte delle milizie sunnite di Ahrar al-Sham delle città settentrionali di Kafrayya e Fua, nella provincia di Iblid, dove a essere in condizioni simili a quelle di Madaya ci sono persone di fede della loro fede.

 

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I profughi hanno peggiorato la situazione. La situazione di Madaya è peggiorata con l’arrivo di centinaia di profughi provenienti dalla vicina al-Zabadani, che qui hanno cercato rifugio. Al Zabadani costituiva il principale centro urbano che nel 2012 si era rivoltato contro il regime e costituiva una minaccia ai lealisti. Dopo l'assedio e la conseguente distruzione quasi completa della città da parte di Hezbollah l'estate scorsa, i resistenti locali erano stati lasciati fuggire a Madaya. Ma i prezzi, soprattutto dei generi alimentari, negli ultimi tempi sono saliti alle stelle, così il mercato nero e il contrabbando la fanno da padroni, con cifre che arrivano anche all’equivalente di 70 dollari per un chilo di zucchero o di riso, e ci vogliono anche 130 dollari per la stessa quantità di farina o fagioli.

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