Qui 150 monaci furono trucidati nel 1743

Il più antico monastero dell'Iraq che il Califfato ha ridotto in macerie

Il più antico monastero dell'Iraq che il Califfato ha ridotto in macerie
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Era il più antico luogo di culto cristiano in Iraq ed è stato distrutto dalla follia devastatrice dei jihadisti. Dair Mar Elia, il monastero di sant’Elia, non c’è più. Una perdita di inestimabile valore storico e spirituale che risale a un anno e mezzo fa, anche se la conferma è arrivata solo in questi giorni, riportata dall'Associated Press, che si basa sull'analisi delle immagini satellitari: al posto degli antichi resti di questo monastero abbandonato oggi ci sarebbe solo un cumulo di macerie.

 

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Il nome di Cristo. Il monastero di Sant’Elia era stato costruito nel 590 dopo Cristo su una collina che sovrasta Mosul, e dopo il restauro del XVII secolo è diventato meta di pellegrinaggio per migliaia di fedeli che raggiungevano il monastero per la festa del suo santo, l’ultimo mercoledì di novembre. Gli archeologi ritengono che sia tra i più antichi monasteri al mondo: all’ingresso, è stata rinvenuta un’iscrizione con le lettere greche “chi” e “rho”, monogramma con cui in anticità veniva indicato il nome di Cristo.

La storia del monastero. Fin dalla sua edificazione il monastero non ha avuto vita facile, trovandosi spesso nel mirino di guerre, saccheggi, devastazioni. Nel 1743 per la prima volta fu assediato e saccheggiato da un generale persiano e 150 monaci furono trucidati per essersi rifiutati di convertirsi all'Islam. Nel tempo, Dair Mar Elia è diventato un luogo di incontro non solo per i cristiani, ma anche per i musulmani, entrato a far parte della vita di tutta la comunità irachena.

 

[Una cerimonia ortodossa, nel 1920]

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Lo sfregio americano. L’ultimo affronto il monastero lo subì con l’invasione americana, quando i militari dispiegati nella zona che qui avevano anche una base, quelli della 101ma Divisione aviotrasportata Usa, avevano rovinato le mura scrivendoci sopra il nome delle loro unità, disegnato i simboli delle aquile e lasciato messaggi d’amore per le loro fidanzate. Una vicenda di cui si occupò anche il giornalista americano James Foley sei anni prima di essere catturato e barbaramente ucciso dai terroristi del Califfato.

 

[Soldati americani celebrano nel monastero la messa di Pasqua del 2005]

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Il ruolo dei cappellani militari. Nonostante fosse stata distrutta anche gran parte del tetto, quando gli americani se ne andarono il monastero era sopravvissuto mantenendo intatte 25 stanze e una cappella. Anche perché se è vero che i militari a stelle e strisce hanno danneggiato il sito, è altrettanto vero che i cappellani militari degli stessi battaglioni se ne sono sempre presi cura, affinché gli iracheni tornassero in possesso del loro luogo di culto senza troppi danni.

La guerra alla civiltà. I rilievi condotti sulle immagini satellitari hanno evidenziato come a distruggere definitivamente il monastero siano state cariche di esplosivi e bulldozer. E così, dopo aver distrutto le bellezze assire di Nimrud prima e di Palmira poi, è toccato a Dair Mar Elia. Non solo perché il Califfo vuole distruggere ogni forma di arte, cultura e civiltà, ma anche perché il traffico delle opere d’arte e dei reperti archeologici vale per il sedicente Stato Islamico milioni di dollari.

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