E in borsa il titolo perde il 20%

Le auto truccate sono 11 milioni Ora Volkswagen come reagirà?

Le auto truccate sono 11 milioni Ora Volkswagen come reagirà?
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Continua a infuriare la bufera che ha travolto Volkswagen in questi giorni. Lo scandalo dei motori diesel truccati non si placa, fagocitato dalle richieste istituzionali di nuovi controlli e garanzie. La figuraccia nazionale che preoccupa la Germania intera fuori dalle mura di casa genera sorrisi malcelati e sguardi tutt’altro che funerei. E in borsa porta ad un nuovo tonfo del gigante di Wolfsburg: -20%, una mazzata dopo il -17% di ieri. Non solo: è di questa mattina l’annuncio del ministro delle finanze francese, Michel Sapin, che ha chiesto una linea comune europea per sorvegliare la faccenda. L’Europa non può avviare un’indagine, ma la Commissione ha fatto sapere che monitorerà l’andamento dei fatti nell’interesse e nella tutela dei cittadini dell’Unione. Nel frattempo il valore del gruppo in Borsa continua a precipitare, facendo inversamente salire il morale di Marchionne e dei giapponesi di Toyota, che vedono aprirsi un luminoso orizzonte sul mercato nordamericano. La Volkswagen ha stanziato la cifra di 6,5 miliardi di euro per far fronte all’emergenza, ma la situazione non è ancora tranquilla. Oggi hanno dichiarato di avere 11 milioni di auto in circolazione col motore “truccato”, per cui non si esclude possano arrivare altre sanzioni. Anche in Italia il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha fatto sapere che verrà aperta un’indagine. Il ministro Galletti ha scritto all’amministratore delegato e direttore generale di Volkswagen, chiedendo informazioni sulle vetture vendute: qualora ci siano, anche sulle nostre strade, mezzi coi dati alterati, allora anche il nostro Paese valuterà il ritiro delle vetture e lo stop delle vendite.

 

Germany Volkswagen Emission Scheme

 

Il caso. La spia che ha fatto accendere i riflettori sulla questione risale allo scorso anno. L’International Council on Clean Transportation, un’associazione no profit che effettua test e analisi specifici sulle emissioni dei veicoli, ha denunciato una disparità tra i risultati delle analisi e gli stessi forniti da Volkswagen. La casa automobilistica inizialmente ha temporeggiato fornendo informazioni vaghe, solo in un secondo tempo, con la discesa in campo dell’EPA ( l’agenzia federale per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti) ha ammesso le proprie responsabilità.

Il trucco. Sotto accusa c’è un sofisticato meccanismo che Volkswagen ha installato sui propri motori diesel, con la funzione di alterare i test delle emissioni effettuati col dinamometro, uno strumento che rileva le emissioni inquinanti. Nel mercato americano sono coinvolti quattro modelli per il periodo di produzione che va dal 2009 al 2015 (Jetta, Beetle, AudiA3, Golf), più le Passat prodotte nel biennio 2014-15. Sembra siano 482mila in totale le auto che le autorità americane hanno chiesto di ritirare dalla circolazione. Alla truffa si aggiunge infatti il danno ambientale, in quanto le auto in questione riportano emissioni di azoto decisamente superiori alla media.

 

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Sanzioni. 18 miliardi di dollari è la cifra stratosferica che circola in queste ore. Sarebbe sicuramente un record senza precedenti, ma le perdite del gruppo Volkswagen non si fermeranno qui. Le quotazioni in borsa han già bruciato quasi 20 miliardi di euro, registrando un calo che trova solo nel 2008 un precedente avvicinabile. Il titolo ora vale 60 miliardi di dollari, ma potrebbe scendere ulteriormente. Sembra che sia già pronto un piano per il pagamento da presentare agli investitori, ma le perdite potrebbero essere ben più gravi. L’agenzia di rating internazionale Fitch (proprio quella che ci ha bastonato in passato) prevede un revisione del valore “A” di affidabilità del marchio, che potrebbe essere modificata al ribasso in seguito alla perdita di credibilità internazionale.

Fiducia. Dal quartier generale del colosso tedesco giungono comunicati di scuse. Il dispiacere maggiore risiede nell’aver ingannato i fedeli clienti, nell’aver mancato al rispetto della fiducia riposta. La strategia al momento sarà di una collaborazione stretta con le autorità per garantire la massima trasparenza. Quello che rimane davvero poco chiaro sono le ragioni dell’inganno. Volkswagen ha aperto un’indagine interna per identificare i singoli colpevoli dell’accaduto; la spiegazione più naturale si evince constatando che un motore diesel senza emissioni ridotte esprime più potenza e permette una guida maggiormente efficace. In queste ore anche il Dipartimento di Giustizia americano si sta interessando alla vicenda, è infatti possibile che alcuni dirigenti o ingegneri coinvolti più a fondo nell’imbroglio possano rischiare sanzioni penali.

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