Arrivò nell'anno dei Vava-Boys

Che fine ha fatto Massimo Paganin

Che fine ha fatto Massimo Paganin
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È arrivato a Bergamo nell’anno dei Vava-Boys. In maglia nerazzurra ha giocato solo per due stagioni, nella seconda parte della sua esperienza ha vissuto da vicino la pessima avventura di Comandini e Saudati. Con Carrera ha formato una coppia di difensori centrali di grandissima affidabilità. Da Bergamo è andato via forse troppo in fretta, eppure i suoi modi gentili e il suo “peso” nel gruppo lo hanno fatto apprezzare da parecchi dei compagni dell’epoca. Si parla di Massimo Paganin, difensore vicentino classe 1970 che con la maglia nerazzurra ha disputato una cinquantina di gare tra campionato e Coppa Italia. Lo abbiamo rintracciato per sapere che fine ha fatto, e ripercorrere alcuni momenti di quelle stagioni della Dea.

Tante partite, zero gol. Scorrendo la sua carriera, si nota come dopo le giovanili con la Fiorentina l’aitante centrale vicentino (Colantuono lo avrebbe definito “bello grosso” visti i 185 cm di altezza per i circa 80kg di peso) ha vestito le maglie di Reggiana, Brescia, Inter, Bologna, Atalanta, Sampdoria, Vicenza e Akratitos (Grecia). A Bergamo le presenze sono tante ma di gol nemmeno l’ombra. «È abbastanza strano in effetti perché almeno un gol all’anno, in precedenza, lo avevo sempre segnato. Sui calci d’angolo o in altre circostanze mi è successo con l’Inter, con la Reggiana e anche con il Brescia. A Bergamo, purtroppo no. Ricordo una gara di Coppa Italia nella seconda stagione, in cui io e Saudati ci lanciammo in contropiede: ero liberissimo, poteva farmi fare gol e invece ha deciso di continuare da solo. Peccato, quella volta mi sono veramente arrabbiato».

 

 

Comandini e Saudati. Appunto, Luca Saudati. Insieme a Gianni Comandini: i due attaccanti arrivarono dal Milan per una cifra veramente alta (si parla di 30 miliardi complessivi) ma la scelta si rivelò completamente sbagliata. «Sono cose che nel calcio possono succedere, ma è stato il ragionamento alla base che è stato sbagliato. La differenza tra un gruppo di 11 buoni giocatori ed una squadra vera la fanno aspetti come la coesione, l’amalgama e la conoscenza. Se due giocatori sono cresciuti assieme fin dal vivaio, è normale che sappiano benissimo cosa devono fare e come un compagno preferisce ricevere la palla. Con loro e nel complesso in quel mercato del 2001 è stato fatto un errore di fondo e si è cercato di stravolgere un gruppo che era, di per sé, già affiatato».

E Morfeo? Tanti giovani bergamaschi, tanti prodotti nel vivaio con Vavassori nel primo anno dopo la promozione del 2000, troppi cambiamenti alcuni mesi più tardi. «Ricordo bene che quell’anno la squadra andava forte, anche se già nel novembre del 2000 ci furono le prime avvisaglie di quello che sarebbe successo con l’acquisto di Morfeo. Era un giocatore importante ma per le dinamiche del gruppo, non fu semplice gestire il suo arrivo. Gente come me e Carrera, ad esempio, si calò senza problemi nei meccanismi della giovane Atalanta, ma non fu per tutti la stessa cosa. In campo, comunque, ottenemmo buoni piazzamenti e il primo anno arrivammo addirittura settimi».

 

 

Doni e Morfeo. Massimo Paganin giocò, tra gli altri, con due talenti come Cristiano Doni e Domenico Morfeo. La carriera dei due è stata molto diversa: tecnicamente parlando, chi era il più forte? Domanda complicata, risposta chiara e molto dettagliata. «Credo che Domenico Morfeo avesse mezzi tecnici veramente grandiosi. Il vero problema è che non ha mai fatto il definitivo salto di qualità. È stato un peccato: sarebbe bastato poco per affermarsi in modo totale e invece è rimasto un po’ nel mezzo. Si piaceva molto, era un esteta della giocata e a volte non era decisivo. Cristiano Doni invece in quel periodo era quasi al top: ricordo una grande stagione che gli valse anche la convocazione ai Mondiali in Corea».

Che fine ha fatto Massimo Paganin? La carriera da calciatore di Massimo Paganin si è conclusa nell’estate del 2006 in Grecia. Nelle stagioni successive l’ex centrale difensivo si è divertito con il Beach Soccer di cui è anche un seguace in tv mentre si divide tra gli impegni con Mediaset e quelli con AIC. «Mi sono divertito a giocare a Beach Soccer ma l’ho fatto solo per poco tempo. Seguo sempre con interesse la Nazionale: nei recenti giochi di Baku è arrivata una medaglia d’argento e ci sono stati anche altri risultati in passato molto interessanti come la vittoria sui campioni brasiliani. La squadra è formata da ex-giocatori professionisti e partecipa ai tornei della Beach Soccer Golden League, è allenata dal mio amico Maurizio Iorio e mi diverto a fare il tifo».

A Mediaset anche quest’anno. Mentre continua a seguire le aziende di famiglia (i Paganin hanno diversi interessi in molti campi), Massimo continua anche la sua esperienza televisiva in Mediaset. «Ho iniziato a lavorare come commentatore negli studi di Mediaset, e proprio pochi giorni fa ho avuto dal direttore Alberto Brandi la conferma che a breve ci vedremo per il contratto relativo alla prossima stagione. È divertente e allo stesso tempo gratificante, il calcio mi piace sempre molto e poterne parlare ogni settimana è una bella soddisfazione». Dagli schermi televisivi al lavoro sul campo con l’AIC, l'Associazione Italiana Calciatori, il salto è brevissimo. «Da pochi mesi collaboro anche con Damiano Tommasi e con l’associazione calciatori. Siamo spesso in giro per corsi di formazione che aiutino calciatori in attività e ritirati a migliorare le proprie conoscenze in una serie di ambiti che riguardano il mondo del lavoro. Credo molto in questi progetti a sostegno della categoria».

Stage in Cina e il saluto ai tifosi atalantini. L’ultima chicca che regala Massimo Paganin riguarda un impegno che tra pochissimo lo vedrà volare in Oriente. «Mi è stato proposto di seguire l’apertura di un’accademia calcistica che aprirà in Cina, e sarò prossimamente nel Paese per una ventina di giorni circa. Sono esperienze molto curiose e affascinanti, ho accettato volentieri e sono felice di poter dare un contributo». Prima dei saluti, Massimo Paganin ricorda la passione dei tifosi atalantini e sottolinea come a Bergamo, l’Atalanta, sia un amore viscerale. «I tifosi sono molto attaccati alla squadra. Credo che questo sia qualcosa di molto bello, finché si resta sempre nell’ambito del rispetto per i giocatori e per le regole è giusto sottolineare una passione che trascina e che è riconosciuta veramente in tutta Italia. Torno a Bergamo sempre molto volentieri, la mia esperienza di campo è durata solo due stagioni ma la ricordo con grande piacere».

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