Il custode di Palmira ucciso dall'Isis

Belle iniziative a Bergamo e Milano per ricordare l'archeologo Khaled

Belle iniziative a Bergamo e Milano per ricordare l'archeologo Khaled
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Un eroe della cultura, celebrato a Bergamo come a Milano. È Khaled al-Asaad, il custode di Palmira assassinato dai terroristi dell’Isis lo scorso agosto perché si rifiutò di consegnare loro i reperti segreti dell’antica città siriana. Le città italiane non sono rimaste insensibili a questo tragico accadimento: domenica scorsa, 6 marzo, è stato intitolato a Khaled un albero del Parco del Galgario di Bergamo, diventato il Giardino dei Giusti. Un’iniziativa che segue quella del Comune di Milano: al Giardino dei Giusti del Monte Stella era stato dedicato un albero a Khaled a novembre. Infine, negli ultimi giorni è comparso un grande murale su un lato della Fabbrica del Vapore, in via Procaccini a Milano.

 

Khaled-al-Asaad

 

La cerimonia al Galgario. Domenica 6 marzo si è svolta la cerimonia di intitolazione presso il Giardino dei Giusti al parco del Galgario. Il Sindaco Gori e l’assessore Angeloni hanno incontrato Mijlienko Domijan, ex viceministro alla cultura croato, Bruno Diklic, dirigente dello stesso Ministero, e Anna Maria Rolla, la rappresentante a Bergamo di Amnesty International. Il Sindaco ha dato lettura di un messaggio inviato dal vicedirettore Unesco per celebrare la scelta del Comune di Bergamo. La targa dedicata a Khaled va ad affiancarsi a quella che celebra Giovanni Palatucci, salvatore di 5mila ebrei durante il secondo conflitto mondiale.

Una vita per l’archeologia. Khaled al-Asaad, classe 1932, è stato direttore del sito archeologico di Palmira per decenni. Fu decapitato e il suo corpo fu appeso a un palo dai jihadisti dell’Isis lo scorso 18 agosto, quando si rifiutò fino di rivelare i luoghi dove erano conservati segretamente alcuni importanti reperti romani, nascosti dagli archeologi prima dell’arrivo dei terroristi. Dopo aver dedicato circa cinquant’anni della sua vita a questo preziosissimo sito, Khaled ha sacrificato la sua stessa esistenza per difendere una parte dei reperti. Direttore del sito per 40 anni, dal 2003 era in pensione, ma aveva continuato a lavorarci come esperto del Dipartimento dei musei e delle antichità.

 

murale al asaad - flickr wallsofmilano-2

 

Tributi anche a Milano. Milano già nello scorso autunno (il 18 novembre) aveva voluto rendere omaggio all'archeologo, dedicandogli un albero e un cippo commemorativo nel Giardino dei Giusti del Monte Stella. L’epigrafe recita così: «Trucidato dall'Isis nel 2015 per avere difeso in Siria il patrimonio archeologico di Palmira, memoria della civiltà umana». Alla memoria ufficiale si associa quella più informale e pop dei giovani: quattro talentuosi writer hanno infatti realizzato nei giorni scorsi un grande murales, in via Procaccini. Oltre al volto dell’archeologo e lo scenario desertico, c’è una scritta, semplice quanto significativa: «Talvolta far un passo avanti è non indietreggiare». L’inaugurazione dell’opera è avvenuta il 6 marzo, Giornata europea dei Giusti promossa dal Comitato per la Foresta dei Giusti-Gariwo onlus.

Incontro di culture. All’Università degli Studi di Milano c’è un professore di Storia Romana che è particolarmente appassionato della Siria Antica: Pier Giuseppe Michelotto. Nel suo corso monografico sulla Siria ai tempi di Roma viene spiegata l’importanza culturale di centri urbani come Dura Europos, Petra o Palmira stessa. Caratteristica del tutto peculiare di questi luoghi era l’incontro tra la cultura locale e quella dei conquistatori, prima greci e poi romani. «Ad esempio il tempio di Bel a Palmira era in stile greco, ma all’interno invece appariva di tradizione semitica. L'arte era frutto del connubio tra la tradizione scultorea greca e i contenuti locali. I rilievi apparivano perfettamente romani, se non fosse per le acconciature e la forma degli occhi, grandi e allungati». Un luogo di prezioso e raro incontro armonico tra culture che oggi invece si fanno la guerra. Per questo motivo la distruzione di monumenti come il tempio di Bel assumono un significato ulteriore di intolleranza e rifiuto dela mescolanza di culture. E il gesto di Khaled al-Asaad diventa ancora più importante e indimenticabile.

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