Scomparso nell'agosto 2015

Ricordo del prof Marco Lorandi che Bergamo non ha sempre capito

Ricordo del prof Marco Lorandi che Bergamo non ha sempre capito
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A quasi un anno dalla sua scomparsa pubblichiamo un ricordo del professor Marco Lorandi, che per 25 anni è stato docente di Storia dell'arte moderna e contemporanea all'Università di Bergamo.

 

«Sono Marco Lorandi-Bedogni-Pietri, storico delle arti, scrittore, docente nell’Università di Bergamo, scultore, musicista, le mie passioni sono il teatro, la letteratura, la musica e la creazione delle opere». Così amava presentarsi e, in fondo, era tutte queste cose, anche se era soprattutto “il Professore” con un amore infinito per la Storia dell’Arte e per gli allievi cui ancora in uno dei suoi ultimi scritti si rivolgeva: «A voi giovani ricordo che ogni persona è unica e irripetibile... la vita deve restare al fondo di noi, come un  fluido eruttivo nella continua attività della conoscenza...Tutto può essere buono ed utile per alimentare le imprese che illuminano la vostra vita».

Indimenticabile e affascinante il suo acume intellettuale, la rara e profonda competenza professionale, ma anche la sua umanità, il suo anticonformismo e il suo linguaggio colorito condito dalla forza espressiva che lo ha sempre contraddistinto.

Diretto, privo di filtri nel fare e nel dire, con un grande amore per la verità e uno sguardo rivolto un po’ più in profondità di un estetismo fine a se stesso, ha sempre lavorato (ricordo la sua infinita passione per il modellare la creta) e studiato con la costanza e la coscienza di un artigiano, l’ansia della sperimentazione dello scienziato e il tormento dell’uomo mai appagato, mentre la mente continuava  a predisporre nuovi percorsi da seguire. Ed è grazie a questo suo modo d’essere che egli ha saputo condurre il punto del proprio fare non fermandosi ai bordi, alle estremità del sentimento ma addentrandosi nel cuore, per quel desiderio irrefrenabile di essere dentro le cose, come dentro la materia.

 

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E così è stata  tutta la vita di Marco Lorandi: complessa, diramata, colta e insieme avvinta ad una sua radice, ad una cultura di immagini raccolte e personali, ineludibili suggestioni del cuore. C’era in lui, spesso volutamente celata, una dolcezza estenuante, continuamente protratta, ed insieme, il gusto per una analisi delle forme, e non soltanto le forme sensibili, ma anche del pensiero, del sogno, della previsione allarmata, del destino. Accanto alla ricerca di punti chiari, spiccava subito la notevole fermezza nell'esposizione delle sue opinioni, che sembrava spesso trascendere, ma mai con arroganza. Parimenti non acconsentiva di sottostare a imposizioni pretestuose di qualsiasi tipo e natura.

Più penso a Marco e più ricordo di lui la doppia condizione di realista e visionario, è una delle persone “neutre” che io abbia mai conosciuto, non c’era un gesto nel suo fare che ogni volta non fosse  esercitato contro l’opacità, l’inerzia della vita com’è. D’altro canto anche l’insegnamento, quando, come in questo caso, è una vocazione, è luogo per “eroi”, per immensi campioni di fatiche della conoscenza, del dominio sulla conoscenza, del suo continuo approfondimento. Come studioso, era di un rigore assoluto, e i suoi saggi sono lì a testimoniarlo. Non si accontentava mai dei luoghi comuni, delle opinioni preconfezionate. Ogni sua ricerca era un’avventura. Ci mancherà soprattutto la sua lucidità, che non è soltanto la capacità di capire e guardare più avanti di altri, ma soprattutto la forza di saper mescolare le carte.

 

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Marco era tante cose: era un fine musicista, un professore universitario, uno scrittore, uno scultore e riusciva a far giocare felicemente tra loro tutte queste professionalità; era una maniera per abbattere le barriere delle istituzioni del sapere, non per il banale gusto di farlo ma per farle crescere ognuna grazie all’altra. Da ultimo il suo grande amore per la città, non sempre capito e ripagato, convinto della necessità di una costante crescita culturale, che aveva come scopo anche una città bella, accattivante, impreziosita da opere d’arte. Non da tutti erano viste con favore, idee del genere e con amarezza si sentiva un po’ straniero; così in una delle ultime autobiografie: «Nasce a Bergamo, ma il suo essere è altrove, straniero nella petite patrie dell’Orobia».

C’è chi dice che in occasione della morte di un amico il silenzio è l’unico atteggiamento da tenere, ma il silenzio è in realtà una sorta di infedeltà che può essere corretta solo parlandone per rendere testimonianza di quel mondo che si era creato con lui e che, in certo modo, grazie a lui continua a vivere. Ed è appunto  nel solco del grande lavoro svolto, e della sua memoria che l'Università degli studi di Bergamo e il C.I.S.A.M (Centro internazionale studi sulle avanguardie e sulla modernità) a un anno dalla sua scomparsa lo ricorda in un convegno: "Ricordo di Marco Lorandi: l’artista, il collega, l’amico", a cura di Orietta Pinessi e Fabio Scotto, il 19 aprile a dalle 11 aula 2 Salvecchio.

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