Con il trailer

Il film da vedere nel weekend Franny, un inaspettato Richard Gere

Il film da vedere nel weekend Franny, un inaspettato Richard Gere
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Regia: Andrew Renzi.
Cast: Theo JamesDakota FanningRichard GereClarke PetersMarko Caka
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.

 

Andrew Renzi è un anonimo e debuttante regista americano. Ha solo trentun anni ed è in questi giorni in sala con la sua opera prima, Franny. A fare da protagonista è Richard Gere, attore simbolo di una generazione di interpreti ormai sulla china del cambio generazionale. Sì, perché salvo grandi revival dell’ultimo minuto (come quello di Harrison Ford, rispolverato per Star Wars: Il risveglio della forza), oggi sono altri gli interpreti a cui guardare con interesse. Certo non si può negare che Gere sia stato un buon, a volte ottimo, attore e l’incisività di alcune sue interpretazioni è ancora oggi una memoria solida per numerosi spettatori (basti pensare a un’opera fondativa per la cultura pop come Pretty Woman, o al buon successo di Ufficiale e gentiluomo). Rivedere sullo schermo Gere nel 2015 fa un certo effetto, soprattutto in questo film dove la sua età è esibita con insistenza. Già dal trailer di Franny, però, questa decisione appare vincente perché riesce a costruire una tensione penetrante, che percorre tutto il film in maniera sotterranea ma continua.

 

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Il titolo del film è quello del ricchissimo uomo interpretato da Gere, che non ha più bisogno di lavorare e, privo di una famiglia, passa le sue giornate in maniera eccentrica e spesso eccessiva. La sua vita non è però priva di ombre ed è anzi accesa solamente da una vita sessuale bulimica e da un uso spesso incontrollato di morfina. La maschera è però destinata a cadere: a innescare il processo sarà Olivia, figlia di una coppia di suoi amici scomparsi qualche anno prima. Trovandosi a convivere con lei, Franny percepisce di avere una seconda possibilità e incomincia un processo di autoanalisi che lo porterà a doversi necessariamente confrontare con i propri spettri.

Richard Gere era già stato un ricco e affascinante galantuomo nel suo film simbolo Pretty Woman. Rivederlo sullo schermo in un ruolo simile, ma opposto di segno, fa necessariamente fare un salto temporale fino a quegli anni, evidenziando differenze e continuità. Senza dubbio a reggere su di sé il peso dell’intero film è proprio Gere che, privato di una compagna di spessore (Dakota Fanning qui è piuttosto trasparente), affida a un'interpretazione quanto mai convincente e sfaccettata il ritratto di un milionario prigioniero delle sue ombre. Ogni inquadratura, ogni frase, ciascuno degli elementi che il film ci mette a disposizione concorre a creare un quadro preciso e coerente della psicologia di un uomo perseguitato dal senso di colpa.

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Così l’arrivo di Olivia è senza dubbio il riaccendersi di una speranza, il ripresentarsi di una seconda possibilità. Se la depressione che lo consuma deriva proprio dal tragico incidente che ha strappato la vita dei genitori della ragazza, allora il suo ritorno è per Franny un’occasione di riscatto, la possibilità di rimarginare le proprie ferite. Perché la morfina a un certo punto è destinata a finire e con l’esaurirsi di quel medicamento miracoloso i nodi del passato sono destinati a riemergere. Tutto il bene fatto per Olivia e il marito non sarà sufficiente a pareggiare un bilancio che deve passare necessariamente attraverso la propria interiorità.

È certamente vero che Gere ci ha abituato, nel corso della sua fortunata carriera, a un tipo di personaggio piuttosto disimpegnato. Con Franny sembra aprirsi una possibilità nuova, un percorso non ancora esplorato che rende l’idea di come sarebbero potute andare le cose con nuovi ruoli e nuovi registi. Certo il film non è esente da difetti, ma vale la pena di ricordare che si tratta di un’opera prima e che considerate le premesse ci si aspetta un futuro in ascesa per il giovane Renzi.

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