Terza età ricca

A Bergamo 8mila pensionati d’oro Sono cresciuti del 21% in tre anni

A Bergamo 8mila pensionati d’oro Sono cresciuti del 21% in tre anni
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A Bergamo e provincia ci sono quasi 8000 pensionati «d’oro», cioè persone che percepiscono assegni mensili superiori ai 3.000 euro, mentre la media della pensione in città parla del 39, 81% di pensionati che vivrebbero con assegni da 629.08 euro, se si conteggiano i possessori di pensioni di invalidità, Superstite, Assegno sociale e invalidità civile. Lo dice la Cisl Bergamo in un comunicato decisamente interessante, e che farà infuriare molti. Non c’è molto da rallegrarsi neppure analizzando soltanto le pensioni di vecchiaia, tra l’altro quasi tutte ancora maturate prima della Fornero. In città ci sono 21.276 pensionati che percepiscono, in media, assegni da 1308 euro (le donne, 10.487, ne prendono in media 749,77). Per quanto riguarda la provincia, al 1 gennaio 2017, erano 198.594 i pensionati con assegno per «vecchiaia» in carico all’Inps. L’importo medio mensile supera i 1228 euro, contro i 1179 di due anni prima. Rimane la scandalosa differenza tra assegni maschili e femminili: in due anni la differenza tra le pensioni medie è passata dagli 861 agli 872 euro.

 

 

I pensionati «ricchi» sono cresciuti, dal 2014 a oggi, del 21%, come di oltre il 20% è cresciuta la fascia di chi riceve assegni da 5000 euro e più: sono a oggi 1116, mentre la cifra più numerosa si trova tra i beneficiari di pensioni tra i 3000 e i 3500 euro, e cioè 3204 ex lavoratori cresciuti nel giro di tre anni di 621 unità, il 24%. Insomma, sottolinea Roberto Corona, della segreteria Fnp Cisl di Bergamo, «in periodo di crisi economica chi ha poco percepirà sempre meno e chi percepisce molto prenderà sempre di più. Cosa c’è che non va o non funziona in un sistema sociale dove molti reclamano più equità e questa equità è sempre più sbeffeggiata?». Sono i dati di una ricerca compiuta dalla Fnp Cisl  provinciale, che denuncia la grande differenza tra i trattamenti pensionistici in atto. «In una provincia dove la media delle pensioni non arriva ai mille euro mensili è perlomeno immorale, se non illecito, che esistano persone che percepiscono assegni previdenziali superiori anche ai diecimila euro». Corona non usa mezzi termini. D’altronde, nella sua carriera, il sindacalista si è più volte reso protagonista di battaglie contro le «pensioni d’oro». Recentemente, è riuscito anche a far approvare dal consiglio comunale di Bergamo, da quello di San Pellegrino e dal Consiglio Provinciale un ordine del giorno che auspicava un tetto massimo al reddito pensionistico, «come atto di solidarietà e condivisione con quelle persone che, avendo lavorato una vita per il benessere di questa società, vivono in modo precario e ora con fatica aiutano figli e nipoti per l’oggettività di questa crisi economica e sociale».  L’Ordine del giorno impegnava «Sindaco e Giunta a farsi interpreti presso Parlamento e Governo affinché vengano adottati provvedimenti normativi che pongano tetti massimi alle pensioni dei dirigenti dello Stato». «Nostra intenzione – dice Corona – è quella di promuovere una sensibilizzazione verso tutta la cittadinanza, attraverso un impegno diretto della classe politica, con un atto concreto di responsabilità e solidarietà». Si chiede, conclude, «più giustizia sociale per tutti. E più giustizia sociale vuol dire più equità, vuol dire  una più equa distribuzione dei sacrifici e che non siano sempre i soliti ha pagare per tutti».

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