Il rapporto dell'Onu

Buona notizia: la fame nel mondo si può dimezzare entro il 2015

Buona notizia: la fame nel mondo si può dimezzare entro il 2015
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Un mondo senza fame è possibile e il traguardo potrebbe essere raggiunto in tempi ragionevoli. Sebbene siano ancora 850 milioni le persone malnutrite sul pianeta, una su nove, sono 100 milioni in meno rispetto a dieci anni fa e oltre 200 in meno rispetto al bienno 1990-1992. A fornire dati e previsioni è il Sofi 2014 (State of Food Insecurity in the World), il rapporto annuale sulla fame del mondo stilato dalle tre agenzie Onu che si occupano di alimentazione e sviluppo agricolo: Fao (Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura), Ifad (Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo) e Wfp (Programma alimentare mondiale).

Il rapporto riferisce che 63 Paesi in via di sviluppo hanno raggiunto l'obiettivo di dimezzare la percentuale di persone denutrite, e altri sei sono sulla buona strada. Il Sofi 2014 fa notare come l'accesso al cibo sia migliorato in modo rapido e significativo in quei Paesi che hanno sperimentato un progresso economico globale, in particolare in Asia orientale e sud-orientale. Miglioramenti anche in Asia meridionale e in America Latina, ma soprattutto nei Paesi con adeguate reti di sicurezza sociale e di altre forme di protezione sociale estese anche ai poveri delle aree rurali.

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A boy eats a ready-to-use therapeutic food at the UNICEF-supported nutrition unit of the Arua Regional Referral Hospital, in the town of Arua, Arua District. In June 2010 in Uganda, children and women continue to face persistent poverty and a low standard of living, conditions reflected in the countrys human development rank of 156 out of 179. Some progress has been made since the suspension of active conflict by the Lords Resistance Army (LRA), a rebel group known for abducting children and forcing them to serve as soldiers or sex slaves. Uganda has been free of LRA-related violence for the past year, encouraging over one million internally displaced people to return home. Still, children and women remain highly vulnerable. HIV/AIDS continues to take a toll: Over a million Ugandans currently live with HIV/AIDS and the number is growing, with paediatric infections accounting for 18 per cent of all new infections. Of the countrys 2.5 million orphans, 1.2 million lost their parents to HIV/AIDS. High fertility and adolescent birth rates contribute to the countrys high maternal and child mortality rates, and the percentage of women giving birth in health facilities is declining. In addition, drought, poor harvests, and severe food insecurity continue to affect nearly one million people in north-eastern Uganda. UNICEF programmes provide nutrition support and treatment to tens of thousands of children suffering severe acute malnutrition, and are increasing protections for unaccompanied and other vulnerable children. UNICEF also supports early childhood development programmes, integrated health management systems, improved latrine coverage, increased school attendance, and the social re-integration of children who escape the LRA.

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In 2005 in Niger, a woman holds her malnourished child at a supplementary feeding centre in the town of Maradi in Maradi Region, an area severely affected by a food crisis. The centre is run by Médecins Sans Frontières and is supported by UNICEF. The woman and her child belong to the Tuareg ethnic group.

Quali sono gli obiettivi. L’obiettivo è portare la quota dei denutriti nei Paesi in via di sviluppo dall’attuale percentuale del 13,5 per cento all’11,7 entro il 2015. Per farlo, le Nazioni Unite chiedono più sforzi ai Paesi dell’Africa Sub-Sahariana, dell’Asia Occidentale e Meridionale.
«I dati del rapporto sono la prova provata che siamo in grado di vincere la guerra contro la fame, e dovrebbe ispirare i paesi ad andare avanti, con l'assistenza della comunità internazionale, se necessario». Lo scrivono nella prefazione il direttore generale della Fao, Josè Graziano da Silva, il direttore esecutivo del Pam, Ertharin Cousin, e il presidente di Ifad, Kanayo Nwanze, che hanno accolto con favore l’impegno preso lo scorso giugno dal vertice dell’Unione Africana per porre fine alla piaga della denutrizione in Africa entro il 2025.

Come raggiungere l’obiettivo. Per debellare la fame nel mondo, spiega il rapporto, è necessaria la creazione di un «ambiente favorevole» e di un approccio integrato. È fondamentale passare attraverso investimenti pubblici e privati che aumentino la produttività agricola. Bisogna facilitare l’accesso alla terra, ai servizi, alle tecnologie e al mercato. Si devono inoltre intraprendere misure per promuovere lo sviluppo rurale e la protezione sociale per i più vulnerabili, in particolare rafforzando la loro resilienza nei confronti di conflitti e disastri naturali. Il rapporto evidenzia inoltre l'importanza di specifici programmi nutrizionali, per affrontare in particolare le carenze di micronutrienti delle madri e dei bambini sotto i cinque anni.

 

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L’impegno di Brasile e Indonesia. I buoni esiti si devono all’impegno di Paesi come Brasile e Indonesia, dove i governi, di pari passo con il progresso economico, hanno contribuito agli sforzi delle Nazioni Unite per dimezzare la quota delle persone denutrite tra il 1990 e il 2015.
Il Brasile deve i risultati positivi al Programma Fame Zero, che ha posto il raggiungimento della sicurezza alimentare al centro dell'agenda governativa, tanto da riuscire a raggiungere sia l'Obiettivo di sviluppo del Millennio che quello stabilito dal Vertice Mondiale dell'Alimentazione. Gli attuali programmi per sradicare la povertà estrema nel Paese si basano sull’affiancamento, alle politiche destinate alle famiglie rurali, di misure di protezione sociale il più estese possibile.

L’altro caso positivo, l’Indonesia, è stato reso possibile grazie alla creazione di istituzioni dedicate al miglioramento della sicurezza alimentare e della nutrizione. Il suo meccanismo di coordinamento politico coinvolge i ministeri, le organizzazioni non governative e i leader di comunità. Le misure adottate affrontano una vasta gamma di sfide, dalla crescita della produttività agricola a diete nutrienti e sicure.

Dove la situazione è ancora difficile. Il numero di persone denutrite rimane comunque «inaccettabilmente alto», e a fare da contraltare alle previsioni ottimiste ci sono casi drammatici, come Haiti. A causa del violento terremoto del 2010, il numero dei denutriti è aumentato da 4,4  milioni nel biennio 1990- 92 a 5,3 milioni nel 2012-14. L’Asia è il continente con il più alto numero di persone malnutrite (526 milioni) e nell’Africa subsahariana una persona su quattro soffre la fame.

Il Paese con la maggiore insicurezza alimentare è lo Yemen. Conflitti, crisi economica, bassa produttività agricola e povertà sono la causa principale. Il governo, oltre a ristabilire la sicurezza politica e la stabilità economica, mira a ridurre la fame di un terzo entro il 2015 e a far sì che il 90% della popolazione entro il 2020 non abbia problemi d’insicurezza alimentare. Un altro obiettivo è la riduzione degli attuali tassi di malnutrizione infantile di almeno un punto percentuale l’anno.

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