Una rassegna di bufale

Cinque notizie che non lo erano I Simpson avevan previsto Trump?

Cinque notizie che non lo erano I Simpson avevan previsto Trump?
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1) I Simpson avevano predetto la vittoria di Trump

Le elezioni americane si sono finalmente concluse, dopo più di un anno di campagna elettorale durissima, a partire dalle primarie repubblicane e democratiche, fino allo scontro senza esclusione di colpi tra la Clinton e Trump. Il vincitore, contro tutti i pronostici, è stato il magnate newyorchese, che ha resistito a una pioggia di accuse riguardanti la sua carriera da imprenditore e la sfera privata, intercettando il voto delle classi meno abbienti. Il risultato delle elezioni è stato un duro colpo per i democratici, ma anche per tutti i sondaggisti americani, incapaci di interpretare le intenzioni di voto e che davano a Trump scarsissime possibilità di vittoria.

Avrebbero fatto invece di meglio i Simpson, che nel 2000 avrebbero mostrato Trump trionfare alle elezioni, molti anni prima della sua candidatura, in una sequenza praticamente identica a quella ripresa dalle televisioni di tutto il mondo negli scorsi giorni. Le immagini comparate sono state condivise da tantissimi giornali e da personaggi famosi sui social, ma, come avevamo già spiegato in passato, la realtà è molto diversa. La puntata in cui appare Trump risale infatti al 2015 e non è altro che la riproduzione di una delle sue apparizioni pubbliche per sponsorizzare la sua candidatura alle primarie repubblicane. Il suo nome viene anche citato in una puntata del 2000, in cui Lisa diventava presidentessa degli Stati Uniti, e dove spiegava di aver succeduto a Trump, dovendo riparare agli enormi danni causati. L'intuizione degli sceneggiatori però non era del tutto fantasiosa, infatti già nel 2000 Trump aveva espresso il desiderio di candidarsi a presidente, ma non aveva trovato sufficiente consenso per concorrere.

 

2) Anche Moore aveva previsto l'elezione di Trump

L'elezione imprevista di Trump ha scatenato una pioggia di critiche anche nei confronti di tutti i giornalisti e gli addetti ai lavori, colpevoli di non essere stati in grado di interpretare le reali intenzioni di voto degli americani. Quasi nessuno negli Stati Uniti si era esposto in maniera limpida prevedendo una vittoria del candidato repubblicano, a più riprese considerato troppo estremo per convogliare i voti sufficienti ad ottenere la carica di Presidente.

Secondo quanto riportato da alcuni siti nelle ore successive allo spoglio, il regista Michael Moore sarebbe stato l'unico a capire ciò che davvero stava succedendo, spiegando i motivi per cui Trump avrebbe trionfato. In un articolo, pubblicato dall'Huffington Post a luglio, e riproposto dalla stessa testata in questi giorni, è stata riportata una lettera scritta da Moore in cui venivano spiegati i cinque motivi per cui il nuovo Presidente degli Stati Uniti sarebbe stato Donald Trump.

La verità però è che Moore non è stato l'unico a spiegare quali fossero i punti di forza del magnate newyorchese, in molti infatti avevano messo in guardia sulla sua crescente popolarità, considerando però la Clinton ancora largamente favorita. Il regista americano inoltre si era smentito soltanto poche settimane dopo, quando in agosto aveva pubblicato sul proprio sito un'altra lettera aperta, in cui ipotizzava un auto-sabotaggio di Trump alla sua stessa campagna. Secondo quanto scritto da Moore, infatti, Trump si sarebbe candidato solo per acquisire popolarità, ma il suo obiettivo non sarebbe mai stato quello di vincere le elezioni, come invece poi è accaduto.

 

3) La Rai offre 600mila euro a Benigni per leggere il Corano

La figura di Roberto Benigni in queste ultime settimane è stata bersagliata senza sosta, a volte con critiche motivate, ma più spesso con insulti ed una serie di notizie false che non possono che danneggiarne l'immagine. Il motivo di questo accanimento è dovuto probabilmente alla decisione di esporsi politicamente per il Sì al referendum, posizione che ha ulteriormente fomentato chi, già in precedenza, aveva per il comico una certa antipatia politica.

Le bufale su Benigni seguono ormai un copione conosciuto, pare infatti che i compensi percepiti dalla Rai per i suoi spettacoli negli scorsi anni siano uno dei motivi principali di tanto astio. La scorsa settimana in molti avevano creduto alla sua partecipazione sulla televisione pubblica per la spiegazione del codice stradale, dopo che il comico si era visto ritirare la patente per una manovra pericolosa. Questa volta invece il comico fiorentino avrebbe firmato un generoso contratto di 600mila euro con la televisione pubblica per spiegare il Corano, in cinque puntate che andrebbero in onda in prima serata, proprio come accaduto per i suoi spettacoli sulla Divina Commedia e sulla Costituzione. La notizia ovviamente è falsa, lo dimostra anche il fatto che, senza apparenti collegamenti, chi ha diffuso questa bufala ne ha approfittato per sponsorizzare il "No" al referendum costituzionale.

 

4) Chiusi tutti i siti di streaming illegale

Il fenomeno dello streaming online è paragonabile all'avvento dei programmi di inizio anni 2000, come Napster, che ha permesso a milioni di utenti di scaricare musica gratuitamente, spesso senza nemmeno essere totalmente consci dell'illegalità del processo.  I siti di streaming in questi anni hanno sostituito il download illegale di film e hanno inoltre permesso a molte persone di assistere a eventi sportivi di cui soltanto le pay-tv hanno i diritti, senza pagare alcun abbonamento. Il dibattito sulle responsabilità penali degli spettatori è ancora aperto, mentre ci sono ben pochi dubbi sulle conseguenze nei confronti di chi gestisce siti di questo tipo, che, seppur non ospitando i contenuti direttamente, fornisce i collegamenti per poter visionare materiale coperto da diritti d'autore.

In questi giorni molti giornali hanno annunciato la chiusura di tutti i siti di streaming illegale, causando non poche reazioni sul web, dato il grande pubblico che questi portali attraggono. La notizia però non è del tutto vera: un'operazione c'è stata ed ha bloccato più di 150 siti, ma si tratta in termini numerici di un piccolo intervento, considerato che esistono migliaia di alternative e che probabilmente già in queste ore ne nasceranno di nuove. La "chiusura" inoltre non è tecnicamente avvenuta, i siti incriminati infatti sono semplicemente stati "oscurati" dalla visione per l'Italia, ma sono comunque accessibili dall'estero o con l'utilizzo di software che aggirano i limiti geografici sul web.

 

5) Il Governo censura un servizio de Le Iene sui disabili

Renzi mantiene la promessa ai disabili?Ecco a voi in esclusiva il tanto discusso servizio di Filippo Roma sul premier Matteo Renzi e i diritti negati ai disabili, che per motivi di par condicio prima del referendum non ci lasciano trasmettere questa sera in tv.
Dopo 17 anni di imperdonabile ritardo da parte dello Stato, Matteo Renzi ha mantenuto la promessa fatta ai disabili italiani 2 anni fa e fino ad oggi disattesa?

Pubblicato da Le Iene su Domenica 13 novembre 2016

Il programma televisivo Le Iene gode di ottima popolarità e può vantare un pubblico molto numeroso, composto di profili molto diversi, raccogliendo fasce d'età che comprendono sia i giovani che i meno giovani. Pur trattandosi di un programma di intrattenimento e non di un prodotto giornalistico, tra i servizi esistono anche vere e proprie inchieste, che alcune volte hanno spinto la magistratura ad aprire indagini ed obbligato alcuni politici a pronunciarsi su questioni spinose.

Durante la puntata del 13 novembre, sarebbe dovuto andare in onda anche un servizio che trattava la difficile situazione dei disabili nel nostro Paese: non sempre assistiti, con poche risorse ed a volte dimenticati dalle stesse istituzioni che dovrebbero tutelarli. Il servizio si concentrava in particolare sulle promesse fatte dal premier Renzi due anni fa, il quale aveva assicurato la risoluzione di problemi che da troppi anni riguardano questa categoria, garantendo l'aggiornamento delle normative sul tema.

La trasmissione del segmento in televisione è però stata vietata e il programma ha potuto pubblicarlo soltanto sul proprio profilo Facebook e sul proprio sito web. In molti hanno accusato Renzi di censura. A vietare la trasmissione però non è stato il Governo, ma l'Agcom, garante delle comunicazioni in Italia, che, nel rispetto della legge numero 28 del 2000, protegge la par condicio all'interno delle trasmissioni televisive di intrattenimento, che non possono mostrare nessun politico nelle settimane precedenti a una votazione, come quella del referendum costituzionale.

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