Uno studio su Plos One

Come si comporta il cervello di quelli che credono in Dio

Come si comporta il cervello di quelli che credono in Dio
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Uno studio scientifico sulla fede in Dio: sembra una contraddizione in termini. Ma è proprio quello che ha realizzato la rivista scientifica Plos One per capire come si modifica il cervello delle persone che credono. L’esito dello studio, riportato anche dall’Indipendent, asserisce che la fede tende a reprimere l’area cerebrale usata per il pensiero analitico, mentre al contrario attiva e potenzia quella responsabile dell’empatia e delle emozioni. Sono stati svolti otto esperimenti diversi su un campione che variava dai 159 ai 527 adulti. Gli autori dello studio sono Anthony Ian Jack, Jared Parker Friedman, Richard Eleftherios Boyatzis e Scott Nolan Taylor.

 

 

Due reti neurali. Sembrerebbe quindi che nella nostra testa si sviluppino due processi differenti, a seconda dell’argomento in questione. Quando si tratta di temi razionali e scientifici, usiamo una certa rete di neuroni; quando invece si devono affrontare questioni trascendenti come Dio e la religione, la rete neurale più sociale ed empatica prende il comando. Il nuovo studio ha dimostrato che le persone più religiose hanno la dimensione empatica della mente ben più sviluppata e attiva rispetto a chi, ateo, si concentra solo su quesiti logici, concreti, tangibili. «Una questione di fede può sembrare assurda dal punto di vista analitico – ha spiegato il professor Tony Jack, responsabile dello studio –. Ma da quello che abbiamo capito, la fede fa fare un salto e porta a credere nelle questioni sovrannaturali, mettendo quindi da parte il modo di pensare analitico e aiutandoci a raggiungere una maggiore comprensione sociale ed emozionale». I ricercatori hanno esaminato la relazione tra fede in Dio, pensiero analitico e preoccupazione morale in otto esperimenti, utilizzando in ciascuno tra i 159 e i 527 partecipanti adulti.

 

 

Studi pregressi. Le precedenti ricerche del professor Jack sono servite proprio a individuare le due differenti reti neurali, una tesa al ragionamento analitico e una a quello empatico. Sono stati svolti al Brain, Mind & Consciousness Laboratory, utilizzando la risonanza magnetica funzionale. «Le due reti sono in tensione tra loro; mettere da parte una visione naturalistica del mondo consente di approfondire il lato sociale/emozionale – ha spiegato il professore –. Questa potrebbe essere la chiave che ci spiega perché esistono credenze nel sovrannaturale in tutta la storia delle culture. Da sempre è presente in noi un modo essenzialmente immateriale di comprendere il mondo e il nostro posto in esso». I ricercatori hanno aggiunto che il cervello umano esplora il mondo con entrambe le reti. Quando viene presentato un problema di fisica, o al contrario un dilemma etico, un cervello sano attiva la rete appropriata e sopprimere momentaneamente l'altra.

Un conflitto possibile. Tali dinamiche e tensioni interne possono però portare a un conflitto interiore tra scienza e religione. «Poiché le reti si sopprimono a vicenda, si possono creare due estremi – ha detto Richard Boyatzis, docente di comportamento organizzativo presso la Case Western Reserve University –. Riconoscendo che questo è il modo di funzionare del cervello, forse possiamo instaurare un dibattito pubblico più ragionevole ed equilibrato su questi temi».

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