L'incontro con Renzi

La ricostruzione dopo il sisma Tutte le idee di Renzo Piano

La ricostruzione dopo il sisma Tutte le idee di Renzo Piano
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Che ci faceva ieri il premier Matteo Renzi, per una volta tanto accompagnato dalla consorte Agnese, nello stupendo studio di Renzo Piano a Genova? Pochissime le parole dopo l’incontro; ma chiaramente l’obiettivo era quello di farsi dare una linea (e anche una copertura rispetto alle future probabilissime polemiche) rispetto alla fase post terremoto che ora si apre.

Gli errori all'Aquila. Renzi ha ben presente l’esperienza di Berlusconi a L’Aquila e vuole evitare di cadere nello stesso errore, dettato da un eccesso di interventismo. Il progetto Case, varato in tempi brevissimi e con grande enfasi mediatica dall’allora premier, alla fine si trasformò in un autogol, con l’accusa di aver creato villaggi ghetto e di aver abbandonato ogni progetto di recupero del centro storico. Quindi non sempre l’efficienza paga. Renzi lo ha intuito e sa anche di non aver tanto tempo davanti, perché l’autunno è alle porte e quindi la soluzione va trovata veloce. Per questo quando ieri mattina, quando ha letto l’intervista di Renzo Piano che sul Corriere dava la linea per la fase intermedia, quella che sta tra l’emergenza e la ricostruzione, Renzi si è fiondato da lui.

 

 

L'idea di Renzo Piano. Qual è dunque l’idea di Piano? Il modello è quello di Onna, il paesino vicino a L’Aquila che nel 2009 venne “adottato” dal Trentino. Qui furono costruite casette temporanee di legno, nei pressi del paese. «Abitazioni montate nella zona sismica, strutture temporanee, non definitive», le definisce l’archistar genovese. «Non si deve allontanare la gente da dove ha vissuto», ha poi aggiunto, spiegando che «bisogna ricostruire tutto com’era e dov’era. Sradicare le persone dai loro luoghi è un atto crudele». Poi l’architetto è entrato nel dettaglio: «Un cantiere leggero. Superata la prima fase, si devono prevedere abitazioni montate nella zona sismica, strutture temporanee. Si possono fare in poco tempo case di legno, a 600 euro al metro quadrato. Finita la ricostruzione si ricicla tutto: il terreno occupato poi torna a essere campo di grano o pascolo».

 

 

Il problema dei costi. In realtà le cose non sono così semplici. Innanzitutto dal punto di vista dei costi. Il Dipartimento della Protezione civile per prepararsi ad emergenze di questo tipo, quand’era sotto la guida di Franco Gabrielli, si era portato avanti e aveva lanciato una gara per la fornitura di soluzioni abitative di emergenza. Se la sono aggiudicate tre società. Quella arrivata al primo posto, la romana Cogeco 7, ha dichiarato una capacità produttiva di 850 moduli per un costo di 1075 euro al metro quadro. Quindi ben fuori dal budget ventilato da Piano. I moduli previsti dal bando sono tre: casette di legno da 2, 3/4 e 5/6 posti, rispettivamente di 40, 60 e 80 metri quadri. Solo per Amatrice (che era il paese nettamente più popolato) ne occorreranno circa 600, per 1800 persone oggi rimaste senza casa.  I tempi per la costruzione sono circa tre mesi, quindi sarà una corsa contro il tempo perché le case rischiano di essere pronte ad inverno iniziato.

C’è poi un altro problema paradossale e con cui fare i conti. La casette costruite dalla provincia di Trento ad Onna sono state così gradite dai senzatetto che ancor oggi (il terremoto è stato il 6 aprile 2009) sono abitate, mentre nel centro storico del paese i lavori procedono lentissimi e i cartelli di “zona rossa” spuntano ancora ovunque.

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