Sala sindaco di Milano

Perché ha perso Stefano Parisi

Perché ha perso Stefano Parisi
Pubblicato:
Aggiornato:

Sembrava il perfetto copione del candidato che parte dalle retrovie e arriva al clamoroso sorpasso sul super favorito. Stefano Parisi era sceso in campo per un’impresa quasi disperata: bloccare a Milano il candidato del centro sinistra, che oltre ad essere un moderato e a non dispiacere affatto all’elettorato di centro destra (era stato city manager di Letizia Moratti...), veniva dal successo dell’esperienza di Expo. Eppure passo dopo passo, Parisi aveva risalito la china, dimostrandosi grintoso ma mai rissoso, lucido, sorridente, sempre propositivo. Al primo turno questa sensazione di rimonta si era consolidata con un risultato che andava oltre le aspettative: un solo punto di distanza dal favorito Sala, e situazione tipica da volata in una corsa ciclistica, quando chi prende la scia quasi sempre arriva primo sul traguardo. Anche i sondaggi ufficiosi che circolavano dopo il voto del primo turno confermavano questa tendenza.

13490676_1786115104991051_6296626286804824933_o
Foto 1 di 4
13443326_1785274491741779_6346899476184644334_o
Foto 2 di 4
13483140_1785274185075143_8546492713265347210_o
Foto 3 di 4
13495384_1785274188408476_7353352852165280983_o
Foto 4 di 4

Invece ieri il voto del ballottaggio ha smentito questa sensazione diffusa. Cosa è accaduto? Ci sono alcuni fattori che spiegano l’improvvisa perdita di terreno di Parisi. Il principale è la malattia di Berlusconi. La prospettiva di una uscita di scena del leader ha scatenato una guerra sotterranea e silenziosa tra i principali capi bastone del centro destra. Per tutti la stella di Stefano Parisi rischiava di diventare una stella che oscurava gli altri possibili candidati alla successione. Così nelle ultime due settimane il candidato sindaco si è trovato solo nella sua campagna senza sostegno di leader nazionali, a cominciare da Matteo Salvini. Il leader della Lega, principale indiziato a prendere le redini del centrodestra, veniva da un primo turno dall’esito disastroso. In particolare a Milano la Lega era rimasta ad un 10 per cento che la relegava a forza comprimaria. Per Salvini la vittoria di Parisi si sarebbe trasformata in un sconfitta doppia: innanzitutto la Lega era in posizione di debolezza in giunta, senza possibilità di fare pressione e di condizionare sulle questioni che le sono care (immigrazione innanzitutto). In secondo luogo palazzo Marino si sarebbe potuto trasformare in un trampolino per fare di Parisi il leader che manca, quello candidato a guidare il centrodestra nell’era post berlusconiana (ruolo a cui lo candidava lo stesso Bossi...). Così la campagna del leader del Carroccio è stata defilata, senza particolari stimoli. La percentuale di votanti, appena sopra il 50 percento, è frutto anche di questa mancata chiamata alle urne di chi resta un leader capace di mobilitare gli elettori, come appunto Salvini.   13497796_1786115164991045_3502166841638553771_o   Dal canto suo, dal letto d’ospedale, Berlusconi sapeva che una sconfitta di Sala a Milano sarebbe stato qualcosa di ultra destabilizzante per la politica italiana. E il centro destra, diviso e confuso, in questo momento non può permettersi certo di affrontare terremoti politici e tanto meno elettorali. Per questo alla fine la sconfitta di Parisi era più conveniente di una sua vittoria. E così è stato.

Seguici sui nostri canali