Le prospettive

Perché la Brexit è un'occasione per il futuro di Orio e Malpensa

Perché la Brexit è un'occasione per il futuro di Orio e Malpensa
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La Brexit s'è abbattuta sull'Europa come uno tsunami. Il Vecchio Continente non si trovava a dover affrontare una botta simile da decenni, forse dal dopo guerra. Certo, le cause e le conseguenze son ben diverse. Meno tragiche, ma sempre di uno choc si tratta. Anche perché i giovani, la cosiddetta "generazione Erasmus", il dopo guerra non lo ha mica vissuto. Ha invece vissuto nell'epoca dei confini aperti, delle barriere abbattute, dei viaggi oltre Manica, delle vacanze studio a Londra e York. Tutto finito, o quasi. Non già da oggi, ma nel giro di qualche anno anche la "generazione Erasmus" dovrà fare i conti con un mondo che è cambiato, e di certo non in meglio.

 

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Dalla mattina di venerdì 24 giugno, ovvero quando è diventato ufficiale il risultato del referendum britannico, con il "leave" che ha battuto il "remain" 52 a 48, i media si lanciano in previsioni e analisi: cosa cambia, cosa cambierà, cosa è già cambiato. La Borsa di Milano è crollata peggio che dopo l'11 settembre o il fallimento della Lehman Brothers. La Sterlina ha raggiunto minimi che non si vedevano da almeno 30 anni. Uno tsunami, appunto. E quindi? E quindi, in realtà, dal punto di vista pratico per noi italiani cambia poco. A pagare le conseguenze della Brexit saranno soprattutto quegli stessi britannici che l'hanno voluta, esprimendo democraticamente e liberamente la propria opinione. Gli enigmi sono molti, ma gli effetti per l'Europa saranno soprattutto generali più che locali.

In tal senso, un buon metro di valutazione può essere il nuovo panorama dei cieli. Attualmente a dominare le rotte europee sono infatti i vettori low cost. E le due principali compagnie aeree low cost del Vecchio Continente sono, per l'appunto, britanniche: EasyJet e Ryanair. Con una precisazione: Ryanair è irlandese, ovvero esterna alla Brexit voluta dal popolo di Sua Maestà. Ma il proprio successo l'ha costruito volo su volo dai principali scali britannici, su tutti il londinese Stansted, che nel 2015 ha fatto 23 milioni di passeggeri, tutti low cost. Per le due compagnie a basso costo, così come tutti gli altri players dei cieli UK, il problema ha un nome, come ha sottolineato Repubblica: Ecaa, cioè lo spazio unico europeo che garantisce, di fatto, libero volo in Europa e Usa. Con la Brexit, tutti i trattati "open sky" decadono. Succede, dunque, che le compagnie britanniche dovranno stipulare, da zero, nuovi accordi con l'Europa o addirittura con i singoli Paesi membri. E lo stesso accadrà per i voli verso il Nord America, che fino a qualche giorno fa erano invece regolati dagli accordi siglati dall'Ue.

 

Orio al Serio - Davide Carminati

 

Michael O'Leary, numero uno di Ryanair, è stato chiaro: «Siamo pronti a diminuire gli investimenti su Londra e saremo costretti ad aumentare le tariffe». Aumenti per la Gran Bretagna, ma soprattutto dalla Gran Bretagna, perché se gli europei possono sempre cambiare meta, i britannici invece non hanno alternative. EasyJet, invece, è più cauta, si dice ottimista, ma non nega che un problema, ora, c'è: «Abbiamo scritto oggi stesso al governo britannico e alla Commissione Europea chiedendo loro di porsi come priorità la permanenza del Regno Unito nel Mercato unico europeo dell’aviazione, data l’importanza per i consumatori e per gli interscambi commerciali» ha comunicato l'amministratrice delegata Carolyn McCall. Una situazione da cui, però, l'Italia potrebbe trarre notevoli vantaggi. Tolto Stansted, infatti, entrambe le compagnie aeree hanno nel Nord Italia i loro principali scali. Ryanair, infatti, ha in Orio al Serio il suo terzo più importante hub (il secondo è a Dublino). Minori investimenti a Londra, significa la possibilità che la compagnia di O'Leary decida di aumentare la propria presenza proprio sul territorio orobico.

 

Bergamo, aeroporto di Orio, punto di arrivo, punto di partenza (@lianabonaiti)

 

Come sottolinea però Dino Nikpalj su L'Eco di Bergamo di sabato 25 giugno, c'è un problema: lo scalo bergamasco ha degli evidenti limiti fisici e ambientali e non è un caso che Ryanair abbia deciso da qualche mese di "espandersi" anche a Malpensa. Dove però il principale vettore low cost è, da sempre, EasyJet. Sull'asse Malpensa-Orio, dunque, potrebbe giocarsi una importantissima, e per certi versi ricchissima, partita tra i due più grandi vettori low cost d'Europa. Con vantaggi evidenti per l'economia italiana e i viaggiatori nostrani. Una partita che potrebbe ulteriormente velocizzare i tempi della fusione tra Sacbo e Sea, ferma ormai da mesi ma pronta, ora che Milano ha un nuovo sindaco, a entrare nella fase caldissima finalmente. Da questo accordo nascerebbe una società in grado di gestire, sotto la propria ala, i principali hub europei delle principali compagnie low cost europee. La Brexit, dunque, forse ci farà volare un po' di meno a Londra e dintorni, ma potrebbe aprirci ulteriormente le porte del resto d'Europa. È il bicchiere mezzo pieno di uno tsunami che ha cambiato tutto. Di certo non in meglio, però...

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