Il nuovo libro intervista

Sono i nonni i veri grandi teologi Papa Francesco ne è sicuro

Sono i nonni i veri grandi teologi Papa Francesco ne è sicuro
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Non i Papi, non i grandi pensatori, non i preti eroi: a tenere in piedi la chiesa sono i nonni. È la convinzione di Papa Francesco. Una convinzione non estemporanea, perché ribadita in questi quasi tre anni di pontificato in tantissime circostanze. E che trova conferma anche nel recente libro intervista con Andrea Tornielli, uscito oggi in 86 Paesi del mondo. Dove Bergoglio racconta un episodio che aveva già reso noto in una predica nei primissimi giorni di pontificato. Un episodio relativo al primo periodo da vescovo a Buenos Aires. Un’anziana gli si era avvicinata per chiedere di confessarsi e lui, vedendo questa umile abuela (nonna), le aveva detto: «Sì, ma lei non ha peccati…». Racconta il Papa: «Pronta e puntuale la sua risposta: “Tutti abbiamo peccati“. “Ma forse il Signore non li perdona…” ho replicato io. E lei: “Il Signore perdona tutto”. “Ma come lo sa, lei?”. “Se il Signore non perdonasse tutto – è stata la sua risposta – il mondo non esisterebbe”. Un esempio della fede dei semplici, che hanno la scienza infusa, anche se non hanno mai studiato teologia». Meglio che aver studiato alla Gregoriana, ha commentato con un sorriso alla fine Francesco.

 

 

La prima nonna “teologa” della sua vita è stata naturalmente la sua: la mamma di suo padre, Rosa Margherita Vasallo, che era nata in Piemonte nel 1884 e si era sposata con Giovanni Bergoglio, per poi emigrare in Argentina nel 1929. «Mia nonna diceva sempre a noi bambini: il sudario non ha tasche!», ha raccontato in riferimento a quella saggezza popolare che porta ad avere un distacco dalle ricchezze. «Gli averi accumulati li dobbiamo lasciare, non li possiamo portare nell’ultimo viaggio», ha commentato Bergoglio. E non c’è dubbio che la metafora escogitata da nonna Rosa sia di lapidaria efficacia… Era sempre stata sua nonna a metterlo in guardia dai peccatori più infidi: i corrotti. «Il corrotto ha sempre la faccia di chi dice: “Non sono stato io!”. Quella che mia nonna chiamava “faccia da santarellino”», ha detto nel libro intervista ad Andrea Tornielli. Altra nonna della sua vita è stata poi l’insegnante delle elementari. «Sono andata a trovarla durante tutta la sua vita, sino a quando è mancata a 98 anni», ha confessato. Anche da anziana per lui era stata una maestra, una da cui lui vescovo aveva sempre da imparare.

 

 

Poi c’è anche un “nonno” sulla strada di Francesco. È così che lui guarda alla presenza discreta e vigile di Ratzinger, il papa emerito: «Ho detto tante volte che mi piaceva tanto che lui abitasse in Vaticano, perché era come avere il nonno saggio a casa. Grazie!». Ma nonno è anche lui stesso, ormai, arrivato alla vigilia degli 80 anni. «Anche io appartengo a questa fascia di età. Quando sono stato nelle Filippine il popolo filippino mi salutava chiamandomi 'Lolo Kiko’, cioè ’nonno Francesco’». E allora una raccomandazione a se stesso e a tutti quelli della sua generazione: «Non è il momento di tirare i remi in barca». E ricordando Simeone e Anna i due anziani che avevano accolto Gesù nel rito della Presentazione del Tempio: «Nella scia di questi vecchi straordinari, diventiamo anche noi un po’ poeti, dalla preghiera prendiamo gusto a trovare parole nostre, riappropriamoci del seguire la parola di Dio. La preghiera dei nonni e degli anziani - ha sottolineato - è un dono per la Chiesa».

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