Saint Jacques degli sgozzati

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Non deve essere stato difficile per un ragazzo fanatico di 19 anni tagliare la gola a un vecchio di 86, che le fotografie ritraggono come un esile religioso con il volto scavato e le mani raggrinzite. Padre Jacques Hamel aveva appena finito di celebrare la Messa nella chiesa di Saint Etienne du Rouvray, comune di 29mila abitanti nell’Alta Normandia. Una di quelle Messe feriali alle quali non partecipa nessuno, o quasi. C’erano il prete e cinque persone nei banchi: due anziani coniugi che festeggiavano il compleanno di lui e tre suore. Meno di così… Quel che è successo la mattina del 26 luglio lo sa tutto il mondo. Due giovani radicalizzati dallo Stato islamico sono entrati dalla sacrestia armati di coltello e di pistola. Il sacerdote è stato sgozzato, gli altri si sono salvati e i due terroristi sono poi stati “neutralizzati”, si dice così adesso, dalle teste di cuoio francesi.

Padre Jacques, così lo descrivono i fedeli, era un uomo semplice, buono, di poche parole. Aveva deciso di farsi sacerdote nel ricordo dei massacri della Seconda Guerra Mondiale e il suo parroco dice che «sognava che regnasse la pace in Europa». Nonostante fosse a riposo da anni, ci teneva a rendersi utile ed era sempre pronto a dare una mano in parrocchia: un bravo prete non si sente mai veramente in pensione. Quanti ce ne sono così, anche dalle nostre parti. Molti giornali hanno riportato l’ultimo messaggio di padre Hamel, pubblicato sul bollettino della parrocchia: parlava delle vacanze come di un tempo in cui prendersi cura del mondo per renderlo più umano. Frasi normali, che tutti i preti semplici dicono, raccomandando ogni volta, ai pochi che li ancora li ascoltano, di pregare per coloro che hanno più bisogno, e per la pace.

Perdonate la sfrontatezza, ma morire così a 86 anni dopo una vita interamente donata a Dio e agli altri è una fine gloriosa. La Chiesa non invita a cercare il martirio, ma ne riconosce la grandezza. Il Papa, mentre viaggiava sull’aereo per Cracovia, ha definito padre Jacques «un prete santo». E non passerà molto tempo prima che questo sconosciuto viceparroco di una località altrettanto sconosciuta entri a far parte della lunga schiera dei martiri cristiani: l’esercito più sconfitto e trionfante della storia umana. Saint Jacques Hamel, martire.

Lasciamo agli altri, in questo momento, le analisi sul radicalismo islamico e sul cosiddetto islam moderato (esiste?), sulla traballante sicurezza francese e sull’opportunità o meno di pubblicare le foto dei seguaci del Califfo e le immagini delle loro diaboliche imprese. Da cristiano senza parrocchia, a me la tragica morte di questo prete che ha vissuto nella semplicità della tradizione ha fatto riflettere su alcuni fatti e suggerito alcune constatazioni che me lo hanno reso caro.

Il primo fatto è che padre Jacques stava pregando Dio per la pace. Un amico sacerdote sostiene che sono questi pochi vecchi fedeli che si ritrovano ancora nelle chiese a sentir Messa o a recitare il rosario coloro che reggono le sorti del mondo. Non Hillary o Trump e neppure Putin o la Merkel, ma persone umili e all’apparenza inermi come quelli lì di Saint Etienne du Rouvray. Sono loro il sale della terra, come dice il Vangelo.

Il secondo è che delle sei persone che si trovavano in chiesa solo lui è stato ucciso dai terroristi. Ed è bello pensare che fino all’ultimo abbia difeso la sua gente e perfino i suoi assassini. Una testimone ha raccontato che «padre Jacques continuava a dirgli di smetterla, di non mettersi nei guai, di non fare sciocchezze. Loro l’hanno preso dalla panca e gli hanno detto di inginocchiarsi… Lui voleva parlargli, non so, forse pensava di convincerli, ma quello col coltello…».

Il terzo è un’immagine dolorosa che mi ha stretto il cuore per almeno una settimana. Quella di un ragazzino palestinese di 12 anni catturato da un gruppo di ribelli in Siria, quelli che combattono Assad e sono finanziati dagli Stati Uniti, i nostri alleati, i “buoni”, insomma. Il bambino ha il terrore negli occhi, le braccia ferite e uno dei suoi aguzzini lo tiene per i capelli. Sorridono questi criminali barbuti come se avessero catturato un altro Gheddafi o Saddam Hussein. È finita nell’orrore come troppe altre volte abbiamo visto in questi anni, con tanto di video diffuso in internet (non andate a vederlo, per pietà). Una barbarie sconvolgente che ha messo in imbarazzo perfino John Kerry: «Notizia spaventosa, li abbiamo messi al bando», ha commentato il segretario di Stato americano riferendosi a quei ribelli-alleati. Speriamo che gli americani a novembre mettano al bando anche lui e tutti quelli che hanno voluto la maledetta guerra in Siria e destabilizzato il Medio Oriente.

Per giorni mi sono chiesto: chi renderà giustizia a quel ragazzino? Chi potrà compensare un supplizio così tremendo con in aggiunta l’infamia di essere mostrato al mondo come un trofeo di caccia? Chi gli darà un’ultima carezza? La mattina che hanno ucciso il sacerdote francese, uno dei miei primi pensieri è stato: pensaci tu a quel bambino, padre Jacques degli sgozzati.

Quello che è avvenuto nei giorni successivi all’assassinio dell’anziano prete in Normandia è la dimostrazione di quanto il mio amico non sia lontano dalla verità quando sostiene che sono i poveri di spirito – quelli che ancora confidano nel Signore - a cambiare il mondo. La laica Francia è sembrata aver improvvisamente riscoperto le sue origini cristiane e tante comunità musulmane hanno condannato apertamente il terrorismo. Anche in Italia domenica migliaia musulmani hanno portato la loro solidarietà fin dentro le chiese. Dopo tante stragi, un barlume di speranza.

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