Ho collaborato a tirar su un uomo
«È uno di quei giorni che
Ti prende la malinconia
Che fino a sera non ti lascia più
La mia fede è troppo scossa ormai...»
ha scritto e cantato Ornella Vanoni.
Poi ci sono quelli - dico i giorni - che la malinconia te la prendi fin da qualche ora prima di svegliarti e la sera ti addormenti senza che la bestiola abbia mollato la presa nemmeno per un momento.
Però ce ne sono anche altri - sempre giorni - quando non che la malinconia si sia presa le ferie, ma per qualche istante lungo si interrompe e uno dice Beh, qualcosa è pur accaduto.
A me accade coi nipoti. Ce ne ho tanti che a scrivere di tutti toglierei il direttore dal problema di riempire il giornale d’estate, e quindi è gioco forza cominciare da uno, di cui mia figlia mi ha passato delle foto che possono magari corredare il pezzo.
Perché la malinconia uno se la becca quando si domanda: «Ma poi, alla fin fine, a che sono servito, oltre - qualche volta - a preparare la tavola o a sparecchiare (meno)? Che ho fatto di buono o di utile perché uno - un altro qualsiasi - debba ricordarsi che ci sono passato, su questa terra?».
E il malinconico si risponde: «Niente, caro mio. Proprio niente. O addirittura peggio: E perché poi mai qualcuno dovrebbe ricordarselo, che ci sei passato?». Appunto. Ha scritto non ricordo chi: «Qualcuno ci ha forse promesso che non saremo dimenticati?».
Però l’altro giorno - uno di quelli buoni che si passa il tempo a misurare quanto si impiegherebbe a toccare il piano dei box partendo dal balcone di cucina - mia figlia è arrivata con queste foto.
In una si vede mio nipote (uno dei tanti) che parla felice con la sua cavalla come se si intendessero commentando la gara: è andata bene, abbiamo fatto il possibile. Siamo ancora in piedi entrambi. Anche la cavalla è d’accordo. I due si vogliono bene davvero: lei farebbe qualsiasi cosa per lui. Qualsiasi cosa tranne il dressage, ovviamente - o ripresa -, che sarà pure un esercizio elegantissimo, ma è anche una rottura di scatole che non piace a nessuno dei due.
L’altra foto dice l’inizio dell’avventura: la determinazione necessaria ad esserci e a far vedere di cosa si è capaci. Pensavo a mio nipote quando, all’asilo, pareva sapesse solo tenere il dito in bocca in braccio alla maestra.
E così mi sono risposto, io, il malinconico che ho portato mio nipote fin da piccolo agli allenamenti e alle gare (ora ci va da solo, o con sua madre che conosce meglio di me il giro dei grandi personaggi): «Cosa ho fatto durante questa mia vita? Niente (come sopra) però riconosco che mi è stato dato di collaborare a tirar su un uomo».
Certo, poi ci sono anche gli altri nipoti, a chi interessa. E alcune sono donne.