Dove saremmo arrivati se l'attacco avesse segnato?

Dove saremmo arrivati se l'attacco avesse segnato?
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Dentro lì, in quei 61 gol, ci sono tante di quelle storie che nessuno poteva nemmeno immaginare. Tralasciamo la conta di quelli che sono finiti nella lista dei marcatori atalantini (sono dodici diversi in questa stagione) pur giocando in difesa o a centrocampo e facciamo un semplicissimo ragionamento: se invece di 21 gol su 61 (un terzo del totale), l’attacco della Dea fosse arrivato a quota trenta o giù di lì, dove saremmo adesso? Il conto è matematico e nessuno vuol puntare il dito contro qualcuno, ma quando manca solo una giornata al termine della stagione il ragionamento è doveroso. Petagna fa giocare la squadra come forse nessun altro centravanti in Italia riesce a fare, Gomez ha fatto tanti gol come non era mai riuscito a fare e gli altri attaccanti sono fermi (quasi) a zero. Dove, veramente, si può migliorare?

 

 

Papu Gomez, 15 gol. Lo dicono i numeri, lo confermano le prestazioni e lo certificano i tifosi: il numero uno, il leader assoluto di questa Atalanta è quel piccoletto argentino tutto social e dribbling che risponde al nome di Alejandro “Papu” Gomez. Le sue marcature sono 15, insieme ad un altro paio di calciatori in Serie A ha messo assieme la doppia cifra sia nei gol che negli assist. Il dettaglio riguarda però le squadre dove Callejon e Salah (gli altri a quota dieci assist) giocano: l’Atalanta, pur avendole battute tutte e due tre volte su quattro, non è all’altezza di Napoli e Roma. Dicevamo delle 15 segnature di Gomez e crediamo che se non fosse stato per un po’ di sfortuna e per alcune partite giocate in condizioni fisiche precarie (dal Sassuolo in avanti, almeno per un mese, si è allenato a singhiozzo) forse staremmo a parlare di qualcosa di ancora più importante. Sabato contro il Chievo non c’è in palio solo il quarto posto ma anche la leadership nella classifica marcatori atalantini degli ultimi anni: Gomez è solo ad un gol da Denis che nel 2011/2012 riuscì a segnare ben 16 reti.

Andrea Petagna, 5 gol. Il gemello del gol di Gomez è lui, un marcantonio triestino dal viso gentile che all’anagrafe risponde al nome di Andrea Petagna. Classe 1995, l’ariete di scuola Milan era partito come terzo centravanti dietro a Paloschi e Pinilla ma dopo il gol segnato all’esordio con la Lazio nel finale, il ragazzo ha pian piano scalato le gerarchie e dalla sfida con il Crotone in avanti Gasperini lo ha sempre fatto giocare dal primo minuto. La rete più importante è probabilmente quella segnata in casa con il Napoli. Complessivamente Petagna non è uno che cerca costantemente la porta perché si preoccupa molto della manovra e di come giocano i compagni, ma nel finale di stagione, soprattutto quando la squadra è diventata così bella da togliere il fiato, qualche critica ingiusta è finita sulla testa di un elemento che in dodici mesi (non dimentichiamolo) è passato dall’Ascoli alla Nazionale. Mica bruscolini.

 

 

Alberto Paloschi, zero gol. La clamorosa e totale delusione del campionato atalantino è Alberto Paloschi. Arrivato a Bergamo quando ancora non si sapeva che sarebbe stato Gasperini l’uomo al timone, Paloschi ha lavorato in ritiro come un ossesso e alla prima di campionato sembrava tirato a lucido. Quella parata di Marchetti che ha mandato il pallone sul palo dopo un quarto d’ora del match è suonata come una sorta di maledizione per uno che è tornato dal Galles per essere profeta in patria e invece non c’è mai riuscito. L’ultima apparizione in campionato da titolare di Paloschi risale a Pescara-Atalanta del girone di andata, quella sera ci fu addirittura il terremoto, quasi a conferma che le partite di Paloschi con la Dea, in un modo o nell’altro, sono tutte segnate. L’ultima, cronologicamente parlando, è la sfida di Empoli e anche qui, dopo una bella giocata per Conti, ecco l’occasione colossale sul piede buono all’ultimo secondo: fucilata da due passi e palla addosso a Skorupski. Mamma mia, che stagione da cancellare. E dispiace tanto a noi quanto a lui.

Pesic, Mounier e Pinilla: insieme, un gol. Degli altri attaccanti che suono ruotati a disposizione di Gasperini, solo Pinilla nella gara di andata con l’Inter ha messo a segno una rete, tra l’altro decisiva per il risultato. Pesic e Mounier non si sono quasi mai visti e per Gasperini è stato un bel problema non poter mai contare su alternative all’altezza della situazione. Che poi, pensandoci bene, se ci fossero stati più cambi dove arrivava questa squadra?

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