Da Leonardo Da Vinci a Pollock

10 frasi dei bergamaschi sull'arte Al grido di «Chèl lé l'fó zó pò a' mé»

10 frasi dei bergamaschi sull'arte Al grido di «Chèl lé l'fó zó pò a' mé»
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Abituati a considerare più i muscoli delle braccia che quelli della lingua, apprezziamo l’arte che richiede una certa abilità manuale. Ovviamente siamo in grado di capire le manifestazioni artistiche contemporanee, ma un leggero sospetto di presa in giro, dentro di noi, rimane. Lo dimostrano le frasi non ufficiali che si scambiano, sottovoce, di fronte ad alcuni capolavori.

 

GIOCONDA

1) Gh'è de dré la Al Calèpe

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Poco interessati alle dispute sulla reale origine dell’enigmatico sorriso, siamo molto più coinvolti dalla scelta di un paesaggio bergamasco come sfondo. [Trad: Sullo sfondo c'è la Valcalepio]

 

VAN GOGH

2) S' vèd che l'éra mia a pòst

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L’ammirazione per il grande artista non è disgiunta da una diagnosi medica empirica che ne evidenzia la patologia mentale. La frase è anche un esempio di eufemismo bergamasco. [Trad: Si vede che non era tanto a posto]

 

MONDRIAN

3) Pòta i è quadràcc

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Dopo avere esaminato a lungo le opere del pittore olandese, emerge a volte questa constatazione geometrica che, nella sua semplicità, è difficile da confutare. [Trad: Pòta sono quadrati]

 

PICASSO

4) Chèl lé l'fó zó pò a' mé

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A volte l’ingannevole semplicità di un disegno risveglia in noi l’artista sepolto. E ci spingiamo a sfidare sul suo stesso terreno anche uno dei massimi artisti del Novecento. [Trad: Quello lì lo so fare anch'io]

 

DONNINO RUMI

5) A l'sét che l'fàa sö pò i móto?

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La piacevole sorpresa è che un pittore, per di più impressionista, sia anche imprenditore e inventore del moderno scooter. Questo sì che è un motivo d’orgoglio. [Trad: Sai che costruiva anche le moto?]

 

CY TWOMBLY

6) I sömèa spaciügòcc

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Non è un giudizio negativo. Semplicemente, è un parallelo spontaneo che nasce dal paragone con le opere dei bambini sulle pareti, o dei nostri ghirigori su fogli d’appunti e rubrica telefonica. [Trad: Sembrano dei pasticci]

 

PIERO MANZONI, ovviamente “merda d'artista”

7) L'è mia ól nòst Manzù

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Presa di distanza immediata, che tende a separare lo scultore orobico dall’artista cremonese. Forse perché l’opera in questione sembra troppo quotidiana per meritare l’appellativo di capolavoro. [Trad: Non è il nostro Manzù]

 

FONTANA

8) Ma l'è rüinàt!

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Scandalizzata affermazione a mezza voce che deplora il pessimo stato di manutenzione della tela. Difficile trattenere il nostro istinto atavico per la riparazione immediata. [Trad: Ma è rovinato!]

 

POLLOCK

9) Òl mé sbianchì l'è piö  brào

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Al di là della capacità di stendere in modo uniforme il colore sulle pareti, un imbianchino è apprezzato perché non lascia traccia del proprio operato. Si capisce quindi l’insuccesso di opere come questa. [Trad: Il mio imbianchino è più bravo]

 

STEFANO CAGLIONI

10) L'è mat ma l'è brào 

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Alzi la mano chi non ha in casa almeno un suo quadro. In questo caso entrambi gli appellativi sono espressioni, oltre che di ammirazione, di affetto e tenerezza. [Trad: È matto ma è bravo]

 

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