Un museo a cielo aperto

L’oro blu della Val Borlezza

L’oro blu della Val Borlezza
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Tra le nostre montagne si nascondono luoghi e itinerari di rara bellezza. Posti fantastici d’estate e d’inverno, in primavera come d’autunno, quando i colori del giallo e dell’arancione predominano (in questo caso sull’abitato di Cerete) dipingendo una tavolozza difficile da dimenticare. Tra le tante valli tributarie della Val Seriana, troviamo la Val Borlezza, che prende vita nell'altopiano di Clusone, dal quale scende con limitate pendenze fino a confluire nel Lago d’Iseo. Il Borlezza (conosciuto anche con il nome di Tinazzo) la percorre per buona parte della sua lunghezza fino a sfociare all'altezza del Comune di Castro. In questo piccolo angolo di paradiso, dove ancora si possono osservare l'agricoltura e l’allevamento, troviamo l’Eco Museo della Val Borlezza.

Cosa è l’Eco Museo. Il termine, conosciuto anche come "museo diffuso", indica un territorio caratterizzato da ambienti di vita tradizionali, patrimonio naturalistico e storico rilevante e degno di tutela, restauro e valorizzazione. L’Eco Museo della Val Borlezza rispecchia tutte queste aspettative, proponendo dei percorsi alla riscoperta della storia, dell’arte e delle tradizioni che con pochissimi sforzi possono essere apprezzati da turisti e famiglie. Un viaggio culturale pensato per tutti, che spazia dalle torbiere ai mulini, dalle riscoperte geologiche fino alle chiese.

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4 - Il Torrente Cula
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I paesi di Cerete Alto e Basso. La nostra riscoperta della Val Borlezza vede la sua partenza dal paese di Cerete. Raggiunto l’abitato possiamo incamminarci lungo il caratteristico borgo, ammirando gli antichi cortili e le case che, proprio come avveniva per gli insediamenti rurali, sono nate tutte addensandosi nei pressi della chiesa parrocchiale e delle fortificazioni, allargandosi poi a cerchio nell’area circostante. Camminando per le vie possiamo notare i dipinti posti all’esterno di queste caratteristiche abitazioni, alcune datate intorno al 1400. Si presuppone che muri e vani, ancora in buone condizioni, siano stati accostati o incorporati in nuove strutture poiché, demolendo dei vecchi stabili, gli operai si sono trovati di fronte a sorprendenti sovrapposizioni di epoche diverse. Alcune di queste opere murali sono state riportate alla luce, altre sono ormai sbiadite. In questi anni il Comune ha cercato di preservare le opere rimaste, un patrimonio di enorme rilevanza artistica e storica.

Sorgenti e torbiere. La ricchezza della Val Borlezza è stata dettata negli anni dalle presenza della tante sorgenti e torbiere. Quest’ultime sono caratterizzate dalla grande abbondanza d’acqua e dal movimento lento degli acquitrini stessi presenti nel sottosuolo. In questo ambiente, umido e freddo, l’attività dei batteri che degenerano le sostanze organiche vengono fortemente inibite. Il materiale vegetale, che deriva dal ciclo biologico delle piante, tende ad accumularsi in strati senza degradarsi, dando origine alla famosa torba. Il territorio di Cerete e della media Val Borlezza sono stati più volte interessati dai flussi glaciali che si diramavano dal ghiacciaio della Val Camonica, che deve la sua origine dalle alte valli del gruppo montuoso dell’Adamello. L'approvvigionamento idrico, che per secoli ha fornito la forza motrice per muovere i mulini, viene prevalentemente dal torrente Borlezza e dai sui affluenti. Esiste però un'altra fonte di cui la valle è molto ricca: le sorgenti. Nell’ambito delle risorse di acqua dolce, le sorgenti di acqua immagazzinata nel sottosuolo rappresentano una delle principali fonti di approvvigionamento. Il sottosuolo della Val Borlezza racchiude un complesso sistema idrogeologico che, per qualità e quantità, costituisce un patrimonio di inestimabile valore. Questa ricchezza, oggi, viene chiamata “oro blu”.

6 - Uno dei mulini
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10 - Il mulino di Pierino, ancora funzionante
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Il mulino di Pierino, ancora funzionante

I mulini. Se per centinaia di anni l’abbondanza di acqua ha permesso il fiorire di numerose attività artigianali, l’energia idrica alimentava invece i mulini presenti nella valle. A Cerete ne sono stati localizzati otto: il primo all’inizio del Borlezza (oggi nel Comune di Rovetta), quattro lungo il torrente Cula (tre sul fondo e uno alla confluenza dei due rami provenienti da Trinale e dalla Glerola) e tre sul Borlezza. Gli anziani del paese ricordano però che sul Borlezza i mulini dovevano essere in numero maggiore. Negli anni, i mulini comunali funzionanti sono scesi a tre, documentati anche negli archivi parrocchiali. Oltre al mulino di mezzo, c’erano il mulino di sotto «molendinus Comunitatis nostrae inferius, vulgo in ima» e quello di sopra «molendinus superius, vulgo de cima». Alla fine del Settecento, i registri comunali ne segnano soltanto due: quello “in ima” con due ruote e quello “di mezzo”. Continuano ancor oggi a funzionare, azionati come centinaia di anni fa dall’acqua della roggia del Cula e della Moia. Sono la testimonianza più preziosa del lavoro di questa valle. L’energia idrica alimentava infatti i mulini per i cereali, le segherie, i pestoni per la corteccia e di altro tipo, come ad esempio per la pilatura dell’orzo, la follatura della lana, le cartiere e le fucine.

La Calchera e il Pestone. Un’altro esempio della fiorente attività di questa piccola valle è dato dalle presenza, in località Fonteno, di una calchera ancora visibile e già presente negli archivi comunali nel lontano 1781. Questa fornace ricavata nel sottosuolo serviva in passato alla produzione della calce e veniva costruita nei pressi delle strade carrabili, in modo da facilitare il trasporto di rocce e legname. Se ci spostiamo a Cerete Basso posiamo invece ammirare il Pestone, “ol pestù”. Nell’area verde adiacente a via Sorgente Moia si trova questo mulino ad acqua, la cui forza motrice veniva utilizzata per l’estrazione del tannino, sostanza ricavata dalla corteccia degli alberi e perfetta per la concia delle pelli.

5 - Calchere e Pestoni
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Calchere e Pestoni

11 - Chiesa di san Vincenzo martire a Cerete basso
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Chiesa di San Vincenzo martire a Cerete Basso

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13 - Affreschi
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Le Chiese. Chiudono il cerchio della nostra gita le strutture religiose, poste in tutta la zona. Da segnalare la Cappella dell’Annunciata che si può ammirare nel centro storico di Cerete Alto e che rivolge la propria facciata (con affreschi di epoche diverse) su Piazza Martiri della Libertà. Il Santuario della Natività di Maria posto nella frazione di Novezio, a ridosso della Valle di Trinale, sulla strada provinciale Cerete-Songavazzo. E ancora: la Chiesa di San Vincenzo Martire a Cerete, la chiesa di San Bernardo a Cerete Basso e quella di San Rocco a Cerete Alto. Tutti gli edifici raccolgono affreschi e dipinti dei più influenti artisti bergamaschi degli ultimi cinquecento anni.

Conclusioni. L’Eco Museo della Val Borlezza è tutto questo. Un museo a cielo aperto dove è possibile visitare e conoscere la storia di questa laboriosa valle e della sua gente. Non essendo circondato da mura, si propone come un modo per scoprire e valorizzare la zona con percorsi e attività didattiche. Tra questi il tracciato didattico “I mulini e il pane”, pensato per le scuole, il percorso “Arte e religiosità”, attivo tutto l’anno (compatibilmente con gli orari di apertura delle chiese presenti in Cerete) e il percorso “I dipinti esterni di Cerete”, sempre attivo e volto a valorizzare i dipinti esterni più belli. I tracciati sono tutti proposti dal Comune in collaborazione con l’Ufficio Turistico di Rovetta (34672220) e PromoSerio. Per tutte le informazioni inerenti, leggete QUI.

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