San Silvestro

Capodanno a teatro senza botti ma con campanelli e Bertolino

Capodanno a teatro senza botti ma con campanelli e Bertolino
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«Il Governo rassicura: finalmente completata la Salerno-Reggio Cala». Oppure: «Comune di Roma informa: causa piccoli contrattempi organizzativi quest'anno la festa di capodanno sarà il 22 febbraio. A Rieti». Battute rapide, fulminanti. Ritmo. Alla base del programma 42 su Radio Capital, condotto da Enrico Bertolino e Luca Bottura - un passato di direttore di Cuore, settimanale di resistenza umana - ogni sabato mattina alle 10, stanno battute come questa. Pungenti. Satira, fatta bene. Ora lo show, una sorta di quiz al contrario, giocato sul fatto che di risposte ce ne sono fin troppe ed è tempo di cercare le domande, viene portato anche a teatro. A Bergamo, al Creberg, arriva il 31 dicembre alle 22.30. «Coinvolgeremo la gente, sarà una vera festa. Mica come quei noiosi cenoni che si fanno a San Silvestro», esordisce Bertolino. L’occasione per ridere di quello che ci capita e di ciò che leggiamo sui giornali o sui social, sul palco, sarà ovviamente centrato su quanto accaduto durante l’anno.

Lo spettacolo si intitola Buon 2042! Sempre 42, dunque, il numero che, secondo il libro cult Guida galattica per autostoppisti, è la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto. «Sarà anche una festa. Ce n’è bisogno, di questi tempi. A inizio serata faremo un game show di massa sul meglio e sul peggio dell’anno che è appena trascorso. A mezzanotte brindisi, e subito dopo arriverà il muratore bergamasco», assicura Bertolino. Qualche anno fa i magutti orobici gli risolsero la ristrutturazione, a Bertolino, e da lì prese il via uno dei personaggi di maggiore successo del comico. «Cercheremo anche di fare la rassegna stampa dell’anno. Mettere i titoli di giornale in stile Glob, il mio programma su Raidue. Poi c’è la buona musica: sul palco con noi i Ridillo, funk italiano di prima qualità che guarda al passato. Del resto noi ragioniamo a zampa d’elefante: siamo vintage – aggiunge -. Ci tengo a precisare che le domande sono tutte scritte all’ultimo momento, ma sicuramente la più grande di quest’anno, quella riassuntiva, è “ne vale la pena?”. Secondo noi la risposta è sempre e comunque sì. Vale la pena darsi tanto da fare per rimettere in piedi un Paese in crisi quando tanto ogni tre per due cambia il Governo? Vale la pena parlare tanto di integrazione quando poi succede quello che succede?». Di proposte, per lo show, ne aveva avute altre per il 31. Anche all’estero. «Ma con Bergamo c’è un valore affettivo che non si discute – dice Bertolino -. Muratore a parte, tutti i miei spettacoli sono passati di qua. Quando parlo di estero intendo Brasile, dove vado tutti gli anni a seguire la onlus Vida a Pititinga. Questa volta mi sono organizzato e per il Sud America parto il primo gennaio, dopo la festa, dopo aver dormito in aeroporto (ride)».

Con lui sul palco ci sarà appunto Luca Bottura, che non è uno showman ma un autore. «Portarlo di fronte a migliaia di persone è già un successo, perché come tutti gli autori il ragazzo è un po’ schivo, più orientato alla scrittura che altro. Però questo format vive se lo portiamo avanti insieme». A Bergamo lo lega anche l’amicizia con il sindaco Giorgio Gori: «Gli devo molto, ha prodotto molti dei miei programmi con Magnolia. Penso a Bulldozer e Convenscion. E’ stato un grande direttore di rete. L’avremmo anche invitato, al Creberg, ma penso che tra lui e Cristina Parodi avranno altro da fare, a Capodanno. È comunque un piacere poter lavorare nella sua città: dal tubo catodico siamo passati entrambi al mondo reale».

«Il Paese dei Campanelli», successo senza tempo. Uno spettacolo pienamente rappresentativo dell’intrattenimento italiano di inizio Novecento: il tocco del «senza tempo», ripreso poi nella commedia musicale da Garinei e Giovannini, l’intreccio gustoso e le amenità del personaggio comico La Gaffe, la musica che pone l’accento sui ritmi di danza moderna più in voga, l’attenzione allo sfarzo della messinscena.

 

il paese dei campanelli
il paese dei campanelli

 

Il Paese dei Campanelli, primo appuntamento della stagione dedicata all’operetta dal Donizetti, in scena il 31 dicembre alle 20.30 e il primo gennaio alle 17, non conosce crisi. Vanta alcuni brani immortali: su tutti Luna, tu, non sai dirmi perché?, conosciuto anche come fox della luna, e La Giavanese.  Ma la sua fortuna si deve anche alla ricchezza di riferimenti esotici, tuttavia inseriti in una sostanziale semplicità di ambientazione: un villaggio di pescatori, con tanto di birreria e popolane intente al ricamo sulla piazza principale, in un’isola di fantasia dell’Olanda. Scritta da Carlo Lombardo e Virgilio Ranzato, Il Paese dei Campanelli fu rappresentata per la prima volta il 23 novembre 1923 al Teatro Lirico di Milano: raccontano le cronache dell’epoca che già all’indomani molti brani dell’operetta venissero canticchiati da giovani donzelle a passeggio per Milano. A Bergamo verrà riproposta in un nuovo allestimento coprodotto dallo stesso Donizetti e da Teatro Musica Novecento, con la regia di Alessandro Brachetti. In scena 10 cantanti, attori e ballerini, l’orchestra Cantieri d’Arte diretta da Stefano Giaroli e il coro del Teatro Donizetti diretto da Fabio Tartari. Coreografie di Salvatore Loritto. Biglietti da 24 a 60 euro. Info: tel. 0354160601/602/603, www.teatrodonizetti.it.

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